L'intervento analizza, a partire dalla metà dell’Ottocento, il consolidamento della «funzione editore», tanto che alcuni storici hanno parlato di un passaggio di sacralità dalla figura dell’autore a quella dell’editore. Lo si evidenza analizzando le strategie di editori come Emilio Treves, che, a partire dal 1861, aveva dato avvio a una casa editrice che traeva forza dall’integrazione tra l’editoria periodica e quella libraria, e grazie al rispetto del diritto d’autore, era riuscito ad attrarre intorno a sé i più importanti letterati italiani, con una sorta di fidelizzazione che si poteva osservare anche attraverso il suo catalogo, il primo a riportare il ritratto dei suoi autori, con l’elenco, a volte lunghissimo, delle loro opere (tra gli autori Treves vi erano Capuana, De Amicis, Verga, D’Annunzio e Pirandello). Nel corso del Novecento il processo di fidelizzazione tra l’editore e i ‘suoi’ autori si è ancora rafforzato, come si può osservare anche attraverso le memorie di editori, che documentano spesso la genesi del rapporto con gli autori più importanti per la casa editrice. Basti pensare, se si vuole fare qualche esempio italiano, ai pochi, ma significativi, editori, che hanno pubblicato le loro memorie nel corso del Novecento: Attilio Vallecchi, Angelo Fortunato Formiggini, Giulio Einaudi e Valentino Bompiani . Essi presentano il loro lavoro attenuandone sin dall’inizio il valore autobiografico e sottolineando piuttosto la funzione di testimonianza di un progetto culturale che ha coinvolto autori e collaboratori i cui nomi sono diventati indissociabili da quello della casa editrice.
La "funzione editore" tra Ottocento e Novecento / L. Braida. ((Intervento presentato al convegno Professione editore tenutosi a Bologna nel 2021.
La "funzione editore" tra Ottocento e Novecento
L. Braida
2021
Abstract
L'intervento analizza, a partire dalla metà dell’Ottocento, il consolidamento della «funzione editore», tanto che alcuni storici hanno parlato di un passaggio di sacralità dalla figura dell’autore a quella dell’editore. Lo si evidenza analizzando le strategie di editori come Emilio Treves, che, a partire dal 1861, aveva dato avvio a una casa editrice che traeva forza dall’integrazione tra l’editoria periodica e quella libraria, e grazie al rispetto del diritto d’autore, era riuscito ad attrarre intorno a sé i più importanti letterati italiani, con una sorta di fidelizzazione che si poteva osservare anche attraverso il suo catalogo, il primo a riportare il ritratto dei suoi autori, con l’elenco, a volte lunghissimo, delle loro opere (tra gli autori Treves vi erano Capuana, De Amicis, Verga, D’Annunzio e Pirandello). Nel corso del Novecento il processo di fidelizzazione tra l’editore e i ‘suoi’ autori si è ancora rafforzato, come si può osservare anche attraverso le memorie di editori, che documentano spesso la genesi del rapporto con gli autori più importanti per la casa editrice. Basti pensare, se si vuole fare qualche esempio italiano, ai pochi, ma significativi, editori, che hanno pubblicato le loro memorie nel corso del Novecento: Attilio Vallecchi, Angelo Fortunato Formiggini, Giulio Einaudi e Valentino Bompiani . Essi presentano il loro lavoro attenuandone sin dall’inizio il valore autobiografico e sottolineando piuttosto la funzione di testimonianza di un progetto culturale che ha coinvolto autori e collaboratori i cui nomi sono diventati indissociabili da quello della casa editrice.File | Dimensione | Formato | |
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