In queste pagine riprendo le domande che avevo posto in occasione della presen¬tazione del libro di Salvatore Veca Prove di autoritratto (2020). All’ultimo Salvatore non poté partecipare a quel¬la discussione – seppi poi – per il riacutizzarsi del male che in seguito lo portò via. In mancanza di una risposta diretta da parte dell’autore di Prove di autoritratto, ho quindi provato a riprendere il dialogo cercando risposta alle domande nei suoi testi, che si svolgono attraverso oltre un quarantennio (dal Saggio sul programma scientifico di Marx del 1977 alle Prove di autoritratto del 2020). Interpretati con quel tanto di comprensione simpatetica introspettiva che può derivare dall’aver letto quelle opere mano a mano che uscivano con lo spirito dell’allievo – sia pure ormai “classificato” sotto altra disciplina – ogni volta avidamente in attesa di una novità: temi da discutere in occasione del prossimo incontro. Va preliminarmente chiarito che qui non pretendo di occuparmi dell’intera opera filosofica di Veca, ma di un suo aspetto particolare, sia pure essenziale a mio avviso, ovvero l’essere tale opera sempre anche rivolta a costituire un’offerta per la cultura politica della sinistra italiana. Tale aspetto è più evidente in alcuni scritti come Cittadinanza (1990), Dizionario minimo (2009), Non c’è alternativa. Falso! (2014) e Il senso della pos¬sibilità (2018). Tuttavia anche volumi più orientati alla discussione teorica come La società giusta (1982) e opere più tarde come Dell’in¬certezza (2006) e L’idea di incompletezza (2011), in cui Veca sembra tornare a interessi epistemologici o meta-etici più che etico-poli¬tici, sono nondimeno centrali per capire l’offerta filosofica per la cultura politica. Anche il Saggio sul programma scientifico di Marx – un libro che ha consentito alla cultura marxista italiana di “voltare pagina” – in cui Veca applica la metodologia dei programmi di ricerca scientifici alla ricostruzion“interna” di un “programma di ricerca scientifico” in cui si saldano assieme filosofia della storia ed economia politica è, come vedremo, essenziale ai nostri scopi. Lo è nonostante il fatto che tale testo abbia program¬maticamente un impegno analitico volto a considerare Marx economista e scien¬ziato sociale “come uno dei classici”, la cui valutazione possa essere svolta indi¬pendentemente dalle lealtà politiche del momento. Data questa particolare prospettiva, è chiaro che le mie pagine non si riferiscono soltanto alle idee oggettive come rinvenute nei testi, ma debbono anche tener conto delle esperienze soggettive, sia quelle di Veca riportate nell’auto¬biografia, sia quelle talvolta vissute in prima persona, alle quali occasionalmente l’autobiografia di Veca fa rife¬rimento. Insomma, anziché essere solo un confronto con le idee che popolano il “terzo mondo di Platone e di Popper”, sarà un po’ un andirivieni tra “terzo mondo” (quello delle idee oggettive che prendono autonomia dalle intenzioni e dagli stati psicologici dell’autore) e “secondo mondo” (quello delle storie vissute). Nelle sezioni 8 e 9 poi il dialogo si farà più denso, poiché non mi limiterò a cercare le risposte del maestro, ma mi impegnerò a “provocarlo” con qualche formulazione alternativa di temi da lui stesso trattati. Per forza – chiedendo venia al lettore – nel farlo dovrò almeno cercare di non stare troppo al di sotto degli standard di rigore dell’interlocutore (sebbene egli ormai non risponderà.

L'offerta filosofica per la cultura politica di sinistra: un dialogo interrotto / L. Sacconi - In: Per Salvatore Veca / [a cura di] F. Capelli. - Milano : Casa della cultura, 2022. - ISBN 978-88-99004-71-2. - pp. 43-96

L'offerta filosofica per la cultura politica di sinistra: un dialogo interrotto

L. Sacconi
2022

Abstract

In queste pagine riprendo le domande che avevo posto in occasione della presen¬tazione del libro di Salvatore Veca Prove di autoritratto (2020). All’ultimo Salvatore non poté partecipare a quel¬la discussione – seppi poi – per il riacutizzarsi del male che in seguito lo portò via. In mancanza di una risposta diretta da parte dell’autore di Prove di autoritratto, ho quindi provato a riprendere il dialogo cercando risposta alle domande nei suoi testi, che si svolgono attraverso oltre un quarantennio (dal Saggio sul programma scientifico di Marx del 1977 alle Prove di autoritratto del 2020). Interpretati con quel tanto di comprensione simpatetica introspettiva che può derivare dall’aver letto quelle opere mano a mano che uscivano con lo spirito dell’allievo – sia pure ormai “classificato” sotto altra disciplina – ogni volta avidamente in attesa di una novità: temi da discutere in occasione del prossimo incontro. Va preliminarmente chiarito che qui non pretendo di occuparmi dell’intera opera filosofica di Veca, ma di un suo aspetto particolare, sia pure essenziale a mio avviso, ovvero l’essere tale opera sempre anche rivolta a costituire un’offerta per la cultura politica della sinistra italiana. Tale aspetto è più evidente in alcuni scritti come Cittadinanza (1990), Dizionario minimo (2009), Non c’è alternativa. Falso! (2014) e Il senso della pos¬sibilità (2018). Tuttavia anche volumi più orientati alla discussione teorica come La società giusta (1982) e opere più tarde come Dell’in¬certezza (2006) e L’idea di incompletezza (2011), in cui Veca sembra tornare a interessi epistemologici o meta-etici più che etico-poli¬tici, sono nondimeno centrali per capire l’offerta filosofica per la cultura politica. Anche il Saggio sul programma scientifico di Marx – un libro che ha consentito alla cultura marxista italiana di “voltare pagina” – in cui Veca applica la metodologia dei programmi di ricerca scientifici alla ricostruzion“interna” di un “programma di ricerca scientifico” in cui si saldano assieme filosofia della storia ed economia politica è, come vedremo, essenziale ai nostri scopi. Lo è nonostante il fatto che tale testo abbia program¬maticamente un impegno analitico volto a considerare Marx economista e scien¬ziato sociale “come uno dei classici”, la cui valutazione possa essere svolta indi¬pendentemente dalle lealtà politiche del momento. Data questa particolare prospettiva, è chiaro che le mie pagine non si riferiscono soltanto alle idee oggettive come rinvenute nei testi, ma debbono anche tener conto delle esperienze soggettive, sia quelle di Veca riportate nell’auto¬biografia, sia quelle talvolta vissute in prima persona, alle quali occasionalmente l’autobiografia di Veca fa rife¬rimento. Insomma, anziché essere solo un confronto con le idee che popolano il “terzo mondo di Platone e di Popper”, sarà un po’ un andirivieni tra “terzo mondo” (quello delle idee oggettive che prendono autonomia dalle intenzioni e dagli stati psicologici dell’autore) e “secondo mondo” (quello delle storie vissute). Nelle sezioni 8 e 9 poi il dialogo si farà più denso, poiché non mi limiterò a cercare le risposte del maestro, ma mi impegnerò a “provocarlo” con qualche formulazione alternativa di temi da lui stesso trattati. Per forza – chiedendo venia al lettore – nel farlo dovrò almeno cercare di non stare troppo al di sotto degli standard di rigore dell’interlocutore (sebbene egli ormai non risponderà.
Settore SECS-P/02 - Politica Economica
2022
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