Il volume ripercorre le ragioni e gli obiettivi del processo di riforma della Corte europea dei Diritti dell’Uomo e approfondisce l’origine, e le prime applicazioni dei due recenti Protocolli alla Cedu, il n. 15 e il n. 16. Pur trattandosi di protocolli assai diversi per contenuto ed efficacia, è interessante il contesto di grave crisi, legata al sovraccarico di ricorsi pendenti, in cui ha origine l’elaborazione dei due strumenti. Il contenuto del Protocollo n. 15 Cedu introduce un espresso riferimento al principio di sussidiarietà e all’apprezzamento del margine di apprezzamento nazionale nel Preambolo della Cedu, e ha consentito di riflettere sull’ampiezza dell’autonomia da riconoscere agli Stati nella tutela dei diritti e sul ruolo della Corte edu in bilico tra quello di una Corte “costituzionale” europea, che indica i principi di diritto e chiede agli Stati di attenervisi, e quello di una Corte che è chiamata in via prioritaria a garantire i diritti fondamentali dei singoli ricorrenti Il Protocollo n. 16 Cedu introduce una nuova competenza consultiva in capo alla Corte Edu, prevedendo che le alte giurisdizioni nazionali possano chiedere alla Grande Camera un parere, che non è vincolante, sull’interpretazione o sull’applicazione di una norma convenzionale. Le prime applicazioni di questo meccanismo hanno riguardato temi nuovi, come la maternità surrogata o temi legati a vicende politiche peculiari dell’ordinamento a cui appartiene l’alta giurisdizione che si rivolge a Strasburgo. Lo scritto ragiona in particolare sulle ricadute di queste innovazioni nell’ordinamento italiano, che con grande fatica è giunto a recepire il Protocollo n. 15 Cedu, consentendone l’entrata in vigore per tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa, mentre ha accantonato – per il momento – la decisione di ratificare il Protocollo facoltativo n. 16 Cedu. Il volume ripercorre l’animato dibattito che ha fino ad oggi ostacolato la ratifica italiana del Protocollo 16, alla luce dell’attuale stato dei rapporti tra i giudici di Strasburgo, le corti nazionali e le corti costituzionali. Le conclusioni sottolineano i vantaggi di diventare una parte attiva e dialogante di questo meccanismo, anziché attingere da pareri tagliati sulle specificità di altri ordinamenti, cercando di dimostrare come si tratti di uno strumento non particolarmente utile rispetto all’originario intento deflativo ma neppure pericoloso, nella logica di una una responsabilità condivisa tra giudici europei e giudici nazionali nella tutela dei diritti fondamentali.

Il contributo dei Protocolli nn. 15 e 16 al processo di riforma della Corte di Strasburgo / E. Crivelli. - Torino : Giappichelli, 2021. - ISBN 978-88-921-2195-9. (PUBBLICAZIONI DEL DIPARTIMENTO DI DIRITTO PUBBLICO ITALIANO E SOVRANAZIONALE / UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO, FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA)

Il contributo dei Protocolli nn. 15 e 16 al processo di riforma della Corte di Strasburgo

E. Crivelli
2021

Abstract

Il volume ripercorre le ragioni e gli obiettivi del processo di riforma della Corte europea dei Diritti dell’Uomo e approfondisce l’origine, e le prime applicazioni dei due recenti Protocolli alla Cedu, il n. 15 e il n. 16. Pur trattandosi di protocolli assai diversi per contenuto ed efficacia, è interessante il contesto di grave crisi, legata al sovraccarico di ricorsi pendenti, in cui ha origine l’elaborazione dei due strumenti. Il contenuto del Protocollo n. 15 Cedu introduce un espresso riferimento al principio di sussidiarietà e all’apprezzamento del margine di apprezzamento nazionale nel Preambolo della Cedu, e ha consentito di riflettere sull’ampiezza dell’autonomia da riconoscere agli Stati nella tutela dei diritti e sul ruolo della Corte edu in bilico tra quello di una Corte “costituzionale” europea, che indica i principi di diritto e chiede agli Stati di attenervisi, e quello di una Corte che è chiamata in via prioritaria a garantire i diritti fondamentali dei singoli ricorrenti Il Protocollo n. 16 Cedu introduce una nuova competenza consultiva in capo alla Corte Edu, prevedendo che le alte giurisdizioni nazionali possano chiedere alla Grande Camera un parere, che non è vincolante, sull’interpretazione o sull’applicazione di una norma convenzionale. Le prime applicazioni di questo meccanismo hanno riguardato temi nuovi, come la maternità surrogata o temi legati a vicende politiche peculiari dell’ordinamento a cui appartiene l’alta giurisdizione che si rivolge a Strasburgo. Lo scritto ragiona in particolare sulle ricadute di queste innovazioni nell’ordinamento italiano, che con grande fatica è giunto a recepire il Protocollo n. 15 Cedu, consentendone l’entrata in vigore per tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa, mentre ha accantonato – per il momento – la decisione di ratificare il Protocollo facoltativo n. 16 Cedu. Il volume ripercorre l’animato dibattito che ha fino ad oggi ostacolato la ratifica italiana del Protocollo 16, alla luce dell’attuale stato dei rapporti tra i giudici di Strasburgo, le corti nazionali e le corti costituzionali. Le conclusioni sottolineano i vantaggi di diventare una parte attiva e dialogante di questo meccanismo, anziché attingere da pareri tagliati sulle specificità di altri ordinamenti, cercando di dimostrare come si tratti di uno strumento non particolarmente utile rispetto all’originario intento deflativo ma neppure pericoloso, nella logica di una una responsabilità condivisa tra giudici europei e giudici nazionali nella tutela dei diritti fondamentali.
No
Italian
Prima edizione
Torino
Giappichelli
2021
153
978-88-921-2195-9
978-88-921-8561-6
96
Corte europea dei diritti dell'uomo; Protocollo 15; Protocollo 16
Settore IUS/08 - Diritto Costituzionale
Monografia
Esperti anonimi
Volume a diffusione nazionale
La pubblicazione in collana prevede una procedura di c.d. double blind peer review ad opera di revisori esterni.
No
1305,00
Euro
Pubblicazione scientifica
manual
Aderisco
1
Il contributo dei Protocolli nn. 15 e 16 al processo di riforma della Corte di Strasburgo / E. Crivelli. - Torino : Giappichelli, 2021. - ISBN 978-88-921-2195-9. (PUBBLICAZIONI DEL DIPARTIMENTO DI DIRITTO PUBBLICO ITALIANO E SOVRANAZIONALE / UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO, FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA)
276
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