L’articolo prende in considerazione i rapporti tra Petrarca e Boccaccio sul piano politico servendosi di riscontri che vengono rilevati, pur con la dovuta cautela, tra alcuni loro testi. Dopo aver ricordato importanti contatti e scambi di manoscritti tra i due autori e aver rilevato l’importanza che la memoria dantesca assume nell’opera politica di Petrarca, forse in rapporto con Boccaccio stesso, con il suo tentativo di promuovere il culto di Dante e le sue posizioni polemiche sul trasferimento di Petrarca presso i Visconti, l’analisi si sofferma su due casi specifici: da un lato si suggerisce la possibilità che le lettere del Liber sine nomine di Petrarca scritte a Milano, caratterizzate dalla presenza di inserti narrativi, risentano almeno in parte della lettura del Decameron di Boccaccio; dall’altro lato si ipotizza che Petrarca non abbia inserito la canzone Quel ch’à nostra natura nei Rerum vulgarium fragmenta perché questo testo propone una visione del rapporto tra tirannide e libertà molto vicina a quella di Boccaccio ma non più accettabile per il Petrarca che aveva scelto di accasarsi presso i Visconti e che Boccaccio abbia alluso in chiave polemica a questa canzone nella sua epistola X, in cui rimproverava a Petrarca il trasferimento a Milano come un tradimento di sue precedenti posizioni.
Nodi politici (e intertestuali) tra Boccaccio e Petrarca / G. Baldassari. - In: HELIOTROPIA. - ISSN 1542-3352. - 12-13:(2016), pp. 263-303. ((Intervento presentato al convegno Umana cosa : Giovanni Boccaccio tra letteratura, politica e storia tenutosi a Bazzano nel 2013.
Nodi politici (e intertestuali) tra Boccaccio e Petrarca
G. Baldassari
2016
Abstract
L’articolo prende in considerazione i rapporti tra Petrarca e Boccaccio sul piano politico servendosi di riscontri che vengono rilevati, pur con la dovuta cautela, tra alcuni loro testi. Dopo aver ricordato importanti contatti e scambi di manoscritti tra i due autori e aver rilevato l’importanza che la memoria dantesca assume nell’opera politica di Petrarca, forse in rapporto con Boccaccio stesso, con il suo tentativo di promuovere il culto di Dante e le sue posizioni polemiche sul trasferimento di Petrarca presso i Visconti, l’analisi si sofferma su due casi specifici: da un lato si suggerisce la possibilità che le lettere del Liber sine nomine di Petrarca scritte a Milano, caratterizzate dalla presenza di inserti narrativi, risentano almeno in parte della lettura del Decameron di Boccaccio; dall’altro lato si ipotizza che Petrarca non abbia inserito la canzone Quel ch’à nostra natura nei Rerum vulgarium fragmenta perché questo testo propone una visione del rapporto tra tirannide e libertà molto vicina a quella di Boccaccio ma non più accettabile per il Petrarca che aveva scelto di accasarsi presso i Visconti e che Boccaccio abbia alluso in chiave polemica a questa canzone nella sua epistola X, in cui rimproverava a Petrarca il trasferimento a Milano come un tradimento di sue precedenti posizioni.| File | Dimensione | Formato | |
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