Coltivare in sistemi fuori-suolo comporta la sostituzione del terreno agrario con soluzioni nutritive e/o substrati. L’obbiettivo del progetto “La terra che non c’è” è quello di riqualificare zone con suoli incoltivabili, realizzando sistemi fuori-suolo outdoor autocostruiti insieme con realtà locali, come il Liceo Caravaggio e gli Orti di Legambiente a Milano, con il fine di ottenere prodotti di qualità a Km 0 da destinare ai più bisognosi, gratuitamente, e a enti associativi di quartiere, per la rivendita a prezzi calmierati. Al Liceo sono stati realizzati cassoni mobili lignei, in cui sono state trapiantate piante di cicoria (Cichorium intybus L.) a grumolo verde, indivia scarola (Cichorium endivia L. var. latifolium Hegi) bionda e lattuga (Lactuca sativa L.) canasta e meraviglia 4 stagioni, impiegando un substrato contenente ammendante compostato verde, torba acida e pomice (pH 5,5-6). A Legambiente sono state realizzate vasche lignee per la coltivazione di lattuga romana e canasta in floating system, con contenitori plastici posti in supporti in sughero mobili. Si sono effettuate analisi in vivo del contenuto di clorofilla, flavonoli, antociani e azoto fogliare durante lo sviluppo, e distruttive alla raccolta per determinare la qualità del prodotto, mostrando differenze tra le colture. Sono stati misurati pH, EC e ossigeno nelle soluzioni nutritive impiegate. Nel caso del floating system si è osservato un contenuto maggiore di clorofille totali, carotenoidi e antociani in lattuga romana, nei fenoli invece si è avuto un andamento opposto, mentre su substrato si sono ottenuti valori più alti in cicoria e lattuga meraviglia 4 stagioni, simili invece tra indivia scarola e lattuga canasta. Lattuga canasta (floating system) e indivia scarola hanno mostrato il maggior contenuto di zuccheri. Si è rilevato un contenuto di nitrati nettamente inferiore alle soglie di legge, con valori più bassi nelle colture in floating rispetto a quelle nei cassoni. Concludendo, il progetto “La terra che non c’è” consente sia di superare i limiti legati all’inquinamento, ottenendo prodotti di qualità, che di promuovere l’inclusione sociale dall’autocostruzione e manutenzione dei sistemi fuori-suolo fino alla fase di raccolta e di distribuzione del prodotto.
La terra che non c’è : Orticoltura sociale: sistemi fuori suolo in ambiente urbano / D. Guffanti, G. Cocetta, E. Bianchessi, V. Salvi, L. Rossetti, F. Tambone, A. Ferrante. ((Intervento presentato al 1. convegno Convegno Nazionale di Orticoltura e Floricoltura : 14-16 giugno tenutosi a Pisa nel 2022.
La terra che non c’è : Orticoltura sociale: sistemi fuori suolo in ambiente urbano
D. Guffanti
Primo
;G. CocettaSecondo
;F. TambonePenultimo
;A. FerranteUltimo
2022
Abstract
Coltivare in sistemi fuori-suolo comporta la sostituzione del terreno agrario con soluzioni nutritive e/o substrati. L’obbiettivo del progetto “La terra che non c’è” è quello di riqualificare zone con suoli incoltivabili, realizzando sistemi fuori-suolo outdoor autocostruiti insieme con realtà locali, come il Liceo Caravaggio e gli Orti di Legambiente a Milano, con il fine di ottenere prodotti di qualità a Km 0 da destinare ai più bisognosi, gratuitamente, e a enti associativi di quartiere, per la rivendita a prezzi calmierati. Al Liceo sono stati realizzati cassoni mobili lignei, in cui sono state trapiantate piante di cicoria (Cichorium intybus L.) a grumolo verde, indivia scarola (Cichorium endivia L. var. latifolium Hegi) bionda e lattuga (Lactuca sativa L.) canasta e meraviglia 4 stagioni, impiegando un substrato contenente ammendante compostato verde, torba acida e pomice (pH 5,5-6). A Legambiente sono state realizzate vasche lignee per la coltivazione di lattuga romana e canasta in floating system, con contenitori plastici posti in supporti in sughero mobili. Si sono effettuate analisi in vivo del contenuto di clorofilla, flavonoli, antociani e azoto fogliare durante lo sviluppo, e distruttive alla raccolta per determinare la qualità del prodotto, mostrando differenze tra le colture. Sono stati misurati pH, EC e ossigeno nelle soluzioni nutritive impiegate. Nel caso del floating system si è osservato un contenuto maggiore di clorofille totali, carotenoidi e antociani in lattuga romana, nei fenoli invece si è avuto un andamento opposto, mentre su substrato si sono ottenuti valori più alti in cicoria e lattuga meraviglia 4 stagioni, simili invece tra indivia scarola e lattuga canasta. Lattuga canasta (floating system) e indivia scarola hanno mostrato il maggior contenuto di zuccheri. Si è rilevato un contenuto di nitrati nettamente inferiore alle soglie di legge, con valori più bassi nelle colture in floating rispetto a quelle nei cassoni. Concludendo, il progetto “La terra che non c’è” consente sia di superare i limiti legati all’inquinamento, ottenendo prodotti di qualità, che di promuovere l’inclusione sociale dall’autocostruzione e manutenzione dei sistemi fuori-suolo fino alla fase di raccolta e di distribuzione del prodotto.File | Dimensione | Formato | |
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