La prospettiva qui delineata propone di conservare utilmente alcune porzioni dell’ontologia naturalista: se come esseri umani siamo composti anche da atomi e molecole, parte del nostro comportamento non può che obbedire alle leggi della fisica e della biologia. Tuttavia ciò non basta. Infatti, nonostante siamo composti per il 90% di acqua, occorre spiegare perché non siamo una… pozzanghera. Utile è anche conservare alcune porzioni dell’ontologia dualista (ermeneutica e fenomenologia) basata su concetti fondamentali come significato, intenzionalità, coscienza e relativi metodi di indagine. In altri termini scienze naturali e sociali non sono poi così diverse (come sostenuto, invece, dalla seconda ontologia), ma nemmeno così simili (come nella prima ontologia). Si sta delineando una nuova (terza ontologia) in cui troviamo minerali e umani collocati ai due lati estremi/opposti di un segmento; al suo interno diversi s/oggetti sono disposti secondo il loro grado di coscienza (da una grado basso o inesistente per i minerali, a un grado alto per gli umani; passando per vegetali e animali). Questa terza ontologia potrebbe rappresentare una riconciliazione tra scienze fisiche/naturali/mediche e scienze umane/sociali in quanto i diversi saperi potrebbero essere integrati, dal momento che (ad es.) l’essere umano è costituito sia da parti 1. minerali (ossa, sali, calcio e altre materie inorganiche) 2. vegetali (cellule, sangue e altre materie organiche) 3. animali (regno animale) 4. espressamente umane. Per cui gli esseri umani, per la parte che appartiene al mondo fisico obbediscono a leggi fisiche. Per la loro dimensione biologica obbediscono a leggi biologiche. E così via anche per gli altri due livelli (animale e espressamente umano). In questo stanno le ragioni per una nuova (terza) ontologia, una ri-unificazione delle scienze e un nuovo monismo metodologico. Non di sapore neopositivista, bensì umanista. Con due conseguenze teoriche e pratiche: da una parte, non esistono più aree “protette”, di esclusiva pertinenza di una disciplina. In altri termini la natura non appartiene ai fisici, la vita non è dei biologi, la mente non il campo esclusivo degli psicologi, la salute non proprietà dei medici, la società non pertinenza dei sociologi, le leggi non sono una specificità per giuristi, come le finanze non sono roba economisti. Dall’altra, se gli esseri umani sono processi multidimensionali, non possono essere studiati in modo mono-dimensionale. Ecco perché medici, biologi, fisici, filosofi, sociologi, neuroscienziati ecc. sono obbligati a fare ricerca insieme. Con lo stesso auspicio di Claude Bernard, ma da una direzione opposta.

Sistemi viventi e gradi di coscienza : verso una terza ontologia? / G. Gobo - In: Oltre il complesso di inferiorità: per un’epistemologia delle scienze sociali / [a cura di] A. Marradi. - Prima edizione. - [s.l] : Franco Angeli, 2017 Mar. - ISBN 9788856836356. - pp. 204-216

Sistemi viventi e gradi di coscienza : verso una terza ontologia?

G. Gobo
Primo
2017

Abstract

La prospettiva qui delineata propone di conservare utilmente alcune porzioni dell’ontologia naturalista: se come esseri umani siamo composti anche da atomi e molecole, parte del nostro comportamento non può che obbedire alle leggi della fisica e della biologia. Tuttavia ciò non basta. Infatti, nonostante siamo composti per il 90% di acqua, occorre spiegare perché non siamo una… pozzanghera. Utile è anche conservare alcune porzioni dell’ontologia dualista (ermeneutica e fenomenologia) basata su concetti fondamentali come significato, intenzionalità, coscienza e relativi metodi di indagine. In altri termini scienze naturali e sociali non sono poi così diverse (come sostenuto, invece, dalla seconda ontologia), ma nemmeno così simili (come nella prima ontologia). Si sta delineando una nuova (terza ontologia) in cui troviamo minerali e umani collocati ai due lati estremi/opposti di un segmento; al suo interno diversi s/oggetti sono disposti secondo il loro grado di coscienza (da una grado basso o inesistente per i minerali, a un grado alto per gli umani; passando per vegetali e animali). Questa terza ontologia potrebbe rappresentare una riconciliazione tra scienze fisiche/naturali/mediche e scienze umane/sociali in quanto i diversi saperi potrebbero essere integrati, dal momento che (ad es.) l’essere umano è costituito sia da parti 1. minerali (ossa, sali, calcio e altre materie inorganiche) 2. vegetali (cellule, sangue e altre materie organiche) 3. animali (regno animale) 4. espressamente umane. Per cui gli esseri umani, per la parte che appartiene al mondo fisico obbediscono a leggi fisiche. Per la loro dimensione biologica obbediscono a leggi biologiche. E così via anche per gli altri due livelli (animale e espressamente umano). In questo stanno le ragioni per una nuova (terza) ontologia, una ri-unificazione delle scienze e un nuovo monismo metodologico. Non di sapore neopositivista, bensì umanista. Con due conseguenze teoriche e pratiche: da una parte, non esistono più aree “protette”, di esclusiva pertinenza di una disciplina. In altri termini la natura non appartiene ai fisici, la vita non è dei biologi, la mente non il campo esclusivo degli psicologi, la salute non proprietà dei medici, la società non pertinenza dei sociologi, le leggi non sono una specificità per giuristi, come le finanze non sono roba economisti. Dall’altra, se gli esseri umani sono processi multidimensionali, non possono essere studiati in modo mono-dimensionale. Ecco perché medici, biologi, fisici, filosofi, sociologi, neuroscienziati ecc. sono obbligati a fare ricerca insieme. Con lo stesso auspicio di Claude Bernard, ma da una direzione opposta.
coscienza; sistemi viventi; epistemologia; sociologia della scienza
Settore SPS/07 - Sociologia Generale
mar-2017
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