La formulazione di dispersioni solide di un principio attivo (API) e un eccipiente idrofilo (carrier) rappresenta un approccio molto studiato per la veicolazione di farmaci poco solubili. Tali sistemi possono essere allestiti secondo metodi riconducibili a operazioni di co-solubilizzazione o di co-fusione, atte a determinare l’instaurarsi di interazioni allo stato solido tra i due componenti in modo da migliorare la velocità di dissoluzione dell’API. Nel caso della co-solubilizzazione API e carrier sono sciolti in un solvente comune, generalmente organico, successivamente allontanato per evaporazione sotto vuoto o mediante spray drying. Nella co-fusione una miscela dei due componenti viene riscaldata fino a fusione degli stessi o comunque fino al raggiungimento ad un opportuno grado di rammollimento. La massa così ottenuta una volta solidificata per raffreddamento viene macinata. Quest’ultima modalità presenta maggiori possibilità di sviluppo industriale sia perché non prevede l’impiego di solventi organici, sia per la crescente affermazione dei sistemi di Hot Melt Extrusion nel settore farmaceutico. E’ quindi sempre di attualità la ricerca di nuovi materiali da impiegare quali carriers per la formulazione di dispersioni solide. Recentemente è stato immesso sul mercato un nuovo copolimero (Soluplus®, SLP) costituito da PEG6000, vinilcaprolattame e vinilacetato; SLP presenta buone proprietà tensioattivanti, è stabile al riscaldamento e termoplastico (Tg ~80°C). Scopo di questo studio è una valutazione di SLP nella preparazione di dispersioni solide per co-fusione contenenti un carbamazepina (CBZ) come farmaco modello poco solubile. Miscele fisiche (PM) di CBZ (forma III, stabile a temperatura ambiente, t.a.) e SLP in diverse proporzioni (1:9, 3:7, 1:1 e 7:3 p/p) e le corrispondenti dispersioni solide (co-melts, CM) ottenute per riscaldamento su piastra sono state caratterizzate in termini di proprietà dello stato solido mediante diffrattometria ai raggi x su polveri (PXRD), calorimetria differenziale a scansione (DSC) e test di dissoluzione. Dalle misure di caratterizzazione fisica risulta che la CBZ contenuta nelle miscele fisiche si trova nella forma cristallina originaria; le stesse presentano un profilo di dissoluzione molto simile tra di loro e a quello del farmaco tal quale. Al contrario, i dati PXRD e DSC indicano come tutto l’attivo sia in forma di dispersione molecolare per i CM con carico di CBZ fino al 30% (che si configurano quindi come vere e proprie soluzioni solide), e in parte anche in forma amorfa e/o cristallina (polimorfo I, metastabile a t.a.) in quelli a maggior carico. I profili di dissoluzione dei CM 1:9 e 3:7 p/p mostrano un importante aumento della velocità di passaggio in soluzione rispetto all’attivo tal quale. Per i sistemi a maggior carico, invece, si ottiene una velocità simile (CM 1:1) o addirittura inferiore (CM 7:3) rispetto alle corrispondenti PM. Tale risultato è stato spiegato ipotizzando un contributo dovuto alla possibile concomitante conversione in forma diidrata - più stabile e quindi meno solubile - della parte amorfa/cristallina di attivo presente in questi sistemi. Nel complesso i risultati indicano la possibilità di ottenere con metodo a caldo dispersioni solide a base di SLP, in grado di migliorare le proprietà biofarmaceutiche di CBZ, soprattutto quando l’attivo è incorporato nella dispersione in quantità fino al 30%. Questi risultati sono da considerarsi promettenti nell’ottica di una applicazione industriale di SLP in processi di Hot Melt Extrusion.
Dispersioni solide di carbamazepina e copolimero PEG6000/vinilcaprolattame/vinilacetato / A. Foppoli, M. Cerea, P. Tosoncin, E. Macchi, F. Angelozzi, A. Gazzaniga - In: Atti del 51. Simposio AFIVarese : Tipolitografia Manfredi, 2011 Jun. - pp. 1-1 (( Intervento presentato al 51. convegno Congresso AFI tenutosi a Rimini nel 2011.
Dispersioni solide di carbamazepina e copolimero PEG6000/vinilcaprolattame/vinilacetato
A. FoppoliPrimo
;M. CereaSecondo
;E. Macchi;A. GazzanigaUltimo
2011
Abstract
La formulazione di dispersioni solide di un principio attivo (API) e un eccipiente idrofilo (carrier) rappresenta un approccio molto studiato per la veicolazione di farmaci poco solubili. Tali sistemi possono essere allestiti secondo metodi riconducibili a operazioni di co-solubilizzazione o di co-fusione, atte a determinare l’instaurarsi di interazioni allo stato solido tra i due componenti in modo da migliorare la velocità di dissoluzione dell’API. Nel caso della co-solubilizzazione API e carrier sono sciolti in un solvente comune, generalmente organico, successivamente allontanato per evaporazione sotto vuoto o mediante spray drying. Nella co-fusione una miscela dei due componenti viene riscaldata fino a fusione degli stessi o comunque fino al raggiungimento ad un opportuno grado di rammollimento. La massa così ottenuta una volta solidificata per raffreddamento viene macinata. Quest’ultima modalità presenta maggiori possibilità di sviluppo industriale sia perché non prevede l’impiego di solventi organici, sia per la crescente affermazione dei sistemi di Hot Melt Extrusion nel settore farmaceutico. E’ quindi sempre di attualità la ricerca di nuovi materiali da impiegare quali carriers per la formulazione di dispersioni solide. Recentemente è stato immesso sul mercato un nuovo copolimero (Soluplus®, SLP) costituito da PEG6000, vinilcaprolattame e vinilacetato; SLP presenta buone proprietà tensioattivanti, è stabile al riscaldamento e termoplastico (Tg ~80°C). Scopo di questo studio è una valutazione di SLP nella preparazione di dispersioni solide per co-fusione contenenti un carbamazepina (CBZ) come farmaco modello poco solubile. Miscele fisiche (PM) di CBZ (forma III, stabile a temperatura ambiente, t.a.) e SLP in diverse proporzioni (1:9, 3:7, 1:1 e 7:3 p/p) e le corrispondenti dispersioni solide (co-melts, CM) ottenute per riscaldamento su piastra sono state caratterizzate in termini di proprietà dello stato solido mediante diffrattometria ai raggi x su polveri (PXRD), calorimetria differenziale a scansione (DSC) e test di dissoluzione. Dalle misure di caratterizzazione fisica risulta che la CBZ contenuta nelle miscele fisiche si trova nella forma cristallina originaria; le stesse presentano un profilo di dissoluzione molto simile tra di loro e a quello del farmaco tal quale. Al contrario, i dati PXRD e DSC indicano come tutto l’attivo sia in forma di dispersione molecolare per i CM con carico di CBZ fino al 30% (che si configurano quindi come vere e proprie soluzioni solide), e in parte anche in forma amorfa e/o cristallina (polimorfo I, metastabile a t.a.) in quelli a maggior carico. I profili di dissoluzione dei CM 1:9 e 3:7 p/p mostrano un importante aumento della velocità di passaggio in soluzione rispetto all’attivo tal quale. Per i sistemi a maggior carico, invece, si ottiene una velocità simile (CM 1:1) o addirittura inferiore (CM 7:3) rispetto alle corrispondenti PM. Tale risultato è stato spiegato ipotizzando un contributo dovuto alla possibile concomitante conversione in forma diidrata - più stabile e quindi meno solubile - della parte amorfa/cristallina di attivo presente in questi sistemi. Nel complesso i risultati indicano la possibilità di ottenere con metodo a caldo dispersioni solide a base di SLP, in grado di migliorare le proprietà biofarmaceutiche di CBZ, soprattutto quando l’attivo è incorporato nella dispersione in quantità fino al 30%. Questi risultati sono da considerarsi promettenti nell’ottica di una applicazione industriale di SLP in processi di Hot Melt Extrusion.Pubblicazioni consigliate
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