Aprirà sabato 25 giugno, alle ore 19.00, la mostra retrospettiva che il CAMeC di La Spezia dedica a uno dei protagonisti dell'arte multimediale in Italia, nonché compianto docente dell'Accademia. Oltre a ripercorrere il lavoro quarantennale di Verde, “Giacomo Verde. Liberare arte da artisti” (a cura di Luca Fani) affianca a una selezione delle sue opere omaggi e tributi di collettivi e compagni di strada, e lavori degli studenti di tre Accademie di Belle Arti che hanno deciso di contribuire all'evento: Carrara, Brera e Bari. Videoartivista, come si definiva, o tecnoartivista, Giacomo Verde (1956 - 2020) estendeva il fare artistico a un’esplorazione insubordinata e irriverente della tecnologia e a un attivismo sociale, civile, politico nel senso vero e alto del termine, scriveva qualche tempo fa la docente e studiosa di media art Sandra Lischi. Il titolo della mostra riprende una frase del poeta Lello Voce, utilizzata spesso da Verde per affermare la volontà di non confinare l’opera entro il sistema istituzionale delle arti ma, al contrario, di liberarla: liberare linguaggi e idee, scavalcare confini, incoraggiare utopie comunitarie senza puntare all’autorialità e al copyright. La mostra, anziché porsi come archivio totalizzante del lavoro di Verde, sarà una ̒memoria d’arte vivente’, che alternerà per ben sei mesi, da giugno a dicembre, proiezioni, oggetti, video creazioni e installazioni storiche dell’artista, oltre a omaggi, performance e re-interpretazioni attuali delle sue oper’azioni - a cura di colleghi e artisti che gli sono stati accanto o sagaci reinventori delle sue tecniche e del suo universo tecno-poetico. L'esposizione sarà un’esplorazione intorno al ‘fare’ creativo e artivista di Verde - dai primi anni ‘80 al 2020 - tra video, televisione, interattività, teatro e rete. Un percorso tra i linguaggi da lui attraversati, ricreati e intrecciati, tra tematiche di impegno politico e sociale, intorno a cui sarà organizzato il materiale (di archivio o da produrre ad hoc) per l’esposizione. Il percorso si articolerà tra QR Code, monitor e installazioni interattive cosicché il pubblico legga, azioni i dispositivi, guardi e sfogli i libri e i disegni in mostra, navighi tra #hashtag e opere di net art con il proprio cellulare, aggiungendo foto e commenti e disfacendo persino le opere. Perché, come diceva Antonio Caronia, “l’interazione prima di essere una caratteristica dei media digitali è l’essenza della relazione umanaˮ. Inoltre una parete racconterà, con le foto inedite di Massimo Vitali, lo studio di Verde: luogo del caos creativo, dell’accumulo, dell’archivio, dell’arte; mentre, aprirà la mostra, una fotografia di Jacopo Benassi, che immortala l’artista, a Lucca, in una storica home performance.

Giacomo Verde: liberare arte da artisti / A.M. Monteverdi. - (2022 Jun 25).

Giacomo Verde: liberare arte da artisti

A.M. Monteverdi
2022

Abstract

Aprirà sabato 25 giugno, alle ore 19.00, la mostra retrospettiva che il CAMeC di La Spezia dedica a uno dei protagonisti dell'arte multimediale in Italia, nonché compianto docente dell'Accademia. Oltre a ripercorrere il lavoro quarantennale di Verde, “Giacomo Verde. Liberare arte da artisti” (a cura di Luca Fani) affianca a una selezione delle sue opere omaggi e tributi di collettivi e compagni di strada, e lavori degli studenti di tre Accademie di Belle Arti che hanno deciso di contribuire all'evento: Carrara, Brera e Bari. Videoartivista, come si definiva, o tecnoartivista, Giacomo Verde (1956 - 2020) estendeva il fare artistico a un’esplorazione insubordinata e irriverente della tecnologia e a un attivismo sociale, civile, politico nel senso vero e alto del termine, scriveva qualche tempo fa la docente e studiosa di media art Sandra Lischi. Il titolo della mostra riprende una frase del poeta Lello Voce, utilizzata spesso da Verde per affermare la volontà di non confinare l’opera entro il sistema istituzionale delle arti ma, al contrario, di liberarla: liberare linguaggi e idee, scavalcare confini, incoraggiare utopie comunitarie senza puntare all’autorialità e al copyright. La mostra, anziché porsi come archivio totalizzante del lavoro di Verde, sarà una ̒memoria d’arte vivente’, che alternerà per ben sei mesi, da giugno a dicembre, proiezioni, oggetti, video creazioni e installazioni storiche dell’artista, oltre a omaggi, performance e re-interpretazioni attuali delle sue oper’azioni - a cura di colleghi e artisti che gli sono stati accanto o sagaci reinventori delle sue tecniche e del suo universo tecno-poetico. L'esposizione sarà un’esplorazione intorno al ‘fare’ creativo e artivista di Verde - dai primi anni ‘80 al 2020 - tra video, televisione, interattività, teatro e rete. Un percorso tra i linguaggi da lui attraversati, ricreati e intrecciati, tra tematiche di impegno politico e sociale, intorno a cui sarà organizzato il materiale (di archivio o da produrre ad hoc) per l’esposizione. Il percorso si articolerà tra QR Code, monitor e installazioni interattive cosicché il pubblico legga, azioni i dispositivi, guardi e sfogli i libri e i disegni in mostra, navighi tra #hashtag e opere di net art con il proprio cellulare, aggiungendo foto e commenti e disfacendo persino le opere. Perché, come diceva Antonio Caronia, “l’interazione prima di essere una caratteristica dei media digitali è l’essenza della relazione umanaˮ. Inoltre una parete racconterà, con le foto inedite di Massimo Vitali, lo studio di Verde: luogo del caos creativo, dell’accumulo, dell’archivio, dell’arte; mentre, aprirà la mostra, una fotografia di Jacopo Benassi, che immortala l’artista, a Lucca, in una storica home performance.
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