La Classis Asiatica dell’Accademia Ambrosiana nel triennio 2017-2019 ha promosso intensi studi e ricerche che hanno coinvolto non solo le quattro Sezioni di area cinese, giapponese, indiana e centroasiatica, ma anche l’area di coreanistica, dedicandosi principalmente – ma non esclusivamente – alle tematiche delle diverse forme e concezioni etico-giuridiche, spazio-temporali, antropologiche ed ambientali. I contributi più significativi pervenuti, presentati ai Dies Academici nel biennio 2017-2018, vengono qui pubblicati in un unico volume, altri lo saranno nel prossimo in preparazione. Un ringraziamento particolare va ai Curatori Maria Angelillo, Clara Bulfoni e Filippo Fasulo, che con l’intero Segretariato Accademico hanno seguito e realizzato questa impegnativa edizione. Le sfide della diversità sono magistralmente introdotte e delineate, come propone Donatella Dolcini, facendo riferimento al mare magnum della tradizione odeporica indiana, argomento questo “di enorme vastità e complessità”, di fronte al quale “la locuzione fallisce nell’aderenza alla situazione specifica”, suggerendo un atteggiamento di umiltà di “pellegrini di sentieri invisibili” (Tagore). Su questi percorsi si snodano i ricchi e vari saggi di ambito letterario, giuridico, sociale, spaziando tra India, Turchia, Corea, Giappone e Cina; la forse solo apparente eterogeneità riflette, in realtà, l’intreccio – talora denso di drammaticità – che Giorgio Fabio Colombo pone in rilievo a proposito del ‘dialogo’ fra Diritto e Letteratura; a volte questa tensione esplode nell’analisi delle discriminazioni castali e nelle scelte lessicali e terminologiche, come nel caso dei Gypsy analizzato da Maria Angelillo che osserva: The Kalbeliyas’ internalization and appropriation of the heteronomous term Gypsy openly proves how deeply colonial societies and their members have been affected by the economic, political and cultural policies of dominant cultures. Tra le altre moltissime e profonde suggestioni che questi saggi potranno indurre nei lettori, merita almeno di essere menzionata la riflessione sul rapporto che intercorre tra la promozione e l’educazione ai diritti umani, il confucianesimo e il cristianesimo, come bene osserva Thomas Hong-Soon Han: “Il confucianesimo sottolinea che la virtù principale, l’umanità (nel senso di “benevolenza”), deve essere praticata verso tutti, al di là dell’ambito delle più strette relazioni personali … sebbene il concetto del ren (l’umanità o la benevolenza) non implichi un carattere soteriologico, esso ha un filo comune che in qualche modo lo collega al precetto cristiano dell’amore verso gli altri, come pietra angolare dell’edificio dei diritti umani”. Le scelte e gli orientamenti accademici condotti in questi anni recenti non potevano, evidentemente, prevedere in modo specifico l’esplosione o l’acutizzarsi di crisi come quelle ambientali, sanitarie e belliche, dinanzi alle quali l’umanità si trova oggi esposta in campo ecologico, pandemico o di violazione di diritti internazionalmente riconosciuti. Ciononostante, le metodologie interdisciplinari che la Classe ha fin qui rigorosamente applicato, e le tematiche sulle quali gli Accademici si sono confrontati, potranno contribuire a un clima di fiducia e ad incrementare dialogo e cooperazione nelle aree di reciproco interesse sociale, scientifico, culturale, giuridico, artistico ed educativo, valorizzando tutte le risorse del patrimonio umanistico, spirituale e religioso che possono aiutare nel cammino verso la pace e il bene comune. Su queste vie potremo avanzare insieme ricordando che 天之道不争而善胜。Tiān zhī dào bù zhēng èr shàn shèng “La via del Cielo è di non lottare”, custodendo tre tesori: 我有三宝。。。一曰慈二曰儉三曰不敢为天下先。Wŏ yŏu sān băo…yī yuē cí, èr yuē jiăn, sān yuē bù găn wéi tiān xià xiān “Il primo tesoro si chiama mansuetudine, il secondo moderazione, il terzo non osare essere il primo nel mondo” (Dao Dejing, 73; 67).
Forme e interpretazioni reciproche delle diversità in Asia / D. Dolcini, P. Magnone, L. Acquarone, G. Bellingeri, V. D'Urso, G.F. Colombo, Dai Yokomizo, C. Molteni, T.H. Han, G. Cavoli, N. Riva, D. Suardi, M. Angelillo, C. Bulfoni, L.S. Feng, P.F. Fumagalli ; [a cura di] M. Angelillo, C. Bulfoni, F. Fasulo. - Milano : Biblioteca Ambrosiana, 2021. - ISBN 978-88-6894-559-6. ((.
Forme e interpretazioni reciproche delle diversità in Asia
C. Bulfoni
;
2021
Abstract
La Classis Asiatica dell’Accademia Ambrosiana nel triennio 2017-2019 ha promosso intensi studi e ricerche che hanno coinvolto non solo le quattro Sezioni di area cinese, giapponese, indiana e centroasiatica, ma anche l’area di coreanistica, dedicandosi principalmente – ma non esclusivamente – alle tematiche delle diverse forme e concezioni etico-giuridiche, spazio-temporali, antropologiche ed ambientali. I contributi più significativi pervenuti, presentati ai Dies Academici nel biennio 2017-2018, vengono qui pubblicati in un unico volume, altri lo saranno nel prossimo in preparazione. Un ringraziamento particolare va ai Curatori Maria Angelillo, Clara Bulfoni e Filippo Fasulo, che con l’intero Segretariato Accademico hanno seguito e realizzato questa impegnativa edizione. Le sfide della diversità sono magistralmente introdotte e delineate, come propone Donatella Dolcini, facendo riferimento al mare magnum della tradizione odeporica indiana, argomento questo “di enorme vastità e complessità”, di fronte al quale “la locuzione fallisce nell’aderenza alla situazione specifica”, suggerendo un atteggiamento di umiltà di “pellegrini di sentieri invisibili” (Tagore). Su questi percorsi si snodano i ricchi e vari saggi di ambito letterario, giuridico, sociale, spaziando tra India, Turchia, Corea, Giappone e Cina; la forse solo apparente eterogeneità riflette, in realtà, l’intreccio – talora denso di drammaticità – che Giorgio Fabio Colombo pone in rilievo a proposito del ‘dialogo’ fra Diritto e Letteratura; a volte questa tensione esplode nell’analisi delle discriminazioni castali e nelle scelte lessicali e terminologiche, come nel caso dei Gypsy analizzato da Maria Angelillo che osserva: The Kalbeliyas’ internalization and appropriation of the heteronomous term Gypsy openly proves how deeply colonial societies and their members have been affected by the economic, political and cultural policies of dominant cultures. Tra le altre moltissime e profonde suggestioni che questi saggi potranno indurre nei lettori, merita almeno di essere menzionata la riflessione sul rapporto che intercorre tra la promozione e l’educazione ai diritti umani, il confucianesimo e il cristianesimo, come bene osserva Thomas Hong-Soon Han: “Il confucianesimo sottolinea che la virtù principale, l’umanità (nel senso di “benevolenza”), deve essere praticata verso tutti, al di là dell’ambito delle più strette relazioni personali … sebbene il concetto del ren (l’umanità o la benevolenza) non implichi un carattere soteriologico, esso ha un filo comune che in qualche modo lo collega al precetto cristiano dell’amore verso gli altri, come pietra angolare dell’edificio dei diritti umani”. Le scelte e gli orientamenti accademici condotti in questi anni recenti non potevano, evidentemente, prevedere in modo specifico l’esplosione o l’acutizzarsi di crisi come quelle ambientali, sanitarie e belliche, dinanzi alle quali l’umanità si trova oggi esposta in campo ecologico, pandemico o di violazione di diritti internazionalmente riconosciuti. Ciononostante, le metodologie interdisciplinari che la Classe ha fin qui rigorosamente applicato, e le tematiche sulle quali gli Accademici si sono confrontati, potranno contribuire a un clima di fiducia e ad incrementare dialogo e cooperazione nelle aree di reciproco interesse sociale, scientifico, culturale, giuridico, artistico ed educativo, valorizzando tutte le risorse del patrimonio umanistico, spirituale e religioso che possono aiutare nel cammino verso la pace e il bene comune. Su queste vie potremo avanzare insieme ricordando che 天之道不争而善胜。Tiān zhī dào bù zhēng èr shàn shèng “La via del Cielo è di non lottare”, custodendo tre tesori: 我有三宝。。。一曰慈二曰儉三曰不敢为天下先。Wŏ yŏu sān băo…yī yuē cí, èr yuē jiăn, sān yuē bù găn wéi tiān xià xiān “Il primo tesoro si chiama mansuetudine, il secondo moderazione, il terzo non osare essere il primo nel mondo” (Dao Dejing, 73; 67).Pubblicazioni consigliate
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