The analysis of regulation (EU) 2020/1783 of 25 November 2020 provides an opportunity to review the overall regulatory framework of cooperation in the taking of evidence applicable in the relations between the Member States of the European Union, to underline the elements of novelty or to detect the critical issues that still exist. It shows that the mechanisms envisaged appear to be suitable for achieving the objectives which the uniform framework sets itself: they oblige the authorities of the Member States to cooperate, almost without exception; the instruments by which this is achieved are shown to be capable of allowing, in reasonably short terms and without excessive formalism, the taking, in a manner which is absolutely tolerable for the Member State in which it is carried out, of evidence that can be used in the proceedings for which it is required. The main novelty profile consists in the wide space left to the use of communication technologies for the implementation of judicial assistance mechanisms: they mark the distance with respect to the oldest communication tools and touch each “segment” of the overall activity through which evidence is taken in a State other than that of the trial. However, the framework defined by Regulation 1783 continues to suffer from certain limitations. In the first place, one cannot fail to highlight a series of formal (relating to the Italian version of the text) or conceptual inaccuracies. Alongside this, it should be noted the strong constraints that derive, for the implementation of the assistance procedures brought by the regulation, from domestic procedural law, which the European legislation has not modified (nor has it intended to modify). Within these limits, the rules laid down appear, however, to take into account the complexity of the procedural mechanisms involved in the implementation of international judicial assistance procedures, and marks a step forward in the integration between the systems, laying the foundations for further developments.

L’analisi del regolamento (UE) 2020/1783 del 25 novembre 2020 fornisce l’occasione per ricapitolare il complessivo quadro normativo della cooperazione nell’assunzione delle prove applicabile nei rapporti tra gli Stati membri dell’Unione europea, per sottolinearne gli elementi di novità o per rilevare le criticità tuttora sussistenti. Essa mostra come i meccanismi previsti appaiano complessivamente idonei al raggiungimento degli scopi che la disciplina uniforme si prefigge: essi obbligano le autorità degli Stati membri alla cooperazione, quasi senza eccezioni; gli strumenti attraverso i quali questa si realizza si mostrano come idonei a consentire, in termini ragionevolmente brevi e senza eccessivi formalismi, l’assunzione, con modalità assolutamente tollerabili per lo Stato membro in cui si compie, di una prova utilizzabile nel processo per cui è richiesta. Il principale profilo di novità consiste nell’ampio spazio lasciato all’uso delle tecnologie di comunicazione per la messa in opera dei meccanismi di assistenza giudiziaria: esse segnano la distanza rispetto ai più risalenti strumenti di comunicazione e toccano ogni “segmento” della complessiva attività attraverso la quale viene assunta una prova in uno Stato diverso rispetto a quello del processo. Il quadro definito dal regolamento n. 1783, peraltro, continua a risentire di alcuni limiti. In primo luogo, non si possono non evidenziare una serie di imprecisioni redazionali (relative alla versione italiana del testo) o concettuali. Accanto a ciò, devono segnalarsi i forti condizionamenti che derivano, per la messa in opera delle procedure di assistenza recate dal regolamento, dal modo di essere del diritto processuale interno, che la disciplina europea non ha modificato (né ha inteso modificare). In tali limiti, la disciplina posta appare, comunque, tenere conto della complessità dei meccanismi processuali coinvolti nella messa in opera delle procedure di assistenza giudiziaria internazionale, e segna un passo in avanti nell’integrazione tra i sistemi, ponendo le premesse per ulteriori sviluppi.

Problemi vecchi e nuovi nella cooperazione per l’assunzione delle prove all’estero in materia civile: la rifusione della disciplina nell’Unione europea / L. Fumagalli. - In: RIVISTA DI DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO E PROCESSUALE. - ISSN 0035-6174. - 57:4(2021), pp. 844-877.

Problemi vecchi e nuovi nella cooperazione per l’assunzione delle prove all’estero in materia civile: la rifusione della disciplina nell’Unione europea

L. Fumagalli
2021

Abstract

The analysis of regulation (EU) 2020/1783 of 25 November 2020 provides an opportunity to review the overall regulatory framework of cooperation in the taking of evidence applicable in the relations between the Member States of the European Union, to underline the elements of novelty or to detect the critical issues that still exist. It shows that the mechanisms envisaged appear to be suitable for achieving the objectives which the uniform framework sets itself: they oblige the authorities of the Member States to cooperate, almost without exception; the instruments by which this is achieved are shown to be capable of allowing, in reasonably short terms and without excessive formalism, the taking, in a manner which is absolutely tolerable for the Member State in which it is carried out, of evidence that can be used in the proceedings for which it is required. The main novelty profile consists in the wide space left to the use of communication technologies for the implementation of judicial assistance mechanisms: they mark the distance with respect to the oldest communication tools and touch each “segment” of the overall activity through which evidence is taken in a State other than that of the trial. However, the framework defined by Regulation 1783 continues to suffer from certain limitations. In the first place, one cannot fail to highlight a series of formal (relating to the Italian version of the text) or conceptual inaccuracies. Alongside this, it should be noted the strong constraints that derive, for the implementation of the assistance procedures brought by the regulation, from domestic procedural law, which the European legislation has not modified (nor has it intended to modify). Within these limits, the rules laid down appear, however, to take into account the complexity of the procedural mechanisms involved in the implementation of international judicial assistance procedures, and marks a step forward in the integration between the systems, laying the foundations for further developments.
L’analisi del regolamento (UE) 2020/1783 del 25 novembre 2020 fornisce l’occasione per ricapitolare il complessivo quadro normativo della cooperazione nell’assunzione delle prove applicabile nei rapporti tra gli Stati membri dell’Unione europea, per sottolinearne gli elementi di novità o per rilevare le criticità tuttora sussistenti. Essa mostra come i meccanismi previsti appaiano complessivamente idonei al raggiungimento degli scopi che la disciplina uniforme si prefigge: essi obbligano le autorità degli Stati membri alla cooperazione, quasi senza eccezioni; gli strumenti attraverso i quali questa si realizza si mostrano come idonei a consentire, in termini ragionevolmente brevi e senza eccessivi formalismi, l’assunzione, con modalità assolutamente tollerabili per lo Stato membro in cui si compie, di una prova utilizzabile nel processo per cui è richiesta. Il principale profilo di novità consiste nell’ampio spazio lasciato all’uso delle tecnologie di comunicazione per la messa in opera dei meccanismi di assistenza giudiziaria: esse segnano la distanza rispetto ai più risalenti strumenti di comunicazione e toccano ogni “segmento” della complessiva attività attraverso la quale viene assunta una prova in uno Stato diverso rispetto a quello del processo. Il quadro definito dal regolamento n. 1783, peraltro, continua a risentire di alcuni limiti. In primo luogo, non si possono non evidenziare una serie di imprecisioni redazionali (relative alla versione italiana del testo) o concettuali. Accanto a ciò, devono segnalarsi i forti condizionamenti che derivano, per la messa in opera delle procedure di assistenza recate dal regolamento, dal modo di essere del diritto processuale interno, che la disciplina europea non ha modificato (né ha inteso modificare). In tali limiti, la disciplina posta appare, comunque, tenere conto della complessità dei meccanismi processuali coinvolti nella messa in opera delle procedure di assistenza giudiziaria internazionale, e segna un passo in avanti nell’integrazione tra i sistemi, ponendo le premesse per ulteriori sviluppi.
cooperazione giudiziaria; assunzione prove all'estero; regolamento UE 2020/1783
Settore IUS/13 - Diritto Internazionale
2021
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