La relazione si sofferma sulla figura e sull’opera (para)letteraria di Liala, unanimemente considerata la regina italiana del rosa, i cui bestsellers, a cominciare dal folgorante esordio con Signorsì nel 1931, si sono non a caso, impercettibilmente, trasformati in più discreti longsellers. La relazione si propone di spiegare, proprio sulla base di questo successo e del fatto che i critici l’abbiano in genere massacrata, quale sia il segreto di Liala. Accanto a fattori estrinseci, che cioè hanno a che fare con la circolazione dell’oggetto librario, ve ne sono di più intrinseci, come la centralità della tematica amorosa e sensuale; l’autobiografismo; la postura da prima inter pares con cui si rivolge alle lettrici; la coltivazione del rapporto con le stesse e la loro fidelizzazione; la rappresentazione (para)letteraria di ambienti e personaggi di altissimo livello; il disinteresse per il sociale, un’apoliticità di fondo e l’indeterminatezza spazio-temporale, che concorrevano a rafforzarne il côté evasivo; l’iperdescrittivismo, con risvolti “educativi”; il tono rassicurante che non lascia spazio ad opinioni altre rispetto a quelle della scrittrice. Non ultima, a spiegare il perdurante successo di Liala, la lingua: semplice, decisamente accessibile e dunque godibile. Anzitutto grazie alla sintassi snella e al lessico prevalentemente attinto dal vocabolario di base, ma anche per la fortissima ricorrenza degli stessi stilemi sintattici e delle stesse scelte lessicali: una ripetitività che se da un lato sconforta, e molto, il lettore critico, dall’altro conforta le lettrici meno attrezzate. Se Liala fluttua sempre in una zona intermedia sia rispetto allo stile alto (di cui conserva solo una patina simil-dannunziana), sia rispetto allo stile più basso e volgare, la relazione propone una descrizione della lingua di Liala bipartendone la produzione in due fasi distinte e con caratteristiche proprie ben individuabili: una prima fase cronologicamente circoscritta ai romanzi degli anni Trenta e Quaranta, con strascichi nei successivi anni Cinquanta; una seconda fase più schiettamente femminile, in cui Liala abbandona il mondo delle divise e lascia che prenda il sopravvento la tematica amorosa e sentimentale – ovvero quei dilemmi languorosi più tipicamente caratteristici del cosiddetto “lialismo”.
Lo stile alato di Liala / G. Sergio. ((Intervento presentato al convegno Liala : ricordi e passioni impossibili tenutosi a Varese nel 2015.
Lo stile alato di Liala
G. Sergio
2015
Abstract
La relazione si sofferma sulla figura e sull’opera (para)letteraria di Liala, unanimemente considerata la regina italiana del rosa, i cui bestsellers, a cominciare dal folgorante esordio con Signorsì nel 1931, si sono non a caso, impercettibilmente, trasformati in più discreti longsellers. La relazione si propone di spiegare, proprio sulla base di questo successo e del fatto che i critici l’abbiano in genere massacrata, quale sia il segreto di Liala. Accanto a fattori estrinseci, che cioè hanno a che fare con la circolazione dell’oggetto librario, ve ne sono di più intrinseci, come la centralità della tematica amorosa e sensuale; l’autobiografismo; la postura da prima inter pares con cui si rivolge alle lettrici; la coltivazione del rapporto con le stesse e la loro fidelizzazione; la rappresentazione (para)letteraria di ambienti e personaggi di altissimo livello; il disinteresse per il sociale, un’apoliticità di fondo e l’indeterminatezza spazio-temporale, che concorrevano a rafforzarne il côté evasivo; l’iperdescrittivismo, con risvolti “educativi”; il tono rassicurante che non lascia spazio ad opinioni altre rispetto a quelle della scrittrice. Non ultima, a spiegare il perdurante successo di Liala, la lingua: semplice, decisamente accessibile e dunque godibile. Anzitutto grazie alla sintassi snella e al lessico prevalentemente attinto dal vocabolario di base, ma anche per la fortissima ricorrenza degli stessi stilemi sintattici e delle stesse scelte lessicali: una ripetitività che se da un lato sconforta, e molto, il lettore critico, dall’altro conforta le lettrici meno attrezzate. Se Liala fluttua sempre in una zona intermedia sia rispetto allo stile alto (di cui conserva solo una patina simil-dannunziana), sia rispetto allo stile più basso e volgare, la relazione propone una descrizione della lingua di Liala bipartendone la produzione in due fasi distinte e con caratteristiche proprie ben individuabili: una prima fase cronologicamente circoscritta ai romanzi degli anni Trenta e Quaranta, con strascichi nei successivi anni Cinquanta; una seconda fase più schiettamente femminile, in cui Liala abbandona il mondo delle divise e lascia che prenda il sopravvento la tematica amorosa e sentimentale – ovvero quei dilemmi languorosi più tipicamente caratteristici del cosiddetto “lialismo”.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Si tratta dell'abstract della relazione presentata al convegno.
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