A più di diciassette anni dalla ratifica dello Statuto di Roma, istitutivo nel 1998 della Corte Penale Internazionale, l'ordinamento italiano ancora manca di una legislazione adeguata in materia di crimini internazionali. Nonostante l'iniziale impegno per un tribunale penale internazionale effettivamente indipendente e funzionante, i diversi progetti di legge presentati durante le scorse legislature non hanno sinora avuto alcun seguito. Nel dicembre 2012 è stato finalmente compiuto un primo passo in tale direzione, mediante l'emanazione della legge n. 237 concernente le norme processuali di cooperazione tra la Corte Penale Internazionale e l'apparato amministrativo e giudiziario italiano. Tale legge non contiene, tuttavia, alcuna previsione sostanziale di diritto penale internazionale. Sebbene non imposto come dovere agli Stati parte, l'adattamento domestico allo Statuto della Corte Penale Internazionale doterebbe la giurisdizione italiana degli strumenti sostanziali necessari al perseguimento dei crimini internazionali, in modo conforme alle prescrizioni dello Statuto di Roma, il quale disciplina la relazione tra i propri Stati membri e la Corte Penale Internazionale secondo il principio di complementarietà. Una legislazione nazionale adeguata assume, dunque, un rilievo fondamentale in vista dell'adesione allo 'spirito' dello Statuto della Corte Penale Internazionale ed adempie, in senso più ampio, ai cosiddetti obblighi di tutela penale dei diritti fondamentali nel contesto dei procedimenti giudiziari domestici. Il perseguimento dei crimini contro il diritto internazionale attraverso la giurisdizione domestica permette di concretizzare un'adesione piena alle istanze della giustizia penale internazionale, ostacolando le immunità che spesso proteggono gli individui responsabili di tali offese, garantendo la tutela delle vittime ed agendo come deterrente contro il cronico riproporsi di tali atrocità. Le diversità nazionali non possono, in tale contesto, che operare in quanto agenti moltiplicatori di pratiche positive, in risposta alle criticità ed alle sfide che un modello di giustizia globale necessariamente comporta.
Sulla (perdurante?) necessità di un adeguamento della legislazione interna in materia di crimini internazionali ai sensi dello statuto della Corte Penale Internazionale / M. Crippa. - In: DIRITTO PENALE CONTEMPORANEO. - ISSN 2039-1676. - (2016), pp. 1-26.
Sulla (perdurante?) necessità di un adeguamento della legislazione interna in materia di crimini internazionali ai sensi dello statuto della Corte Penale Internazionale
M. Crippa
2016
Abstract
A più di diciassette anni dalla ratifica dello Statuto di Roma, istitutivo nel 1998 della Corte Penale Internazionale, l'ordinamento italiano ancora manca di una legislazione adeguata in materia di crimini internazionali. Nonostante l'iniziale impegno per un tribunale penale internazionale effettivamente indipendente e funzionante, i diversi progetti di legge presentati durante le scorse legislature non hanno sinora avuto alcun seguito. Nel dicembre 2012 è stato finalmente compiuto un primo passo in tale direzione, mediante l'emanazione della legge n. 237 concernente le norme processuali di cooperazione tra la Corte Penale Internazionale e l'apparato amministrativo e giudiziario italiano. Tale legge non contiene, tuttavia, alcuna previsione sostanziale di diritto penale internazionale. Sebbene non imposto come dovere agli Stati parte, l'adattamento domestico allo Statuto della Corte Penale Internazionale doterebbe la giurisdizione italiana degli strumenti sostanziali necessari al perseguimento dei crimini internazionali, in modo conforme alle prescrizioni dello Statuto di Roma, il quale disciplina la relazione tra i propri Stati membri e la Corte Penale Internazionale secondo il principio di complementarietà. Una legislazione nazionale adeguata assume, dunque, un rilievo fondamentale in vista dell'adesione allo 'spirito' dello Statuto della Corte Penale Internazionale ed adempie, in senso più ampio, ai cosiddetti obblighi di tutela penale dei diritti fondamentali nel contesto dei procedimenti giudiziari domestici. Il perseguimento dei crimini contro il diritto internazionale attraverso la giurisdizione domestica permette di concretizzare un'adesione piena alle istanze della giustizia penale internazionale, ostacolando le immunità che spesso proteggono gli individui responsabili di tali offese, garantendo la tutela delle vittime ed agendo come deterrente contro il cronico riproporsi di tali atrocità. Le diversità nazionali non possono, in tale contesto, che operare in quanto agenti moltiplicatori di pratiche positive, in risposta alle criticità ed alle sfide che un modello di giustizia globale necessariamente comporta.| File | Dimensione | Formato | |
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