L’intervento mira ad illustrare sinteticamente la fisionomia del ceto notarile lombardo al tramonto dell’antico regime, nelle molteplici sfaccettature di un composito gruppo di operatori del diritto dotato del dinamismo e della versatilità necessari per incunearsi nei diversi settori istituzionali della società di antico regime. Il notaio è coinvolto nelle magistrature maggiori e minori, così come nell’entourage della curia arcivescovile, pur rimanendo fortemente ancorato al rogare per i privati che, sul finire dell’età moderna, costituisce la sua principale – sebbene non unica – funzione. Da Milano a Varese, passando poi per la Valtellina, si traccerà un quadro complessivo, in cui risalteranno gli elementi comuni e le sensibili differenze riscontrabili tra i notai delle varie località, che ovunque diedero prova di ingegnosa solerzia. Benché non possa individuarsi un tipo univoco di notaio, la maggior parte dei rogatari lombardi sono accomunati dall’appartenenza ad una struttura corporativa, espressione, più che di un’autentica professionalità, di un vero e proprio status sociale. Sottostimato rispetto ad avvocati e giureconsulti, membri di una più prestigiosa organizzazione, il notaio settecentesco si dimostra nondimeno portatore di un bagaglio di conoscenze, teoriche e pratiche, appreso, da secoli, non nel collegio notarile, bensì durante il tirocinio quinquennale che precede l’ingresso nella corporazione e durante l’effettivo esercizio del mestiere, che si rivela, data l’enorme quantità di documentazione notarile conservata negli archivi lombardi, talvolta molto intenso.

I notai lombardi nel 18. secolo : un ceto poliedrico / S.T. Salvi. ((Intervento presentato al convegno Legittimazione e credito : notai e ceto notarile tra ruoli pubblici e vita privata (13.-19. sec.) tenutosi a Cernobbio nel 2014.

I notai lombardi nel 18. secolo : un ceto poliedrico

S.T. Salvi
2014

Abstract

L’intervento mira ad illustrare sinteticamente la fisionomia del ceto notarile lombardo al tramonto dell’antico regime, nelle molteplici sfaccettature di un composito gruppo di operatori del diritto dotato del dinamismo e della versatilità necessari per incunearsi nei diversi settori istituzionali della società di antico regime. Il notaio è coinvolto nelle magistrature maggiori e minori, così come nell’entourage della curia arcivescovile, pur rimanendo fortemente ancorato al rogare per i privati che, sul finire dell’età moderna, costituisce la sua principale – sebbene non unica – funzione. Da Milano a Varese, passando poi per la Valtellina, si traccerà un quadro complessivo, in cui risalteranno gli elementi comuni e le sensibili differenze riscontrabili tra i notai delle varie località, che ovunque diedero prova di ingegnosa solerzia. Benché non possa individuarsi un tipo univoco di notaio, la maggior parte dei rogatari lombardi sono accomunati dall’appartenenza ad una struttura corporativa, espressione, più che di un’autentica professionalità, di un vero e proprio status sociale. Sottostimato rispetto ad avvocati e giureconsulti, membri di una più prestigiosa organizzazione, il notaio settecentesco si dimostra nondimeno portatore di un bagaglio di conoscenze, teoriche e pratiche, appreso, da secoli, non nel collegio notarile, bensì durante il tirocinio quinquennale che precede l’ingresso nella corporazione e durante l’effettivo esercizio del mestiere, che si rivela, data l’enorme quantità di documentazione notarile conservata negli archivi lombardi, talvolta molto intenso.
2014
notai; notariato; Lombardia; Milano; XVIII secolo; antico regime
Settore IUS/19 - Storia del Diritto Medievale e Moderno
I notai lombardi nel 18. secolo : un ceto poliedrico / S.T. Salvi. ((Intervento presentato al convegno Legittimazione e credito : notai e ceto notarile tra ruoli pubblici e vita privata (13.-19. sec.) tenutosi a Cernobbio nel 2014.
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