Scopo del presente contributo è quello di focalizzare l’attenzione su un aspetto essenziale della creatura di monsignor Polvara che perdura tuttora, sebbene in modo differente, ovvero l’articolazione strutturale della Scuola in laboratori specifici per (quasi) ogni disciplina artistica . In questi laboratori emerge l’originaria componente tecnico-pratica e creativa della Beato Angelico, in costante affiancamento – naturale e indispensabile completamento reciproco – alla formazione teorica in campo letterario, artistico, architettonico, liturgico, biblico e teologico. Volendo sviluppare una ricostruzione storica di circostanze, eventi e caratteristiche di questi laboratori ci si scontra, però, con la costante lacunosità delle fonti e delle testimonianze, resa ancor più grave dalla consuetudine propria della Scuola di non tenere un’accurata documentazione della propria storia . Individuare i nomi dei docenti delle varie discipline e gli anni in cui essi prestarono servizio è possibile perciò solo in modo discontinuo e con un certo grado di imprecisione. A ciò si aggiunga che nel caso dei laboratori di cesello, vetrate o ricamo spesso erano i maestri architetti o scultori e pittori a guidare l’azione, fornendo ad esempio i disegni e i progetti, che poi gli allievi – coadiuvati da collaboratori specializzati – realizzavano materialmente. Quanto agli allievi, ciascuno faceva esperienza di quasi tutte le discipline presenti, orientandosi poi verso quella per la quale risultava meglio versato, assecondando il principio (tipico della Scuola) di quella “università delle arti” e il concetto di “bottega” dove tutti in modo concorde e anonimo collaborano sotto un’unica guida, quella del maestro architetto e sacerdote. Infine, i materiali archivistici relativi ai laboratori, conservati e resi fruibili, sono esclusivamente di tipo grafico, mancando tutta quella parte testuale di documentazione composta da lettere, fatture, preventivi, etc. Ciò detto, quanto segue vuole fornire le coordinate fondamentali, utili a inquadrare l’argomento dei laboratori: dati certi su persone, oggetti, luoghi, date, motivazioni e metodo.
I laboratori della Scuola Beato Angelico: tracce di una storia / M. Cavenago. ((Intervento presentato al convegno Le origini e il contesto della Scuola Beato Angelico. Sondaggi sulla produzione di architettura e arti applicate tenutosi a Milano : 14 marzo nel 2023.
I laboratori della Scuola Beato Angelico: tracce di una storia
M. Cavenago
2023
Abstract
Scopo del presente contributo è quello di focalizzare l’attenzione su un aspetto essenziale della creatura di monsignor Polvara che perdura tuttora, sebbene in modo differente, ovvero l’articolazione strutturale della Scuola in laboratori specifici per (quasi) ogni disciplina artistica . In questi laboratori emerge l’originaria componente tecnico-pratica e creativa della Beato Angelico, in costante affiancamento – naturale e indispensabile completamento reciproco – alla formazione teorica in campo letterario, artistico, architettonico, liturgico, biblico e teologico. Volendo sviluppare una ricostruzione storica di circostanze, eventi e caratteristiche di questi laboratori ci si scontra, però, con la costante lacunosità delle fonti e delle testimonianze, resa ancor più grave dalla consuetudine propria della Scuola di non tenere un’accurata documentazione della propria storia . Individuare i nomi dei docenti delle varie discipline e gli anni in cui essi prestarono servizio è possibile perciò solo in modo discontinuo e con un certo grado di imprecisione. A ciò si aggiunga che nel caso dei laboratori di cesello, vetrate o ricamo spesso erano i maestri architetti o scultori e pittori a guidare l’azione, fornendo ad esempio i disegni e i progetti, che poi gli allievi – coadiuvati da collaboratori specializzati – realizzavano materialmente. Quanto agli allievi, ciascuno faceva esperienza di quasi tutte le discipline presenti, orientandosi poi verso quella per la quale risultava meglio versato, assecondando il principio (tipico della Scuola) di quella “università delle arti” e il concetto di “bottega” dove tutti in modo concorde e anonimo collaborano sotto un’unica guida, quella del maestro architetto e sacerdote. Infine, i materiali archivistici relativi ai laboratori, conservati e resi fruibili, sono esclusivamente di tipo grafico, mancando tutta quella parte testuale di documentazione composta da lettere, fatture, preventivi, etc. Ciò detto, quanto segue vuole fornire le coordinate fondamentali, utili a inquadrare l’argomento dei laboratori: dati certi su persone, oggetti, luoghi, date, motivazioni e metodo.File | Dimensione | Formato | |
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