Nel 1937 in un articolo sulla fotografia in pubblicità, Antonio Boggeri – che aveva aperto nel 1933 in via Borghetto 5 a Milano l’omonimo Studio - racconta “una storiella piena di significati” di qualche anno prima: protagonista un cliente che strillava d’esser stato giocato e defraudato, pretendendo di pagare la metà di un bozzetto presentatogli da un pittore, perché vi aveva incollato un paio di gambe fotografiche, invece di disegnarle. Si riteneva altrettanto capace di simili «spiritosità». Nel gennaio 1930 Labarre, pseudonimo di Guido Mazzali, direttore de“L’Ufficio Moderno” si era chiesto Fotomontage, fotomontage: ma che cosa è?, riprendendo un articolo dell’anno prima di Vinicio Paladini, che “del Fotomontage è un cultore”. Concentrandosi sul periodo cruciale tra 1930 e 1937, questo volume prova a rispondere a questa domanda attraverso una ricerca sistematica dei fotomontaggi e degli articoli pubblicati sui periodici illustrati italiani, facendo emergere gli apporti di personalità di particolare originalità, i contatti con le avanguardie europee, gli scambi con gli architetti e il ruolo della fotografia e della tipografia. Il principio di montaggio è decisivo per la trasformazione del linguaggio artistico in età contemporanea, soprattutto quando ai mezzi tradizionali della pittura e della grafica cominciano a essere combinati frammenti di oggetti e di immagini grafiche e fotografiche. Intorno al 1920, nelle mani di artisti come Aleksandr Rodčenko, El Lisitskij, László Moholy-Nagy e John Heartfield, il fotomontaggio diventa una tecnica espressiva esemplare della modernità del XX secolo. La novità del fenomeno in Italia spiega la confusione terminologica di tanti articoli e didascalie di illustrazioni a loro corredo. Spesso, infatti, si ricorre agli stessi termini per opere realizzate con tecniche diverse: sovrimpressioni sul medesimo negativo in camera oscura, ritaglio e giustapposizione di soli frammenti fotografici, frammenti fotografici inseriti in un disegno o in una cornice grafica. Vinicio Paladini, per esempio, chiama fotomontage i suoi fotocollage, Bruno Munari usa il termine più generico di composizioni fotografiche, Marcello Nizzoli parla di composizioni e Guido Fiorini di mosaici fotografici. La costruzione di un album fotografico attraverso i fotomontaggi analizzati restituisce lo spaccato di un’epoca tra esigenze di modernità attraverso soluzioni formali d’avanguardia e raffinata sperimentalità e testimonia l’importanza della nascente comunicazione di massa.

"Fotomontage, fotomontage: ma che cosa è?" Fotomontaggi, fotomosaici, fotocomposizioni, fotoimpaginazioni nelle riviste illustrate italiane degli anni Trenta / S. Bignami. - Milano : Scalpendi editore, 2023. - ISBN 9788832203851.

"Fotomontage, fotomontage: ma che cosa è?" Fotomontaggi, fotomosaici, fotocomposizioni, fotoimpaginazioni nelle riviste illustrate italiane degli anni Trenta

S. Bignami
2023

Abstract

Nel 1937 in un articolo sulla fotografia in pubblicità, Antonio Boggeri – che aveva aperto nel 1933 in via Borghetto 5 a Milano l’omonimo Studio - racconta “una storiella piena di significati” di qualche anno prima: protagonista un cliente che strillava d’esser stato giocato e defraudato, pretendendo di pagare la metà di un bozzetto presentatogli da un pittore, perché vi aveva incollato un paio di gambe fotografiche, invece di disegnarle. Si riteneva altrettanto capace di simili «spiritosità». Nel gennaio 1930 Labarre, pseudonimo di Guido Mazzali, direttore de“L’Ufficio Moderno” si era chiesto Fotomontage, fotomontage: ma che cosa è?, riprendendo un articolo dell’anno prima di Vinicio Paladini, che “del Fotomontage è un cultore”. Concentrandosi sul periodo cruciale tra 1930 e 1937, questo volume prova a rispondere a questa domanda attraverso una ricerca sistematica dei fotomontaggi e degli articoli pubblicati sui periodici illustrati italiani, facendo emergere gli apporti di personalità di particolare originalità, i contatti con le avanguardie europee, gli scambi con gli architetti e il ruolo della fotografia e della tipografia. Il principio di montaggio è decisivo per la trasformazione del linguaggio artistico in età contemporanea, soprattutto quando ai mezzi tradizionali della pittura e della grafica cominciano a essere combinati frammenti di oggetti e di immagini grafiche e fotografiche. Intorno al 1920, nelle mani di artisti come Aleksandr Rodčenko, El Lisitskij, László Moholy-Nagy e John Heartfield, il fotomontaggio diventa una tecnica espressiva esemplare della modernità del XX secolo. La novità del fenomeno in Italia spiega la confusione terminologica di tanti articoli e didascalie di illustrazioni a loro corredo. Spesso, infatti, si ricorre agli stessi termini per opere realizzate con tecniche diverse: sovrimpressioni sul medesimo negativo in camera oscura, ritaglio e giustapposizione di soli frammenti fotografici, frammenti fotografici inseriti in un disegno o in una cornice grafica. Vinicio Paladini, per esempio, chiama fotomontage i suoi fotocollage, Bruno Munari usa il termine più generico di composizioni fotografiche, Marcello Nizzoli parla di composizioni e Guido Fiorini di mosaici fotografici. La costruzione di un album fotografico attraverso i fotomontaggi analizzati restituisce lo spaccato di un’epoca tra esigenze di modernità attraverso soluzioni formali d’avanguardia e raffinata sperimentalità e testimonia l’importanza della nascente comunicazione di massa.
2023
fotografia; fotomontaggio; riviste illustrate; tipografia; anni Trenta;
Settore L-ART/03 - Storia dell'Arte Contemporanea
"Fotomontage, fotomontage: ma che cosa è?" Fotomontaggi, fotomosaici, fotocomposizioni, fotoimpaginazioni nelle riviste illustrate italiane degli anni Trenta / S. Bignami. - Milano : Scalpendi editore, 2023. - ISBN 9788832203851.
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