A trent’anni dalla stesura del Manifesto per una cartografia del reale (Fondazione Mu-dima, Milano, gennaio1993) che vedeva gli albori del Virtuale e indicava una strada possibile da percorrere creativamente edespressivamente, oggi le tecnologie del virtuale sono ancora più che mai al centro del dibattito etico edestetico. In quel Manifesto emergevano due con-cetti che saranno anche alla base di un importante volumedi uno dei firmatari, Antonio Caro-nia (Il Corpo virtuale,1996): il confine tra «virtuale» e«reale» apparivasempre più incerto e il corpo diventava sempre più smaterializzato, ubiquo, disseminato attraverso letecnologie di-gitali e delle reti..Floridi nell’intervista si dichiara deluso dal mondo della VR così com’è stato plasmato e divulgato finora, inquanto è stato inteso come una “brutta copia della realtà euclidea” e l’esperienza sensoriale si limita allapercezione visiva e auditiva: ogni tentativo di aumentare le potenzialità dei nostri sensi è sostanzialmente,fallito. Il rischio o il limite di replicare modelli di vita, sociali, economici ed estetici dominanti, è concreto.Siamobenlontanidall’utopiadinuovimondiedinuovesensibilitàsuggeritedalleoperedegliartistideiprimianniNovanta,(MarioCanali,PaoloRosa/StudioAzzurro,GMMeGiacomoVerde)edaitestiteoricidiAntonioCaroniaePierLuigiCapucci.Fupropriodaquestogruppochesarebbenata,nonacaso,lafecondastagionedella sperimentazione tecnoartistica italiana che metteva alla prova la possibilità espressiva e creativa delletecnologie del virtuale
La vera rivoluzione non è l’ambiente digitale ma l’esperienza. Intervista a Luciano Floridi / A.M. Monteverdi, A. Pizzo, L. Floridi. - In: CONNESSIONI REMOTE. - ISSN 2724-2722. - 2023:5 - 6(2023 Jun), pp. 24-30. [10.54103/connessioni/20893]
La vera rivoluzione non è l’ambiente digitale ma l’esperienza. Intervista a Luciano Floridi
A.M. MonteverdiPrimo
;
2023
Abstract
A trent’anni dalla stesura del Manifesto per una cartografia del reale (Fondazione Mu-dima, Milano, gennaio1993) che vedeva gli albori del Virtuale e indicava una strada possibile da percorrere creativamente edespressivamente, oggi le tecnologie del virtuale sono ancora più che mai al centro del dibattito etico edestetico. In quel Manifesto emergevano due con-cetti che saranno anche alla base di un importante volumedi uno dei firmatari, Antonio Caro-nia (Il Corpo virtuale,1996): il confine tra «virtuale» e«reale» apparivasempre più incerto e il corpo diventava sempre più smaterializzato, ubiquo, disseminato attraverso letecnologie di-gitali e delle reti..Floridi nell’intervista si dichiara deluso dal mondo della VR così com’è stato plasmato e divulgato finora, inquanto è stato inteso come una “brutta copia della realtà euclidea” e l’esperienza sensoriale si limita allapercezione visiva e auditiva: ogni tentativo di aumentare le potenzialità dei nostri sensi è sostanzialmente,fallito. Il rischio o il limite di replicare modelli di vita, sociali, economici ed estetici dominanti, è concreto.Siamobenlontanidall’utopiadinuovimondiedinuovesensibilitàsuggeritedalleoperedegliartistideiprimianniNovanta,(MarioCanali,PaoloRosa/StudioAzzurro,GMMeGiacomoVerde)edaitestiteoricidiAntonioCaroniaePierLuigiCapucci.Fupropriodaquestogruppochesarebbenata,nonacaso,lafecondastagionedella sperimentazione tecnoartistica italiana che metteva alla prova la possibilità espressiva e creativa delletecnologie del virtualeFile | Dimensione | Formato | |
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