Tra le personalità più affascinanti, e forse meno note, del panorama intellettuale milanese tra Sette e Ottocento vi è Carlo Amoretti (1741-1816), erudito, poligrafo, naturalista e primo traduttore italiano nel 1779 della Geschichte der Kunst des Alterthums di Johann Joachim Winckelmann. Nonostante una certa fascinazione giovanile per gli scritti degli enciclopedisti, a cui fece seguito una convinta adesione al rinnovamento culturale attuato in Lombardia da Maria Teresa d’Austria e dai suoi successori, gli studi hanno evidenziato una certa neutralità dell’erudito rispetto alla vita politica, fattore non di poco conto, che gli permise di ricoprire importanti incarichi sia sotto la dominazione asburgica che sotto quella napoleonica e di assicurarsi per tutta la vita la tranquillità economica a lungo agognata. Malgrado il tentativo di «non avere rapporti, e dipendenze, o averne il meno possibile, con il sistema politico», un’analisi attenta dei suoi manoscritti, conservati in buona parte all’Istituto Lombardo – Accademia di Scienze e Lettere di Milano, permette di chiarire le reali posizioni di Amoretti, che non nascose mai nei suoi diari la propria insofferenza verso le scelte del nuovo governo francese – responsabile, tra le altre cose, della soppressione della Società Patriottica di Milano, di cui era segretario –, dimostrandosi particolarmente colpito dalle requisizioni di opere d’arte e manoscritti. L’intervento qui presentato intende indagare attraverso le vicende di Carlo Amoretti la condizione degli intellettuali di fronte ai cambiamenti culturali, istituzionali e socio-politici tra XVIII e XIX secolo: punto di partenza saranno i quaderni odeporici dell’erudito, preziose testimonianze – a oggi poco considerate – per la storiografia letteraria e artistica, che serviranno da spunto per analizzare episodi inediti di spoliazioni e collezionismo tra Sette e Ottocento. Si prenderà in considerazione anche un nutrito gruppo di lettere inedite che Amoretti inviò tra il 1796 e il 1802 a Ubaldo Cassina, già professore di Filosofia Morale all’Università di Parma, e Alberto Fortis, naturalista padovano, divise tra la Biblioteca Ambrosiana e l’Istituto Lombardo di Milano: con tono intimo e immediato, il poligrafo aggiorna quotidianamente i suoi corrispondenti sugli avvenimenti incerti e tumultuosi di quegli anni, non nascondendo le preoccupazioni per le tensioni politiche nel Nord Italia, da cui sarebbe dipeso il suo destino di intellettuale gradito all’Impero asburgico.

Gli eruditi e le arti a Milano negli anni della Rivoluzione : il caso di Carlo Amoretti attraverso alcuni carteggi poco noti / G. Truglia (CLIO. SAGGI DI SCIENZE STORICHE, ARCHEOLOGICHE E STORICO-ARTISTICHE). - In: Il mondo in subbuglio : ricerche sull’età delle rivoluzioni (1789-1849) / [a cura di] M. Dinacci, D. Maione. - Napoli : FedOA - Federico II University Press, 2022 Dec 28. - ISBN 978-88-6887-153-6. - pp. 233-254 (( convegno L’età della Rivoluzione (1789-1848) : Prospettive di ricerca tenutosi a Napoli nel 2021.

Gli eruditi e le arti a Milano negli anni della Rivoluzione : il caso di Carlo Amoretti attraverso alcuni carteggi poco noti

G. Truglia
2022

Abstract

Tra le personalità più affascinanti, e forse meno note, del panorama intellettuale milanese tra Sette e Ottocento vi è Carlo Amoretti (1741-1816), erudito, poligrafo, naturalista e primo traduttore italiano nel 1779 della Geschichte der Kunst des Alterthums di Johann Joachim Winckelmann. Nonostante una certa fascinazione giovanile per gli scritti degli enciclopedisti, a cui fece seguito una convinta adesione al rinnovamento culturale attuato in Lombardia da Maria Teresa d’Austria e dai suoi successori, gli studi hanno evidenziato una certa neutralità dell’erudito rispetto alla vita politica, fattore non di poco conto, che gli permise di ricoprire importanti incarichi sia sotto la dominazione asburgica che sotto quella napoleonica e di assicurarsi per tutta la vita la tranquillità economica a lungo agognata. Malgrado il tentativo di «non avere rapporti, e dipendenze, o averne il meno possibile, con il sistema politico», un’analisi attenta dei suoi manoscritti, conservati in buona parte all’Istituto Lombardo – Accademia di Scienze e Lettere di Milano, permette di chiarire le reali posizioni di Amoretti, che non nascose mai nei suoi diari la propria insofferenza verso le scelte del nuovo governo francese – responsabile, tra le altre cose, della soppressione della Società Patriottica di Milano, di cui era segretario –, dimostrandosi particolarmente colpito dalle requisizioni di opere d’arte e manoscritti. L’intervento qui presentato intende indagare attraverso le vicende di Carlo Amoretti la condizione degli intellettuali di fronte ai cambiamenti culturali, istituzionali e socio-politici tra XVIII e XIX secolo: punto di partenza saranno i quaderni odeporici dell’erudito, preziose testimonianze – a oggi poco considerate – per la storiografia letteraria e artistica, che serviranno da spunto per analizzare episodi inediti di spoliazioni e collezionismo tra Sette e Ottocento. Si prenderà in considerazione anche un nutrito gruppo di lettere inedite che Amoretti inviò tra il 1796 e il 1802 a Ubaldo Cassina, già professore di Filosofia Morale all’Università di Parma, e Alberto Fortis, naturalista padovano, divise tra la Biblioteca Ambrosiana e l’Istituto Lombardo di Milano: con tono intimo e immediato, il poligrafo aggiorna quotidianamente i suoi corrispondenti sugli avvenimenti incerti e tumultuosi di quegli anni, non nascondendo le preoccupazioni per le tensioni politiche nel Nord Italia, da cui sarebbe dipeso il suo destino di intellettuale gradito all’Impero asburgico.
rivoluzione francese; spoliazioni artistiche; età napoleonica; erudizione; corrispondenza; carlo amoretti; alberto fortis; ubaldo cassina; milano; lombardia;
Settore L-ART/02 - Storia dell'Arte Moderna
28-dic-2022
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