Le considerazioni di Leibniz sui temi della teodicea sono caratterizzate, negli anni precedenti la Confessio philosophi, dall’influenza del pensiero di Valla, Lutero, Bisterfeld e Hobbes. A un iniziale atteggiamento volontaristico, secondo il quale l’onnipotenza di Dio è sufficiente a garantire la giustizia del governo del mondo, succede un primo ripensamento, evidenziato soprattutto nel Von der Allmacht und Allwissenheit Gottes und der Freiheit des Menschen. In questo scritto del 1671 Leibniz riconosce la drammaticità del problema del male e attribuisce agli abusi linguistici dei filosofi la responsabilità dello stato di discordia nel quale si trova la cristianità; in particolare egli ritiene che le nozioni di possibilità e necessità possano essere riportate al loro vero significato attraverso l’analisi del linguaggio comune, che rivela la fallacia del fatalismo. Contro la riduzione del peccato a semplice “non-ente” e la pretesa della scientia media di sottrarre l’uomo alla predeterminazione, Leibniz afferma che Dio non si limita a permettere i peccati ma ne vuole positivamente l’esistenza, ricondotta però ad armonia attraverso la proporzione tra colpa e pena.

La teodicea antimetafisica del giovane Leibniz / G. Mormino. - In: RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA. - ISSN 0393-2516. - 58:1(2003), pp. 45-75.

La teodicea antimetafisica del giovane Leibniz

G. Mormino
Primo
2003

Abstract

Le considerazioni di Leibniz sui temi della teodicea sono caratterizzate, negli anni precedenti la Confessio philosophi, dall’influenza del pensiero di Valla, Lutero, Bisterfeld e Hobbes. A un iniziale atteggiamento volontaristico, secondo il quale l’onnipotenza di Dio è sufficiente a garantire la giustizia del governo del mondo, succede un primo ripensamento, evidenziato soprattutto nel Von der Allmacht und Allwissenheit Gottes und der Freiheit des Menschen. In questo scritto del 1671 Leibniz riconosce la drammaticità del problema del male e attribuisce agli abusi linguistici dei filosofi la responsabilità dello stato di discordia nel quale si trova la cristianità; in particolare egli ritiene che le nozioni di possibilità e necessità possano essere riportate al loro vero significato attraverso l’analisi del linguaggio comune, che rivela la fallacia del fatalismo. Contro la riduzione del peccato a semplice “non-ente” e la pretesa della scientia media di sottrarre l’uomo alla predeterminazione, Leibniz afferma che Dio non si limita a permettere i peccati ma ne vuole positivamente l’esistenza, ricondotta però ad armonia attraverso la proporzione tra colpa e pena.
Italian
Settore M-FIL/03 - Filosofia Morale
Articolo
Esperti anonimi
2003
58
1
45
75
Pubblicato
Periodico con rilevanza internazionale
info:eu-repo/semantics/article
La teodicea antimetafisica del giovane Leibniz / G. Mormino. - In: RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA. - ISSN 0393-2516. - 58:1(2003), pp. 45-75.
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