In data 12 luglio 2021, il Consiglio comunale di Torino ha approvato il regolamento per l’istituzione del Gender City Manager (d’ora in avanti GCM). Il Consiglio ha raggiunto tale obiettivo dopo una fase gestazionale durata quattro anni e inaugurata con la mozione n. 43/2017 (mecc. 2017 03507/002), approvata dal Consiglio Comunale in data 3 aprile 2017, attraverso la quale si impegnava la Sindaca e la Giunta Comunale ad istituire la funzione del Gender City Manager, di recente attribuita al Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere (CIRSDe) dell’Università degli Studi di Torino. In questo modo, il Comune di Torino – primo tra i Comuni in Italia dopo il tentativo fallito della Giunta Pisapia nel Comune di Milano – si è fatto promotore della nascita di una figura unica nel panorama nazionale, assecondando invece una tendenza che da alcuni anni ha iniziato a trovare concretezza in altre esperienze urbane presenti in Europa e non solo. Esperienze che si muovono dentro la cornice del cd. gender mainstreaming, caldamente sollecitato dal livello internazionale ed europeo. Ci si può dunque domandare se il neoistituito GCM possa inserirsi nel solco di questa tendenza che vede negli enti locali un laboratorio di sperimentazione giuridica. Indubbiamente, è ancora prematuro trarre un bilancio utile dalla realtà torinese che permetta di evidenziarne i punti di forza e le criticità pratiche, così ipotizzando un’eventuale mutuazione del modello in altre esperienze di governo locale e non solo. Ciò nonostante, alcune riflessioni possono essere già anticipate e condivise sia analizzando quanto previsto nel regolamento del Comune di Torino sia comparando la fisionomia del GCM torinese con analoghe – ma non del tutto sovrapponibili – figure ormai consolidate in altri ordinamenti.
Il Gender City Manager della Città di Torino: l’ente locale tra gender mainstreaming e tutela dei diritti umani / A. Baraggia, B. Vimercati. - In: IL PIEMONTE DELLE AUTONOMIE. - ISSN 2385-085X. - 8:3(2021 Dec 20), pp. 1-14.
Il Gender City Manager della Città di Torino: l’ente locale tra gender mainstreaming e tutela dei diritti umani
A. Baraggia
Co-primo
Membro del Collaboration Group
;B. Vimercati
Co-primo
2021
Abstract
In data 12 luglio 2021, il Consiglio comunale di Torino ha approvato il regolamento per l’istituzione del Gender City Manager (d’ora in avanti GCM). Il Consiglio ha raggiunto tale obiettivo dopo una fase gestazionale durata quattro anni e inaugurata con la mozione n. 43/2017 (mecc. 2017 03507/002), approvata dal Consiglio Comunale in data 3 aprile 2017, attraverso la quale si impegnava la Sindaca e la Giunta Comunale ad istituire la funzione del Gender City Manager, di recente attribuita al Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere (CIRSDe) dell’Università degli Studi di Torino. In questo modo, il Comune di Torino – primo tra i Comuni in Italia dopo il tentativo fallito della Giunta Pisapia nel Comune di Milano – si è fatto promotore della nascita di una figura unica nel panorama nazionale, assecondando invece una tendenza che da alcuni anni ha iniziato a trovare concretezza in altre esperienze urbane presenti in Europa e non solo. Esperienze che si muovono dentro la cornice del cd. gender mainstreaming, caldamente sollecitato dal livello internazionale ed europeo. Ci si può dunque domandare se il neoistituito GCM possa inserirsi nel solco di questa tendenza che vede negli enti locali un laboratorio di sperimentazione giuridica. Indubbiamente, è ancora prematuro trarre un bilancio utile dalla realtà torinese che permetta di evidenziarne i punti di forza e le criticità pratiche, così ipotizzando un’eventuale mutuazione del modello in altre esperienze di governo locale e non solo. Ciò nonostante, alcune riflessioni possono essere già anticipate e condivise sia analizzando quanto previsto nel regolamento del Comune di Torino sia comparando la fisionomia del GCM torinese con analoghe – ma non del tutto sovrapponibili – figure ormai consolidate in altri ordinamenti.File | Dimensione | Formato | |
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