Tra la fin-de-siècle e il primo Novecento, la cultura e la letteratura inglese sono ricche di echi e suggestioni che provengono dal cuore della civiltà occidentale, fino a farsi distintamente italiane e “italiche.” In particolare, è sulla soglia tra romanità e grecità che si situa il fascino misterioso della civiltà etrusca, fascino destinato a svilupparsi soprattutto in età vittoriana. E a dare nuova linfa all’“etruscomania” britannica nei decenni che segnano il passaggio verso il secolo breve sarà lo sguardo attento di "expats”, espatriati come Vernon Lee, D. H. Lawrence e Edith Wharton: il loro sguardo attento a Tarquinia, Cerveteri, Volterra, Vulci e Cortona intende sciogliere l’alone di mistero che circonda le vicende etrusche. Se certamente apprezzati sono gli Sketches of Etruscan Places di D. H. Lawrence, minore attenzione hanno ricevuto le osservazioni di Vernon Lee. L'articolo indaga così il carattere di modernità che investe la nozione di etrusco nell’Inghilterra tardo-vittoriana, mettendo a fuoco le osservazioni (e le intuizioni) di Lee. Snodandosi, seppure in modo frammentario, tra volumi di critica estetica (Euphorion,1884; Renaissance Fancies and Studies, 1895), storie fantastiche ("A Worldy Woman", 1892) e travelogues (The Tower of the Mirrors, 1914; Genius Loci, unpublished series, ca. 1920-28), la riflessione di Lee insegue la genealogia e l’eredità artistica della civiltà etrusca, collocandole in una linea evolutiva che congiunge, senza soluzione di continuità, l’arte greca ai maestri rinascimentali.

Vernon Lee e la modernità etrusca, tra eredità artistica e memoria culturale / M. Canani (ARISTONOTHOS). - In: Fascino etrusco nel primo Novecento, conversando di arti e di storia delle arti / [a cura di] G. Bagnasco Gianni. - Milano : Ledizioni, 2016 Oct. - ISBN 9788867054725. - pp. 177-195 (( convegno Fascino etrusco nel primo Novecento, conversando di arti e di storia delle arti tenutosi a Milano nel 2015 [10.13130/2037-4488/7732].

Vernon Lee e la modernità etrusca, tra eredità artistica e memoria culturale

M. Canani
2016

Abstract

Tra la fin-de-siècle e il primo Novecento, la cultura e la letteratura inglese sono ricche di echi e suggestioni che provengono dal cuore della civiltà occidentale, fino a farsi distintamente italiane e “italiche.” In particolare, è sulla soglia tra romanità e grecità che si situa il fascino misterioso della civiltà etrusca, fascino destinato a svilupparsi soprattutto in età vittoriana. E a dare nuova linfa all’“etruscomania” britannica nei decenni che segnano il passaggio verso il secolo breve sarà lo sguardo attento di "expats”, espatriati come Vernon Lee, D. H. Lawrence e Edith Wharton: il loro sguardo attento a Tarquinia, Cerveteri, Volterra, Vulci e Cortona intende sciogliere l’alone di mistero che circonda le vicende etrusche. Se certamente apprezzati sono gli Sketches of Etruscan Places di D. H. Lawrence, minore attenzione hanno ricevuto le osservazioni di Vernon Lee. L'articolo indaga così il carattere di modernità che investe la nozione di etrusco nell’Inghilterra tardo-vittoriana, mettendo a fuoco le osservazioni (e le intuizioni) di Lee. Snodandosi, seppure in modo frammentario, tra volumi di critica estetica (Euphorion,1884; Renaissance Fancies and Studies, 1895), storie fantastiche ("A Worldy Woman", 1892) e travelogues (The Tower of the Mirrors, 1914; Genius Loci, unpublished series, ca. 1920-28), la riflessione di Lee insegue la genealogia e l’eredità artistica della civiltà etrusca, collocandole in una linea evolutiva che congiunge, senza soluzione di continuità, l’arte greca ai maestri rinascimentali.
Vernon Lee; victorian studies; letteratura vittoriana; etruscologia; estetica; aesthetic criticism; George Dennis
Settore L-LIN/10 - Letteratura Inglese
ott-2016
Università degli Studi di Milano
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