Alla luce della Epistola XIII a Cangrande della Scala si ritiene che la visione dantesca sia una visio corporalis. La grande audacia della Commedia infatti è narrare lo stato delle anime dopo la morte viste da un vivo, dunque in anima e corpo. Nell’ultimo canto Dio si rivela a Dante in tre immagini: il libro, i tre cerchi, il volto umano nel cerchio, a dire rispettivamente tre misteri, l’unità nel molteplice, la trinità e l’incarnazione. Per comprenderle è necessario che il lettore cambi la prospettiva: non è l’uomo-Dante che va incontro a Dio, ma è Dio che va incontro all’uomo Dante. Si ritiene che la rivelazione finale del volto umano nel cerchio possa essere stata ispirata da un’o- stia, che per un lettore medievale – e non solo – è l’immagine più comune e più vera di Cristo, Dio e uomo.
Dante e la visione di Dio / D. Pirovano. - In: RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA. - ISSN 0392-825X. - 37:1(2019), pp. 9-19.
Dante e la visione di Dio
D. Pirovano
2019
Abstract
Alla luce della Epistola XIII a Cangrande della Scala si ritiene che la visione dantesca sia una visio corporalis. La grande audacia della Commedia infatti è narrare lo stato delle anime dopo la morte viste da un vivo, dunque in anima e corpo. Nell’ultimo canto Dio si rivela a Dante in tre immagini: il libro, i tre cerchi, il volto umano nel cerchio, a dire rispettivamente tre misteri, l’unità nel molteplice, la trinità e l’incarnazione. Per comprenderle è necessario che il lettore cambi la prospettiva: non è l’uomo-Dante che va incontro a Dio, ma è Dio che va incontro all’uomo Dante. Si ritiene che la rivelazione finale del volto umano nel cerchio possa essere stata ispirata da un’o- stia, che per un lettore medievale – e non solo – è l’immagine più comune e più vera di Cristo, Dio e uomo.File | Dimensione | Formato | |
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