L’articolo è un commento continuato al canto 13 del Purgatorio, che sviluppa la lettura tenuta dall’autore presso la Casa di Dante in Roma, la mattina di domenica 12 marzo 2017, nell’àmbito della «Lectura Dantis Romana». In particolare, nella descrizione del peccato dell’invidia e della condizione degli espianti si individua il rapporto di Dante con i Moralia in Iob di Gregorio Magno e la Summa de vitiis et virtutibus di Guglielmo Peraldo, che sono del resto due tra i piú solidi basamenti dell’orografia morale del purgatorio dantesco. Nell’analisi dell’esempio mariano delle Nozze di Cana, si valorizza il legame stretto tra la Commedia e un commento all’Ave Maria, che ha avuto una straordinaria diffusione, lo Speculum Beatae Virginis Mariae di Corrado di Sassonia, trattato non sfuggito alla dantistica di fine ’800 e inizio ’900, ma poi non entrato, come forse era lecito aspettarsi, nell’esegesi dantesca, a parte qualche sporadica eccezione. Sempre nella serie degli esempi mariani vengono messe in rilievo suggestive tangenze con il ciclo giottesco degli Scrovegni. La pena degli invidiosi è quindi messa in relazione con la pratica della tarsorrafia di cui si parla nei coevi trattati di chirurgia e in particolare nella Cyrurgia seu filia principis di Teodorico de’ Borgognoni (Lucca 1205-Bologna 1298), frate domenicano, vescovo e soprattutto celebre chirurgo, figlio di un altro rinomato chirurgo di nome Ugo, entrambi attivi a Bologna nel secondo Duecento. Nell’ultima parte dell’articolo si analizzano gli affreschi di Emilio Ambron, commissionati dal conte senese Guido Chigi Saracini per la biblioteca del suo palazzo di via di Città, ora sede della Accademia Musi cale Chigiana: a distanza di secoli il lontano discendente ha cosí voluto rinfamare Sapía.
Il livido colore dell'invidia : Lettura di Purgatorio XIII / D. Pirovano. - In: RIVISTA DI STUDI DANTESCHI. - ISSN 1594-1000. - 17:1(2017), pp. 18-65.
Il livido colore dell'invidia : Lettura di Purgatorio XIII
D. Pirovano
2017
Abstract
L’articolo è un commento continuato al canto 13 del Purgatorio, che sviluppa la lettura tenuta dall’autore presso la Casa di Dante in Roma, la mattina di domenica 12 marzo 2017, nell’àmbito della «Lectura Dantis Romana». In particolare, nella descrizione del peccato dell’invidia e della condizione degli espianti si individua il rapporto di Dante con i Moralia in Iob di Gregorio Magno e la Summa de vitiis et virtutibus di Guglielmo Peraldo, che sono del resto due tra i piú solidi basamenti dell’orografia morale del purgatorio dantesco. Nell’analisi dell’esempio mariano delle Nozze di Cana, si valorizza il legame stretto tra la Commedia e un commento all’Ave Maria, che ha avuto una straordinaria diffusione, lo Speculum Beatae Virginis Mariae di Corrado di Sassonia, trattato non sfuggito alla dantistica di fine ’800 e inizio ’900, ma poi non entrato, come forse era lecito aspettarsi, nell’esegesi dantesca, a parte qualche sporadica eccezione. Sempre nella serie degli esempi mariani vengono messe in rilievo suggestive tangenze con il ciclo giottesco degli Scrovegni. La pena degli invidiosi è quindi messa in relazione con la pratica della tarsorrafia di cui si parla nei coevi trattati di chirurgia e in particolare nella Cyrurgia seu filia principis di Teodorico de’ Borgognoni (Lucca 1205-Bologna 1298), frate domenicano, vescovo e soprattutto celebre chirurgo, figlio di un altro rinomato chirurgo di nome Ugo, entrambi attivi a Bologna nel secondo Duecento. Nell’ultima parte dell’articolo si analizzano gli affreschi di Emilio Ambron, commissionati dal conte senese Guido Chigi Saracini per la biblioteca del suo palazzo di via di Città, ora sede della Accademia Musi cale Chigiana: a distanza di secoli il lontano discendente ha cosí voluto rinfamare Sapía.File | Dimensione | Formato | |
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