Diorama, infanzia, scrittura in Durs Grünbein

Starting from Childhood in the Diorama, this paper investigates the connection between the fascination of dioramas presenting animals in their reconstructed habitat and writing as the active pivot around which Grünbein’s poetics of childhood revolves in relation to the disenchantment of the adult world. Parallels between the disillusioned grandparents, one of whom had worked at the Dresden slaughterhouse, and their not yet literate grandson are analysed in the light of the identification with the ani-mal. Through poetic writing the child redeems an idea of truth and reality, already expressed by Baudelaire, as a representation of the internal experiences of the subject trying to repair all the senseless pain inflicted by man on animals. The way Grünbein addresses the child in the reader, capable of compassion and identification with those creatures, which had no voice and still have no voice, captures one of the most distinctive and structuring features of Grünbein’s poetics.

A partire dallo scritto poetico Infanzia nel diorama, il presente lavoro indaga il nesso tra fascinazione dello spettacolo, che presenta gli animali nel loro habitat ricostruito, e scrittura, quale perno attivo intorno al quale ruota la poetica dell'infanzia di Durs Grünbein rispetto al disincanto del mondo adulto. Alla luce dell'immedesimazione del fanciullo non ancora alfabetizzato con l’animale, si evidenziano paralleli tra il bambi-no e il mondo adulto – uno dei nonni aveva lavorato per anni al mattatoio di Dresda. La scoperta della scrittura, dovuta in parte al nonno paterno, porta il bambino a ri-scattare una idea del vero già espressa da Baudelaire: una rappresentazione dei vissuti interni al soggetto atta a riparare, nell’atto di scrittura, tutto quel dolore animale cau-sato dall’uomo. Rivolgendosi, nel lettore, al bambino capace di compassione e di identificazione verso quelle creature che non hanno e non ebbero voce, Grünbein riscatta la sua e la nostra infanzia.