Prevaricazioni, guerre, ingiustizie sociali e asimmetrie di potere, sempre più evidenti e manifeste, imperversano e tinteggiano gli scenari quotidiani della rete della vita (Capra, 2006) dentro i quali, associandoci e ibridandoci in coreografie aperte e mutevoli con elementi umani e non-umani, continuiamo a vivere e a formarci come soggettività, a lavorare come pedagogisti, ricercatori, educatori. Nonostante gli sforzi di iniziative, che da anni, si pensi all’Agenda 2030, lavorano per promuovere un benessere ambientale e sociale (Santerini, 2018) e condizioni di sostenibilità equamente distribuite (Parricchi, 2020), troppo poco sembra essere cambiato in termini di mentalità individuale, di messa in discussione dei paradigmi dominanti e delle politiche globali e locali che imperterriti, sotto gli occhi di tutti, compresi studiosi e ricercatori, continuano a produrre degrado ambientale e sociale. Per affrontare l’inquietante “convergenza-postumana” (Braidotti 2013, 2019) nella quale ci troviamo non è il momento di grandiose teorizzazioni (Braidotti, 2020). Si tratta piuttosto di partire nel mezzo, concepire, ossia tradurre in gesti quotidiani e ordinari, un’ottica pedagogica attenta a una società più equa e inclusiva, capace di intessere processi e soggettività sostenibili. Come? Incominciando a stare “muovendosi tra le cose” e a divenire altro/molteplice (Deleuze e Guattari, 2017).
Resistere a un futuro probabile nel presente: crescere nel mezzo e tra le altre cose / C.V. Barbanti (EDUCAZIONE TERRA NATURA). - In: Muoversi tra le cose : Pedagogia, ecologia e relazionalità / [a cura di] M. Cagol, A. Ferrante. - [s.l] : Zeroseiup, 2024 Oct. - ISBN 979-12-80549-48-8. - pp. 39-46
Resistere a un futuro probabile nel presente: crescere nel mezzo e tra le altre cose.
C.V. Barbanti
2024
Abstract
Prevaricazioni, guerre, ingiustizie sociali e asimmetrie di potere, sempre più evidenti e manifeste, imperversano e tinteggiano gli scenari quotidiani della rete della vita (Capra, 2006) dentro i quali, associandoci e ibridandoci in coreografie aperte e mutevoli con elementi umani e non-umani, continuiamo a vivere e a formarci come soggettività, a lavorare come pedagogisti, ricercatori, educatori. Nonostante gli sforzi di iniziative, che da anni, si pensi all’Agenda 2030, lavorano per promuovere un benessere ambientale e sociale (Santerini, 2018) e condizioni di sostenibilità equamente distribuite (Parricchi, 2020), troppo poco sembra essere cambiato in termini di mentalità individuale, di messa in discussione dei paradigmi dominanti e delle politiche globali e locali che imperterriti, sotto gli occhi di tutti, compresi studiosi e ricercatori, continuano a produrre degrado ambientale e sociale. Per affrontare l’inquietante “convergenza-postumana” (Braidotti 2013, 2019) nella quale ci troviamo non è il momento di grandiose teorizzazioni (Braidotti, 2020). Si tratta piuttosto di partire nel mezzo, concepire, ossia tradurre in gesti quotidiani e ordinari, un’ottica pedagogica attenta a una società più equa e inclusiva, capace di intessere processi e soggettività sostenibili. Come? Incominciando a stare “muovendosi tra le cose” e a divenire altro/molteplice (Deleuze e Guattari, 2017).File | Dimensione | Formato | |
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