In alcuni programmi di ricerca molto influenti concernenti, per esempio, il funzionamento dei nostri processi decisionali o gli errori sistematici che caratterizzano il ragionamento umano, la collaborazione tra filosofi e scienziati cognitivi si è dimostrata essenziale per valutare le implicazioni dei risultati sperimentali e promuovere interventi volti a ristabilire autonomia decisionale e razionalità. In questo articolo sosteniamo che un’analoga collaborazione tra filosofi della mente, epistemologi e psicologi sociali e cognitivi è necessaria per far luce sul fenomeno delle teorie del complotto. In particolare, questa collaborazione è imprescindibile per ottenere una comprensione adeguata della natura di tali teorie, dei meccanismi cognitivi che le sottendono e delle possibili misure che possono contrastare la loro diffusione. Lo dimostriamo analizzando in dettaglio il caso recente delle teorie negazioniste sul COVID-19 e di altre teorie “alternative” sull’origine e rischi del virus. La nostra analisi mostra da un lato che le teorie complottiste non sono necessariamente false e irrazionali, e dall’altro che esse rispondono a fondamentali bisogni epistemici e psicologici. La collaborazione interdisciplinare all’intersezione tra filosofia e scienza cognitiva può aiutare a identificare mezzi alternativi per soddisfare quegli stessi bisogni, prevenendo così l’insorgenza e la diffusione del complottismo.
Complottismi, negazionismi, e altre distorsioni cognitive: una sfida all'incrocio tra psicologia e filosofia / A. Ichino, L. Bortolotti. - In: SYZETESIS. - ISSN 1974-5044. - 8(2021), pp. 143-162. [10.53242/syzetesis/9]
Complottismi, negazionismi, e altre distorsioni cognitive: una sfida all'incrocio tra psicologia e filosofia
A. Ichino;
2021
Abstract
In alcuni programmi di ricerca molto influenti concernenti, per esempio, il funzionamento dei nostri processi decisionali o gli errori sistematici che caratterizzano il ragionamento umano, la collaborazione tra filosofi e scienziati cognitivi si è dimostrata essenziale per valutare le implicazioni dei risultati sperimentali e promuovere interventi volti a ristabilire autonomia decisionale e razionalità. In questo articolo sosteniamo che un’analoga collaborazione tra filosofi della mente, epistemologi e psicologi sociali e cognitivi è necessaria per far luce sul fenomeno delle teorie del complotto. In particolare, questa collaborazione è imprescindibile per ottenere una comprensione adeguata della natura di tali teorie, dei meccanismi cognitivi che le sottendono e delle possibili misure che possono contrastare la loro diffusione. Lo dimostriamo analizzando in dettaglio il caso recente delle teorie negazioniste sul COVID-19 e di altre teorie “alternative” sull’origine e rischi del virus. La nostra analisi mostra da un lato che le teorie complottiste non sono necessariamente false e irrazionali, e dall’altro che esse rispondono a fondamentali bisogni epistemici e psicologici. La collaborazione interdisciplinare all’intersezione tra filosofia e scienza cognitiva può aiutare a identificare mezzi alternativi per soddisfare quegli stessi bisogni, prevenendo così l’insorgenza e la diffusione del complottismo.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Ichino 2021_Complottismi, Negazionismi, e Altre Distorsioni Cognitive....pdf
accesso aperto
Tipologia:
Publisher's version/PDF
Dimensione
224.71 kB
Formato
Adobe PDF
|
224.71 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.