Dopo che Torino fu bombardata nel settembre del ’43, Cesare Pavese si rifugia a Serralunga di Crea, un piccolo paese del Monferrato. Lo scrittore lontano dalla guerra e dai bombardamenti, racchiude il dolore per il conflitto e per i caduti nelle immagini dei paesaggi bucolici dell'infanzia, unici luoghi possibili di rifugio. Si sottrae cos al presente, ponendo tra s e la storia una barriera fatta di mito: le atrocit del conflitto prendono la forma di riflessioni sul primitivo e sul selvaggio, dove la guerra viene concepita come un rito primordiale, un'orgia selvaggia di sangue irrazionalmente versato. Soltanto tra il '47 e il '48 Pavese trova la forza di raccontare quegli anni in modo diretto, cos come egli li aveva vissuti distante dal conflitto. Prende cos le sembianze di Corrado ne La casa in collina, lasciando emergere tutta la solitudine e il senso di impotenza di quel periodo. Circa negli stessi anni nascono anche i Dialoghi con Leuc , opera in cui Pavese apre una profonda riflessione sistenziale. Quest'opera incarna la denuncia del bisogno di tornare all'uomo, alle sue origini in un confronto serrato con i temi ancestrali per eccellenza. La guerra, o meglio le ferite e il dolore rimasti dopo il conflitto, vengono sublimati nel mito, luogo in cui – forse – possibile ritrovare quell'essenza dell'uomo che la guerra aveva disperso.
Cesare Pavese tra guerra e mito / F. Bandi - In: Conflitti : Antichità, Archeologia, Storia, Linguistica, Letteratura. 1 / [a cura di] R. Bochicchio, V. Ducatelli, C. Lidano. - [s.l] : Universitalia, 2017. - ISBN 9788865078273. - pp. 515-521 (( Intervento presentato al 7. convegno Convegno interdisciplinare dei dottirandi e dottori di ricerca tenutosi a Roma nel 2015.
Cesare Pavese tra guerra e mito
F. Bandi
2017
Abstract
Dopo che Torino fu bombardata nel settembre del ’43, Cesare Pavese si rifugia a Serralunga di Crea, un piccolo paese del Monferrato. Lo scrittore lontano dalla guerra e dai bombardamenti, racchiude il dolore per il conflitto e per i caduti nelle immagini dei paesaggi bucolici dell'infanzia, unici luoghi possibili di rifugio. Si sottrae cos al presente, ponendo tra s e la storia una barriera fatta di mito: le atrocit del conflitto prendono la forma di riflessioni sul primitivo e sul selvaggio, dove la guerra viene concepita come un rito primordiale, un'orgia selvaggia di sangue irrazionalmente versato. Soltanto tra il '47 e il '48 Pavese trova la forza di raccontare quegli anni in modo diretto, cos come egli li aveva vissuti distante dal conflitto. Prende cos le sembianze di Corrado ne La casa in collina, lasciando emergere tutta la solitudine e il senso di impotenza di quel periodo. Circa negli stessi anni nascono anche i Dialoghi con Leuc , opera in cui Pavese apre una profonda riflessione sistenziale. Quest'opera incarna la denuncia del bisogno di tornare all'uomo, alle sue origini in un confronto serrato con i temi ancestrali per eccellenza. La guerra, o meglio le ferite e il dolore rimasti dopo il conflitto, vengono sublimati nel mito, luogo in cui – forse – possibile ritrovare quell'essenza dell'uomo che la guerra aveva disperso.File | Dimensione | Formato | |
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