Lo studio analizza due romanzi brasiliani degli anni Duemila, K. Relato de uma busca, di Bernardo Kucinski (2011) e Não falei, di Beatriz Bracher (2004), che raccolgono la memoria dei traumi delle vittime della dittatura militare che ha segnato il Brasile dal 1964 al 1985. L’analisi si snoda dalla problematizzazione del panorama della memoria collettiva della dittatura militare nel Brasile contemporaneo, dal punto di vista della giustizia di transizione e da quello culturale e letterario. Se confrontato con altri paesi del Cono Sud, il Brasile si presenta come un paese sui generis nella collettivizzazione dei traumi legati alle esperienze dittatoriali che hanno accomunato la loro storia nel secondo Novecento. L’“eccezione brasiliana” è messa in luce presentando in parallelo la traiettoria storica dittatoriale e la produzione romanzesca di resistenza al regime, e mettendo in relazione le specificità della transizione alla democrazia con quelle del trattamento della memoria dittatoriale nel romanzo. Il romanzo degli anni Duemila viene poi contestualizzato nel paesaggio mnemonico brasiliano e messo in relazione con l’insufficienza delle politiche della memoria e con il sussistere di politiche di silenziamento e oblio che presentano forti elementi di continuità l’epoca dittatoriale. In un panorama letterario che pare riprendere interesse nel raccogliere il testimone dell’esperienza delle vittime del regime, i due romanzi che compongono il corpus sono stati scelti come rappresentativi della forza con cui il testo letterario può inserirsi nella costruzione della memoria collettiva, intervenendo performativamente in un precario paesaggio mnemonico e problematizzandolo narrativamente. L’ipotesi è quella di analizzare entrambi i testi come gesti narrativi, narr(azioni), pensandoli nei termini di una «literature of testimony», poiché raccolgono il testimone delle vittime di specifici traumi legati alla violenza dittatoriale – la sparizione forzata e la tortura – e ne problematizzano la dicibilità. Due sono i gesti attraverso cui l’analisi indaga i romanzi: restituzione e vocalizzazione. In K. Relato de uma busca, il gesto individuato è quello della “restituzione”, come possibilità di parziale ricostituzione di una memoria traumatica radicata nella catastrofe della sparizione forzata. L’analisi lo inquadra come il primo tentativo di inscrivere la storia silenziata del desaparecimento in Brasile attraverso una denuncia esplicita dei suoi meccanismi e la loro narrativizzazione attraverso la figura del protagonista. In Não falei, l’analisi riconosce un atto di “vocalizzazione”, come capacità di problematizzare il silenzio legato alla condizione del sopravvissuto alla tortura e di vocalizzarlo, attraverso la narrazione e la vasta indagine delle reticenze che questo ritorno alla parola comporta. Il romanzo di Bracher è analizzato a partire dalla dicotomia falar/não falar, per mettere in luce come, nel testo, il problema della testimonianza, della dicibilità del trauma, del paradosso della sopravvivenza, siano declinati attraverso la sfera della voce. Lo studio esamina infine le specifiche modalità di frammentazione letteraria, gli elementi di discontinuità e la metariflessione sul linguaggio e il genere letterario che i due romanzi presentano, interpretandoli nell’alveo di quel sapere precario a cui la scrittura del trauma risponde.
K. RELATO DE UMA BUSCA E NÃO FALEI: DUE NARR(AZIONI) DEL TRAUMA / M. Scaramucci ; TUTOR: V. RUSSO ; CO-TUTOR: L. SCARABELLI. DIPARTIMENTO DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE, 2018 Apr 12. 30. ciclo, Anno Accademico 2017. [10.13130/scaramucci-marianna_phd2018-04-12].
K. RELATO DE UMA BUSCA E NÃO FALEI: DUE NARR(AZIONI) DEL TRAUMA
M. Scaramucci
2018
Abstract
Lo studio analizza due romanzi brasiliani degli anni Duemila, K. Relato de uma busca, di Bernardo Kucinski (2011) e Não falei, di Beatriz Bracher (2004), che raccolgono la memoria dei traumi delle vittime della dittatura militare che ha segnato il Brasile dal 1964 al 1985. L’analisi si snoda dalla problematizzazione del panorama della memoria collettiva della dittatura militare nel Brasile contemporaneo, dal punto di vista della giustizia di transizione e da quello culturale e letterario. Se confrontato con altri paesi del Cono Sud, il Brasile si presenta come un paese sui generis nella collettivizzazione dei traumi legati alle esperienze dittatoriali che hanno accomunato la loro storia nel secondo Novecento. L’“eccezione brasiliana” è messa in luce presentando in parallelo la traiettoria storica dittatoriale e la produzione romanzesca di resistenza al regime, e mettendo in relazione le specificità della transizione alla democrazia con quelle del trattamento della memoria dittatoriale nel romanzo. Il romanzo degli anni Duemila viene poi contestualizzato nel paesaggio mnemonico brasiliano e messo in relazione con l’insufficienza delle politiche della memoria e con il sussistere di politiche di silenziamento e oblio che presentano forti elementi di continuità l’epoca dittatoriale. In un panorama letterario che pare riprendere interesse nel raccogliere il testimone dell’esperienza delle vittime del regime, i due romanzi che compongono il corpus sono stati scelti come rappresentativi della forza con cui il testo letterario può inserirsi nella costruzione della memoria collettiva, intervenendo performativamente in un precario paesaggio mnemonico e problematizzandolo narrativamente. L’ipotesi è quella di analizzare entrambi i testi come gesti narrativi, narr(azioni), pensandoli nei termini di una «literature of testimony», poiché raccolgono il testimone delle vittime di specifici traumi legati alla violenza dittatoriale – la sparizione forzata e la tortura – e ne problematizzano la dicibilità. Due sono i gesti attraverso cui l’analisi indaga i romanzi: restituzione e vocalizzazione. In K. Relato de uma busca, il gesto individuato è quello della “restituzione”, come possibilità di parziale ricostituzione di una memoria traumatica radicata nella catastrofe della sparizione forzata. L’analisi lo inquadra come il primo tentativo di inscrivere la storia silenziata del desaparecimento in Brasile attraverso una denuncia esplicita dei suoi meccanismi e la loro narrativizzazione attraverso la figura del protagonista. In Não falei, l’analisi riconosce un atto di “vocalizzazione”, come capacità di problematizzare il silenzio legato alla condizione del sopravvissuto alla tortura e di vocalizzarlo, attraverso la narrazione e la vasta indagine delle reticenze che questo ritorno alla parola comporta. Il romanzo di Bracher è analizzato a partire dalla dicotomia falar/não falar, per mettere in luce come, nel testo, il problema della testimonianza, della dicibilità del trauma, del paradosso della sopravvivenza, siano declinati attraverso la sfera della voce. Lo studio esamina infine le specifiche modalità di frammentazione letteraria, gli elementi di discontinuità e la metariflessione sul linguaggio e il genere letterario che i due romanzi presentano, interpretandoli nell’alveo di quel sapere precario a cui la scrittura del trauma risponde.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
phd_unimi_R10869.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Tesi di dottorato completa
Dimensione
1.59 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.59 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.