Il contributo esamina la c.d. saga Taricco. Dopo aver ripercorso i passaggi fondamentali della sentenza della Corte di giustizia dell’8 settembre 2015 e la reazione della giurisprudenza italiana, sfociata in un nuovo rinvio pregiudiziale della Corte costituzionale, l’A. si sofferma sulla sentenza del 5 dicembre 2017 (causa M.A.S. e M.B.) e le precisazioni che essa apporta alla “regola” Taricco fissata nel 2015. L’A., nel sottolineare i profili critici della pronuncia, evidenzia come la rilettura manipolativa della prima sentenza pregiudiziale non implichi (comunque) una ritrazione del primato del diritto dell’Unione, bensì un diverso bilanciamento degli interessi in gioco, entrambi tutelati da norme di diritto dell’Unione. Nella più recente pronuncia si ammette che il principio di legalità prevalga sulla tutela degli interessi finanziari dell’Unione, legittimando il giudice nazionale a non disapplicare la normativa nazionale contrastante con l’art. 325 TFUE se ciò comporta una violazione del menzionato principio. L’A. analizza, quindi, i nodi irrisolti della sentenza quanto al ruolo del giudice e del legislatore nazionali per dare piena attuazione agli obblighi che discendono dall’art. 325 TFUE e dalla direttiva 2017/1371/UE; e nella parte finale esamina la presa di posizione della Consulta nella sentenza n. 269/2017 e le criticità che essa solleva, auspicando che il dialogo tra Corti prosegua in modo proficuo.

La vicenda Taricco e il dialogo (?) tra giudici nazionali e Corte di giustizia / C. Amalfitano. - In: IL DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA. - ISSN 1125-8551. - 2018:1(2018), pp. 153-202.

La vicenda Taricco e il dialogo (?) tra giudici nazionali e Corte di giustizia

C. Amalfitano
2018

Abstract

Il contributo esamina la c.d. saga Taricco. Dopo aver ripercorso i passaggi fondamentali della sentenza della Corte di giustizia dell’8 settembre 2015 e la reazione della giurisprudenza italiana, sfociata in un nuovo rinvio pregiudiziale della Corte costituzionale, l’A. si sofferma sulla sentenza del 5 dicembre 2017 (causa M.A.S. e M.B.) e le precisazioni che essa apporta alla “regola” Taricco fissata nel 2015. L’A., nel sottolineare i profili critici della pronuncia, evidenzia come la rilettura manipolativa della prima sentenza pregiudiziale non implichi (comunque) una ritrazione del primato del diritto dell’Unione, bensì un diverso bilanciamento degli interessi in gioco, entrambi tutelati da norme di diritto dell’Unione. Nella più recente pronuncia si ammette che il principio di legalità prevalga sulla tutela degli interessi finanziari dell’Unione, legittimando il giudice nazionale a non disapplicare la normativa nazionale contrastante con l’art. 325 TFUE se ciò comporta una violazione del menzionato principio. L’A. analizza, quindi, i nodi irrisolti della sentenza quanto al ruolo del giudice e del legislatore nazionali per dare piena attuazione agli obblighi che discendono dall’art. 325 TFUE e dalla direttiva 2017/1371/UE; e nella parte finale esamina la presa di posizione della Consulta nella sentenza n. 269/2017 e le criticità che essa solleva, auspicando che il dialogo tra Corti prosegua in modo proficuo.
Prescrizione; Principio di legalità in materia penale; Primato del diritto dell’Unione europea; Controlimiti; Dialogo tra giudici
Settore IUS/14 - Diritto dell'Unione Europea
2018
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