Le cause d’abbandono degli studi, durante il corso di laurea in Infermieristica: risultati di uno studio. Anne Destrebecq, Maura Lusignani, Francesca Loberto, Stefano Terzoni Background In base all’ultimo rapporto OCSE, l’Italia necessiterebbe di 100000 infermieri in più, rispetto agli attuali, per essere in linea con gli altri Paesi occidentali in termini di risorse infermieristiche (OCSE, 2010); alla fine del 2007, la quota di infermieri italiani per mille abitanti era inferiore del 27,1% rispetto alla media dei Paesi europei (Fortunato e Martellotti, 2010). Le domande d’immatricolazione al corso di laurea in Infermieristica sono in aumento e, nell’anno 2010-11, hanno ampiamente superato l’offerta di posti (44463 contro 16336) (Mastrillo, 2010). Nonostante questo dato, le cifre della carenza rendono necessaria l’attuazione di misure per elevare il numero di infermieri disponibili, senza che ciò vada a discapito delle loro qualità professionali. Un’area d’indagine meritevole d’attenzione è quella del ritiro dal percorso di studi, i cui motivi devono essere letti in parallelo alle aspettative iniziali degli studenti; i risultati di ricerche in tale campo sono utili al miglioramento della didattica, anche per quanti non intendono ritirarsi, con benefici sulla preparazione di tutti gli studenti. Materiali e metodi Nel marzo 2011 è stato avviato uno studio trasversale, volto a indagare le motivazioni che hanno spinto gli ex-studenti dell’Università degli Studi di Milano ad interrompere il corso di laurea in Infermieristica. Dagli uffici dell’Ateneo sono stati ottenuti i recapiti di quanti hanno interrotto tra il 2000 e il 2010; ai 90 di loro che hanno risposto ad un primo contatto via SMS è stato somministrato un questionario, inviato tramite e-mail e poi sollecitato per via telefonica. Il documento, predisposto sulla base delle indicazioni di letteratura (Dante et al., 2009; Palese et al. 2009), indaga le seguenti aree: • Caratteristiche dello studente • Percorso di studi precedente • Risultati del test d’ammissione • Motivazione della scelta • Necessità di conciliare gli studi con le esigenze lavorative /di famiglia • Struttura del corso di laurea (tutorato, tirocinio, metodologie didattiche) • Curriculum accademico nel corso di laurea in Infermieristica • Motivi di rinuncia agli studi infermieristici. La raccolta dati è terminata nel mese di giugno 2011. A completamento dello studio sono state condotte cinque interviste filmate ad altrettanti candidati nel giorno della selezione per l’ingresso al corso di laurea in Infermieristica; altrettante saranno condotte tra le matricole del polo didattico San Paolo, all’inizio dell’anno accademico 2011-12. Risultati Demografia, provenienza, ammissione al corso di laurea I 90 compilatori del questionario erano prevalentemente italiani (n=83); le donne erano più numerose dei maschi (n=59) e mediamente più giovani (25±5 anni vs. 31±8). Gli ex-studenti provenivano da licei (n=58), istituti di ragioneria (n=21) e in minoranza da istituti tecnico/professionali (n=9); il voto medio di maturità era di 76/100. La maggior parte (n=65) aveva indicato l’Infermieristica come prima scelta, tra i corsi di laurea sanitari; tuttavia, 56 compilatori su 90 avrebbero voluto studiare altro (prevalentemente Medicina e Chirurgia n=9, Fisioterapia n=6). 47 persone si erano piazzate entro il 250° posto all’esame d’ammissione, riuscendo pertanto ad accedere direttamente al polo didattico prescelto, senza necessità di ripescaggio. Trentuno erano studenti lavoratori. Rendimento durante il corso di studi La metà esatta degli studenti (n=45) non ha sostenuto esami durante la permanenza al CLI; sono emerse difficoltà di apprendimento per circa il 50% degli studenti, sia nelle lezioni teoriche (n=42 contro 39) sia nel tirocinio clinico (n=36 contro 39). Dividendo il campione in due gruppi di “motivati” e “non motivati”, in base alla volontà di studiare altro, il tutorato teorico è stato giudicato positivamente da entrambi, indipendentemente dal numero di studenti (p=0.39). Il tutorato di tirocinio spacca l’opinione di entrambi i gruppi (motivati: 13 valutazioni positive e 13 negative; non motivati: 23 contro 26), indipendentemente dalle difficoltà incontrate durante l’attività sui pazienti (p=0.35). Motivi d’abbandono Le cause non differiscono significativamente tra motivati e non (p=0.40); in ordine decrescente di frequenza, includono la percezione di un corso pesante (n=15), la delusione delle aspettative (n=14), il carico in famiglia (n=11), i problemi di salute (n=9) e quelli economici (n=8), la scarsa motivazione (n=6), la percezione di una professione pesante (n=4) e l’incompatibilità fra studio e lavoro (n=4). La voce “Delusione delle aspettative” comprendeva la pesantezza inattesa del lavoro (n=4), la presenza nello studente di aspirazioni diverse (n=2), le caratteristiche del contesto lavorativo (n=1), il rapporto con i pazienti (n=1) e lo sbaglio d’indirizzo accademico (n=1). Situazione attuale 50 studenti si sono trasferiti ad altri corsi, spesso non sanitari; non esiste un legame significativo tra ciò che avrebbero voluto studiare ed i corsi cui si sono effettivamente iscritti (p=0.47). Otto si sono reiscritti al CLI; la frequenza relativa dei rinunciatari è più alta nel gruppo dei motivati (13/39, contro 14/55); le possibili cause ricavabili dal questionario non hanno un legame significativo con tale fatto (lavoro, carico familiare, problemi economici, formazione superiore: p>0.05). Conclusioni Gli studenti sembrano iscriversi senza una precisa conoscenza delle caratteristiche del corso, come mostrato dal contenuto della voce “Delusione delle aspettative”; il fatto di indicare il CLI come prima scelta non è, in generale, dettato da reale motivazione. Molti infatti vorrebbero studiare altro, anche se dopo l’abbandono del CLI non si iscrivono ai corsi che avrebbero voluto seguire inizialmente. Resta dunque un dubbio sulla reale conoscenza del mondo accademico in generale; in accordo con la letteratura, ciò rappresenta un fattore di rischio per l’abbandono. Il tirocinio, che espone gli studenti al contatto con la realtà assistenziale, è critico per molti; i tutor clinici, talvolta, sembrano in difficoltà nel mitigare alcuni problemi incontrati dagli studenti. Ciò, tuttavia, potrebbe essere ricondotto alle caratteristiche personali dei tirocinanti e non all’azione dei tutor. Il carico familiare e i problemi economici, prevedibilmente, sono presenti tra le cause d’abbandono. In conclusione, appare necessario intervenire a monte dell’iscrizione, per far sì che gli studenti abbiano un’immagine precisa della professione e possano scegliere in modo più consapevole il loro percorso di studi. Bibliografia • Organisation for Economic co-operation and development (2010). Health data: health-care resources. Consultato su http://stats.oecd.org/index.aspx il 23 maggio 2010. • Fortunato E., Martellotti E. (2010). I numeri della professione: quale futuro? L’Infermiere 5-6: 6-8. • Mastrillo A. Immatricolazioni al corso di laurea in Infermieristica 2010-11. In Atti della Conferenza permanente Corsi di laurea delle Professioni sanitarie, meeting d’autunno 2010. Consultato su www.conferenzapermanentelaureesanitarie.unito.it il 23 maggio 2011. • Dante A., Valoppi G., Palese A. (2009) Fattori di successo e di insuccesso accademico degli studenti infermieri: revisione narrativa della letteratura. International Nursing Perspectives, 9(2):45-52. • Palese A., Dante A., Valoppi G., Sandri G. (2009). Verso il monitoraggio dell’efficienza universitaria: fattori di rischio di abbandono e di insuccesso accademico nei corsi di laurea in Infermieristica. Medicina e Chirurgia 46:1988-91.

Le cause d’abbandono degli studi, durante il corso di laurea in Infermieristica: risultati di uno studio / A. Destrebecq, M. Lusignani, F. Loberto, S. Terzoni. ((Intervento presentato al 4. convegno Conferenza sulla comunicazione per la salute 2011 tenutosi a Milano nel 2011.

Le cause d’abbandono degli studi, durante il corso di laurea in Infermieristica: risultati di uno studio

A. Destrebecq
Primo
;
M. Lusignani
Secondo
;
S. Terzoni
Ultimo
2011

Abstract

Le cause d’abbandono degli studi, durante il corso di laurea in Infermieristica: risultati di uno studio. Anne Destrebecq, Maura Lusignani, Francesca Loberto, Stefano Terzoni Background In base all’ultimo rapporto OCSE, l’Italia necessiterebbe di 100000 infermieri in più, rispetto agli attuali, per essere in linea con gli altri Paesi occidentali in termini di risorse infermieristiche (OCSE, 2010); alla fine del 2007, la quota di infermieri italiani per mille abitanti era inferiore del 27,1% rispetto alla media dei Paesi europei (Fortunato e Martellotti, 2010). Le domande d’immatricolazione al corso di laurea in Infermieristica sono in aumento e, nell’anno 2010-11, hanno ampiamente superato l’offerta di posti (44463 contro 16336) (Mastrillo, 2010). Nonostante questo dato, le cifre della carenza rendono necessaria l’attuazione di misure per elevare il numero di infermieri disponibili, senza che ciò vada a discapito delle loro qualità professionali. Un’area d’indagine meritevole d’attenzione è quella del ritiro dal percorso di studi, i cui motivi devono essere letti in parallelo alle aspettative iniziali degli studenti; i risultati di ricerche in tale campo sono utili al miglioramento della didattica, anche per quanti non intendono ritirarsi, con benefici sulla preparazione di tutti gli studenti. Materiali e metodi Nel marzo 2011 è stato avviato uno studio trasversale, volto a indagare le motivazioni che hanno spinto gli ex-studenti dell’Università degli Studi di Milano ad interrompere il corso di laurea in Infermieristica. Dagli uffici dell’Ateneo sono stati ottenuti i recapiti di quanti hanno interrotto tra il 2000 e il 2010; ai 90 di loro che hanno risposto ad un primo contatto via SMS è stato somministrato un questionario, inviato tramite e-mail e poi sollecitato per via telefonica. Il documento, predisposto sulla base delle indicazioni di letteratura (Dante et al., 2009; Palese et al. 2009), indaga le seguenti aree: • Caratteristiche dello studente • Percorso di studi precedente • Risultati del test d’ammissione • Motivazione della scelta • Necessità di conciliare gli studi con le esigenze lavorative /di famiglia • Struttura del corso di laurea (tutorato, tirocinio, metodologie didattiche) • Curriculum accademico nel corso di laurea in Infermieristica • Motivi di rinuncia agli studi infermieristici. La raccolta dati è terminata nel mese di giugno 2011. A completamento dello studio sono state condotte cinque interviste filmate ad altrettanti candidati nel giorno della selezione per l’ingresso al corso di laurea in Infermieristica; altrettante saranno condotte tra le matricole del polo didattico San Paolo, all’inizio dell’anno accademico 2011-12. Risultati Demografia, provenienza, ammissione al corso di laurea I 90 compilatori del questionario erano prevalentemente italiani (n=83); le donne erano più numerose dei maschi (n=59) e mediamente più giovani (25±5 anni vs. 31±8). Gli ex-studenti provenivano da licei (n=58), istituti di ragioneria (n=21) e in minoranza da istituti tecnico/professionali (n=9); il voto medio di maturità era di 76/100. La maggior parte (n=65) aveva indicato l’Infermieristica come prima scelta, tra i corsi di laurea sanitari; tuttavia, 56 compilatori su 90 avrebbero voluto studiare altro (prevalentemente Medicina e Chirurgia n=9, Fisioterapia n=6). 47 persone si erano piazzate entro il 250° posto all’esame d’ammissione, riuscendo pertanto ad accedere direttamente al polo didattico prescelto, senza necessità di ripescaggio. Trentuno erano studenti lavoratori. Rendimento durante il corso di studi La metà esatta degli studenti (n=45) non ha sostenuto esami durante la permanenza al CLI; sono emerse difficoltà di apprendimento per circa il 50% degli studenti, sia nelle lezioni teoriche (n=42 contro 39) sia nel tirocinio clinico (n=36 contro 39). Dividendo il campione in due gruppi di “motivati” e “non motivati”, in base alla volontà di studiare altro, il tutorato teorico è stato giudicato positivamente da entrambi, indipendentemente dal numero di studenti (p=0.39). Il tutorato di tirocinio spacca l’opinione di entrambi i gruppi (motivati: 13 valutazioni positive e 13 negative; non motivati: 23 contro 26), indipendentemente dalle difficoltà incontrate durante l’attività sui pazienti (p=0.35). Motivi d’abbandono Le cause non differiscono significativamente tra motivati e non (p=0.40); in ordine decrescente di frequenza, includono la percezione di un corso pesante (n=15), la delusione delle aspettative (n=14), il carico in famiglia (n=11), i problemi di salute (n=9) e quelli economici (n=8), la scarsa motivazione (n=6), la percezione di una professione pesante (n=4) e l’incompatibilità fra studio e lavoro (n=4). La voce “Delusione delle aspettative” comprendeva la pesantezza inattesa del lavoro (n=4), la presenza nello studente di aspirazioni diverse (n=2), le caratteristiche del contesto lavorativo (n=1), il rapporto con i pazienti (n=1) e lo sbaglio d’indirizzo accademico (n=1). Situazione attuale 50 studenti si sono trasferiti ad altri corsi, spesso non sanitari; non esiste un legame significativo tra ciò che avrebbero voluto studiare ed i corsi cui si sono effettivamente iscritti (p=0.47). Otto si sono reiscritti al CLI; la frequenza relativa dei rinunciatari è più alta nel gruppo dei motivati (13/39, contro 14/55); le possibili cause ricavabili dal questionario non hanno un legame significativo con tale fatto (lavoro, carico familiare, problemi economici, formazione superiore: p>0.05). Conclusioni Gli studenti sembrano iscriversi senza una precisa conoscenza delle caratteristiche del corso, come mostrato dal contenuto della voce “Delusione delle aspettative”; il fatto di indicare il CLI come prima scelta non è, in generale, dettato da reale motivazione. Molti infatti vorrebbero studiare altro, anche se dopo l’abbandono del CLI non si iscrivono ai corsi che avrebbero voluto seguire inizialmente. Resta dunque un dubbio sulla reale conoscenza del mondo accademico in generale; in accordo con la letteratura, ciò rappresenta un fattore di rischio per l’abbandono. Il tirocinio, che espone gli studenti al contatto con la realtà assistenziale, è critico per molti; i tutor clinici, talvolta, sembrano in difficoltà nel mitigare alcuni problemi incontrati dagli studenti. Ciò, tuttavia, potrebbe essere ricondotto alle caratteristiche personali dei tirocinanti e non all’azione dei tutor. Il carico familiare e i problemi economici, prevedibilmente, sono presenti tra le cause d’abbandono. In conclusione, appare necessario intervenire a monte dell’iscrizione, per far sì che gli studenti abbiano un’immagine precisa della professione e possano scegliere in modo più consapevole il loro percorso di studi. Bibliografia • Organisation for Economic co-operation and development (2010). Health data: health-care resources. Consultato su http://stats.oecd.org/index.aspx il 23 maggio 2010. • Fortunato E., Martellotti E. (2010). I numeri della professione: quale futuro? L’Infermiere 5-6: 6-8. • Mastrillo A. Immatricolazioni al corso di laurea in Infermieristica 2010-11. In Atti della Conferenza permanente Corsi di laurea delle Professioni sanitarie, meeting d’autunno 2010. Consultato su www.conferenzapermanentelaureesanitarie.unito.it il 23 maggio 2011. • Dante A., Valoppi G., Palese A. (2009) Fattori di successo e di insuccesso accademico degli studenti infermieri: revisione narrativa della letteratura. International Nursing Perspectives, 9(2):45-52. • Palese A., Dante A., Valoppi G., Sandri G. (2009). Verso il monitoraggio dell’efficienza universitaria: fattori di rischio di abbandono e di insuccesso accademico nei corsi di laurea in Infermieristica. Medicina e Chirurgia 46:1988-91.
25-nov-2011
abbandoment ; nursing
Settore MED/45 - Scienze Infermieristiche Generali, Cliniche e Pediatriche
Università degli Studi di Milano
Le cause d’abbandono degli studi, durante il corso di laurea in Infermieristica: risultati di uno studio / A. Destrebecq, M. Lusignani, F. Loberto, S. Terzoni. ((Intervento presentato al 4. convegno Conferenza sulla comunicazione per la salute 2011 tenutosi a Milano nel 2011.
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