In all its twentieth-century stages, the technical innovation of the house is associated to homework and related to female identity. The electrified, mechanized and appliance equipped house is historically justified by the necessity to render homework less tiring and more efficient; in the Fifties sparing time is indeed functional to the logic of the media, and in particular television, which aspires to monopolize housewives’ leisure activities. In those years, media and household appliances join their forces to detain women in their houses functioning like factories provided with recreational activities. In the new millennium, conversely, the narration of the modern house changes: domotics – the encounter of information technology, electrotechnics and electronics that makes a home become ‘intelligent’ – designs hyperconnected and easy to manage interiors, investing mainly in comfort and entertainment. Its ideal dweller is not the ‘queen of the house’, but the working man who wants to automatize even the most banal practical operations. The smart house embraces and assists him with a female voice, but does not perform daily labour, totally disappeared from the agenda. Which of the two ideological traps is more insidious? The fake female empowerment that was produced by the story of her ability in the use of the domestic appliances, an excellent trick to lock women to their historical role, or the complete removal of domestic labour in high tech environments, in which sovereignty should be left to the male subject? By exploring the representation of smart houses in some key sci-fi movies, our article starts a reflection on the consequences of the radical integration of digital media and electrotechnical house: the idea of the ‘house of control’ and the theme of female post-pandemic condition; this latter consists in a new sense of home, a site for both domestic and professional labour. Smart working and smart house remain by now two parallel universes, but only their encounter allows to imagine creative strategies to re-design female identity.

In ciascuna delle sue fasi novecentesche, l’innovazione tecnologica della casa viene associata al lavoro domestico e connessa all’identità femminile. La casa elettrificata, meccanizzata e provvista di elettrodomestici è storicamente motivata dalla necessità di rendere il lavoro casalingo meno pesante e più efficiente, con un conseguente incremento del tempo libero, che negli anni Cinquanta la televisione mira ad assorbire. In quel momento, media ed elettrodomestici congiurano per rinchiudere le donne in case che funzionano come fabbriche provviste di un dopolavoro. Nel nuovo millennio, invece, la narrazione della casa moderna cambia: la domotica progetta interni iperconnessi, facili da gestire e che si distinguono per comfort e possibilità di intrattenimento. Il loro abitante ideale non è la ‘regina della casa’, ma l’uomo in carriera che mira ad automatizzare anche le più banali operazioni pratiche; la casa intelligente lo accoglie e lo assiste con voce di donna, senza per questo risolvere le incombenze quotidiane, del tutto uscite di scena. Quale delle due trappole ideologiche è più insidiosa? Il falso empowerment femminile prodotto dal racconto di acquisizione di competenze tecniche, ottima scusa per inchiodare le donne al loro ruolo storico, o la rimozione del lavoro casalingo in ambienti high tech che cedono la sovranità al soggetto maschile? Esplorando le rappresentazioni della smart house in alcuni esempi chiave del cinema di sci-fiction, l’articolo avvia una riflessione sulle ricadute di genere della radicale integrazione fra media digitali e casa elettrotecnica: l’idea di una ‘casa del controllo’, e il tema della condizione femminile post-pandemica; quest’ultima consiste in un nuovo senso della casa, luogo di un doppio lavoro, casalingo e professionale. Smart working e smart house restano per ora due universi paralleli, ma solo puntando al loro incrocio possiamo immaginare strategie di riprogettazione creativa dell’identità femminile.

Finestre sull'interno. Lo spazio femminile fra agency e mediatizzazione / C. Borroni, B. Grespi. - In: ARABESCHI. - ISSN 2282-0876. - 2023:21(2023), pp. 4.3.1-4.3.8. (Intervento presentato al FAScinA – Forum Annuale delle Studiose di Cinema e Audiovisivi. convegno «Ho ucciso l’angelo del focolare». Lo spazio domestico e la libertà ritrovata. tenutosi a niversità degli Studi di Sassari nel 2022).

Finestre sull'interno. Lo spazio femminile fra agency e mediatizzazione

B. Grespi
Ultimo
2023

Abstract

In all its twentieth-century stages, the technical innovation of the house is associated to homework and related to female identity. The electrified, mechanized and appliance equipped house is historically justified by the necessity to render homework less tiring and more efficient; in the Fifties sparing time is indeed functional to the logic of the media, and in particular television, which aspires to monopolize housewives’ leisure activities. In those years, media and household appliances join their forces to detain women in their houses functioning like factories provided with recreational activities. In the new millennium, conversely, the narration of the modern house changes: domotics – the encounter of information technology, electrotechnics and electronics that makes a home become ‘intelligent’ – designs hyperconnected and easy to manage interiors, investing mainly in comfort and entertainment. Its ideal dweller is not the ‘queen of the house’, but the working man who wants to automatize even the most banal practical operations. The smart house embraces and assists him with a female voice, but does not perform daily labour, totally disappeared from the agenda. Which of the two ideological traps is more insidious? The fake female empowerment that was produced by the story of her ability in the use of the domestic appliances, an excellent trick to lock women to their historical role, or the complete removal of domestic labour in high tech environments, in which sovereignty should be left to the male subject? By exploring the representation of smart houses in some key sci-fi movies, our article starts a reflection on the consequences of the radical integration of digital media and electrotechnical house: the idea of the ‘house of control’ and the theme of female post-pandemic condition; this latter consists in a new sense of home, a site for both domestic and professional labour. Smart working and smart house remain by now two parallel universes, but only their encounter allows to imagine creative strategies to re-design female identity.
In ciascuna delle sue fasi novecentesche, l’innovazione tecnologica della casa viene associata al lavoro domestico e connessa all’identità femminile. La casa elettrificata, meccanizzata e provvista di elettrodomestici è storicamente motivata dalla necessità di rendere il lavoro casalingo meno pesante e più efficiente, con un conseguente incremento del tempo libero, che negli anni Cinquanta la televisione mira ad assorbire. In quel momento, media ed elettrodomestici congiurano per rinchiudere le donne in case che funzionano come fabbriche provviste di un dopolavoro. Nel nuovo millennio, invece, la narrazione della casa moderna cambia: la domotica progetta interni iperconnessi, facili da gestire e che si distinguono per comfort e possibilità di intrattenimento. Il loro abitante ideale non è la ‘regina della casa’, ma l’uomo in carriera che mira ad automatizzare anche le più banali operazioni pratiche; la casa intelligente lo accoglie e lo assiste con voce di donna, senza per questo risolvere le incombenze quotidiane, del tutto uscite di scena. Quale delle due trappole ideologiche è più insidiosa? Il falso empowerment femminile prodotto dal racconto di acquisizione di competenze tecniche, ottima scusa per inchiodare le donne al loro ruolo storico, o la rimozione del lavoro casalingo in ambienti high tech che cedono la sovranità al soggetto maschile? Esplorando le rappresentazioni della smart house in alcuni esempi chiave del cinema di sci-fiction, l’articolo avvia una riflessione sulle ricadute di genere della radicale integrazione fra media digitali e casa elettrotecnica: l’idea di una ‘casa del controllo’, e il tema della condizione femminile post-pandemica; quest’ultima consiste in un nuovo senso della casa, luogo di un doppio lavoro, casalingo e professionale. Smart working e smart house restano per ora due universi paralleli, ma solo puntando al loro incrocio possiamo immaginare strategie di riprogettazione creativa dell’identità femminile.
DONNA; CASA; TELEVISIONE; SMART HOUSE; AUTOMATIZZAZIONE;
Settore L-ART/06 - Cinema, Fotografia e Televisione
2023
2023
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