L'emigrazione illegale di spagnoli e portoghesi nell'Europa dei "trenta gloriosi" e il confronto con il caso degli italiani

L'illegalità di espatrio nel caso degli emigranti spagnoli e portoghesi nell'Europa occidentale nel secondo dopoguerra è stata molto elevata, superiore al 50% nel caso dei lavoratori, non solo a causa delle restrizioni vigenti nei paesi di immigrazione e della frequente tolleranza di questi ultimi, ma anche a causa delle forti restrizioni che i governi di Madrid e Lisbona frapponevano all'espatrio. Queste ultime restrizioni derivavano dalla paura del contagio democratico a cui gli emigranti sarebbero stati esposti all'estero, dal timore che la perdita di braccia penalizzasse il blocco agrario e industriale interno, dalla volontà di protezione "morale" delle donne, dalla necessità di riservare il potenziale demografico alle colonie e alle guerre coloniali nel caso del Portogallo. L'ispirazione più liberale della politica emigratoria italiana attenuò in parte l'entità dell'esodo illegale italiano rispetto ai casi iberici.