Introduzione: La malattia di Alzheimer (AD) rappresenta la prima causa di demenza costituendone circa il 50% dei casi. Le sue principali conseguenze sono elevati livelli di disabilità e un pesante impatto sull’autonomia della persona, che determinano un’importante bisogno di assistenza. Le contromisure attualmente adottate contemplano diversi approcci, farmacologici e non, rivolti specialmente al controllo dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi, che talvolta hanno dimostrato avere pochi risultati e alcuni effetti collaterali sulla persona. Si è pertanto imposta l'esigenza di individuare soluzioni alternative e in quest'ambito, uno degli approcci più recenti alla malattia di Alzheimer, è costituito dalla terapia ambientale ecological environmental therpy (EET). Scopo: Un programma di ecological environmental therapy (EET), svolto all'interno di un giardino terapeutico, sarebbe più efficace nel contrastare il deterioramento delle funzioni psicofisiche, in pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer, rispetto alle attività standard proposte nel contesto del reparto. Risultati: L’analisi dei dati ottenuti dopo sei mesi di trattamento ha rivelato una significativa riduzione dei valori del NPI nel gruppo EET (- 45%; P = 0.02) a fronte invece, di un loro aumento nel gruppo CTRL (+ 26%; P = 0.04). Attraverso il MMSE è stato riscontrato un incremento significativo delle funzioni cognitive nel gruppo sperimentale (+5%; P = 0.03) mentre, nel gruppo controllo, il loro valore e rimasto sostanzialmente inalterato (+1%; P = 0.88). Conclusioni: I dati ottenuti avvalorano l’ipotesi sperimentale secondo cui un trattamento di EET contribuisce in modo più efficace a diminuire i disturbi comportamentali e a migliorare le funzionalità cognitive di anziani affetti da AD, rispetto al tradizionale trattamento in reparto. I risultati emersi da questo studio hanno importanti implicazioni nell'ambito della prevenzione, dell'assistenza e della cura dei malati di Alzheimer. Il giardino può infatti essere considerato un vero approccio terapeutico, coadiuvante del trattamento farmacologico, per chi soffre di questa patologia. L’assenza di qualsiasi controindicazione o effetto collaterale, lo rende adatto a tutti i pazienti. Riteniamo pertanto, che la presenza di un giardino terapeutico all'interno del contesto di una casa di cura per anziani, abbia notevoli risvolti sui segni della malattia, agendo di conseguenza, come promotore del miglioramento della qualità della vita dei residenti.
La terapia ambientale nei pazienti alzheimer: un approccio ecologico / A.C. Brasioli, N. Fonte, F. Smania, E. Schena, E. Rubini, E. Carreri, R. Muti, R. Scarsini, M. Bottura, M. Trabucchi, M. Venturelli. ((Intervento presentato al convegno AIP tenutosi a Firenze nel 2015.
La terapia ambientale nei pazienti alzheimer: un approccio ecologico
M. VenturelliUltimo
2015
Abstract
Introduzione: La malattia di Alzheimer (AD) rappresenta la prima causa di demenza costituendone circa il 50% dei casi. Le sue principali conseguenze sono elevati livelli di disabilità e un pesante impatto sull’autonomia della persona, che determinano un’importante bisogno di assistenza. Le contromisure attualmente adottate contemplano diversi approcci, farmacologici e non, rivolti specialmente al controllo dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi, che talvolta hanno dimostrato avere pochi risultati e alcuni effetti collaterali sulla persona. Si è pertanto imposta l'esigenza di individuare soluzioni alternative e in quest'ambito, uno degli approcci più recenti alla malattia di Alzheimer, è costituito dalla terapia ambientale ecological environmental therpy (EET). Scopo: Un programma di ecological environmental therapy (EET), svolto all'interno di un giardino terapeutico, sarebbe più efficace nel contrastare il deterioramento delle funzioni psicofisiche, in pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer, rispetto alle attività standard proposte nel contesto del reparto. Risultati: L’analisi dei dati ottenuti dopo sei mesi di trattamento ha rivelato una significativa riduzione dei valori del NPI nel gruppo EET (- 45%; P = 0.02) a fronte invece, di un loro aumento nel gruppo CTRL (+ 26%; P = 0.04). Attraverso il MMSE è stato riscontrato un incremento significativo delle funzioni cognitive nel gruppo sperimentale (+5%; P = 0.03) mentre, nel gruppo controllo, il loro valore e rimasto sostanzialmente inalterato (+1%; P = 0.88). Conclusioni: I dati ottenuti avvalorano l’ipotesi sperimentale secondo cui un trattamento di EET contribuisce in modo più efficace a diminuire i disturbi comportamentali e a migliorare le funzionalità cognitive di anziani affetti da AD, rispetto al tradizionale trattamento in reparto. I risultati emersi da questo studio hanno importanti implicazioni nell'ambito della prevenzione, dell'assistenza e della cura dei malati di Alzheimer. Il giardino può infatti essere considerato un vero approccio terapeutico, coadiuvante del trattamento farmacologico, per chi soffre di questa patologia. L’assenza di qualsiasi controindicazione o effetto collaterale, lo rende adatto a tutti i pazienti. Riteniamo pertanto, che la presenza di un giardino terapeutico all'interno del contesto di una casa di cura per anziani, abbia notevoli risvolti sui segni della malattia, agendo di conseguenza, come promotore del miglioramento della qualità della vita dei residenti.Pubblicazioni consigliate
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