Il contributo analizza il meccanismo dell'arbitrato nei nuovi Trattati conclusi dall'Unione Europea. Dopo una panoramica introduttiva della nuova politica europea in materia di investimenti internazionali, e una breve illustrazione delle principali questioni sostanziali e procedurali derivanti da essa originati (tra cui l'impossibilità, per la UE, di avvalersi dell'arbitrato ICSID; il problema della compatibilità, con l'ordinamento europeo, del meccanismo arbitrale nelle controversie di investimento; le critiche mosse al diritto internazionale degli investimenti e, in particolare, al sistema ISDS, in particolare sotto il profilo della legittimità), il contributo si sofferma sull'innovativo meccanismo «arbitrale» delineato dalla UE nei trattati di investimento di «nuova generazione» (UE-Stati Uniti, UE-Canada, UE-Vietnam, UE-Singapore), ossia la Corte Internazionale Permanente (in inglese "International Court System" o "ICS"), caratterizzato da una procedura che si articola in due istanze dinanzi a un Tribunale di prima istanza e a un Tribunale d'Appello, entrambi composti da giudici di ruolo e disciplinati da disposizioni peculiari in materia di imparzialità, indipendenza, trasparenza, diritto applicabile e procedimenti paralleli. L'Autore esprime alcune critiche su questo nuovo meccanismo, nonché sul meccanismo che ne rappresenta uno sviluppo, il cosiddetto Multilateral Investment Court (“MIC”). Il contributo si concentra su alcune importanti questioni teoriche e pratico-applicative, relative alla presentazione della domanda, la competenza (tra Stati membri e istituzioni UE) a ratificare detti Trattati, la loro compatibilità con l'architettura giuridica europea e, infine, il problema della allocazione della responsabilità finanziaria, tra l'UE e gli Stati membri, per gli oneri finanziari derivanti dall'eventuale soccombenza in una futura controversia sugli investimenti che coinvolga la UE. La parte finale è dedicata alla questione della trasparenza nell'arbitrato degli investimenti internazionali, in particolare in ambito UE.
Il meccanismo arbitrale nei nuovi Trattati conclusi dall’Unione Europea / A. Henke - In: Trattato di diritto dell'arbitrato, 13. L’arbitrato negli investimenti internazionali / [a cura di] D. Mantucci. - Prima edizione. - Napoli : Edizioni scientifiche italiane, 2020. - ISBN 978-88-495-4442-8. - pp. 1061-1178
Il meccanismo arbitrale nei nuovi Trattati conclusi dall’Unione Europea
A. Henke
2020
Abstract
Il contributo analizza il meccanismo dell'arbitrato nei nuovi Trattati conclusi dall'Unione Europea. Dopo una panoramica introduttiva della nuova politica europea in materia di investimenti internazionali, e una breve illustrazione delle principali questioni sostanziali e procedurali derivanti da essa originati (tra cui l'impossibilità, per la UE, di avvalersi dell'arbitrato ICSID; il problema della compatibilità, con l'ordinamento europeo, del meccanismo arbitrale nelle controversie di investimento; le critiche mosse al diritto internazionale degli investimenti e, in particolare, al sistema ISDS, in particolare sotto il profilo della legittimità), il contributo si sofferma sull'innovativo meccanismo «arbitrale» delineato dalla UE nei trattati di investimento di «nuova generazione» (UE-Stati Uniti, UE-Canada, UE-Vietnam, UE-Singapore), ossia la Corte Internazionale Permanente (in inglese "International Court System" o "ICS"), caratterizzato da una procedura che si articola in due istanze dinanzi a un Tribunale di prima istanza e a un Tribunale d'Appello, entrambi composti da giudici di ruolo e disciplinati da disposizioni peculiari in materia di imparzialità, indipendenza, trasparenza, diritto applicabile e procedimenti paralleli. L'Autore esprime alcune critiche su questo nuovo meccanismo, nonché sul meccanismo che ne rappresenta uno sviluppo, il cosiddetto Multilateral Investment Court (“MIC”). Il contributo si concentra su alcune importanti questioni teoriche e pratico-applicative, relative alla presentazione della domanda, la competenza (tra Stati membri e istituzioni UE) a ratificare detti Trattati, la loro compatibilità con l'architettura giuridica europea e, infine, il problema della allocazione della responsabilità finanziaria, tra l'UE e gli Stati membri, per gli oneri finanziari derivanti dall'eventuale soccombenza in una futura controversia sugli investimenti che coinvolga la UE. La parte finale è dedicata alla questione della trasparenza nell'arbitrato degli investimenti internazionali, in particolare in ambito UE.File | Dimensione | Formato | |
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