There are many voices of leading scholars that underline the significance of the so-called serendipity for their research, and there are also those of anthropologists (for example, Hannerz, 2012). They underline the value of the discovery or, perhaps better, the intuition, due to the unexpected, the dissonance, the apparent randomness of a passage, of an encounter, of an answer, of a story, of a reading and so on. Often at first one does not pay attention, does not dwell much, and then, after a while, come back and rethink. The memory ( possibly supported by various notes) of the anthropologist is then a long-term retrospective analysis, and plays a not marginal role in the complex epistemology of the discipline. In this text I present a reflection on these points, starting from my work with Ugo Fabietti.

Sono molte le voci di autorevoli studiosi che sottolineano la rilevanza della cosiddetta serendipity nella ricerca; fra queste non mancano quelle degli antropologi (per esempio, Hannerz, 2012). Costoro sottolineano il valore della scoperta o, forse meglio, intuizione, dovuta all’inatteso, alla dissonanza, all’apparente casualità di un passaggio, di un incontro, di una risposta, di un racconto, di una lettura e quant’altro. Spesso inizialmente non ci si fa caso, non ci si sofferma più di tanto, per poi, a distanza di tempo, tornare indietro e ripensare. La memoria (anche magari supportata da note varie) dell’antropologo allora si caratterizza come analisi retrospettiva di lungo termine, e svolge un ruolo non marginale nella complessa epistemologia della disciplina. Nel testo presento una riflessione su questi punti, a partire dal mio lavoro con Ugo Fabietti.

La memoria dell'antropologo. Retrospezioni o interpretazioni ex-post / V. Matera. - In: ANTROPOLOGIA. - ISSN 2281-4043. - 6:1(2019), pp. 49-61. [10.14672/ada2019152449-61]

La memoria dell'antropologo. Retrospezioni o interpretazioni ex-post

V. Matera
2019

Abstract

There are many voices of leading scholars that underline the significance of the so-called serendipity for their research, and there are also those of anthropologists (for example, Hannerz, 2012). They underline the value of the discovery or, perhaps better, the intuition, due to the unexpected, the dissonance, the apparent randomness of a passage, of an encounter, of an answer, of a story, of a reading and so on. Often at first one does not pay attention, does not dwell much, and then, after a while, come back and rethink. The memory ( possibly supported by various notes) of the anthropologist is then a long-term retrospective analysis, and plays a not marginal role in the complex epistemology of the discipline. In this text I present a reflection on these points, starting from my work with Ugo Fabietti.
Sono molte le voci di autorevoli studiosi che sottolineano la rilevanza della cosiddetta serendipity nella ricerca; fra queste non mancano quelle degli antropologi (per esempio, Hannerz, 2012). Costoro sottolineano il valore della scoperta o, forse meglio, intuizione, dovuta all’inatteso, alla dissonanza, all’apparente casualità di un passaggio, di un incontro, di una risposta, di un racconto, di una lettura e quant’altro. Spesso inizialmente non ci si fa caso, non ci si sofferma più di tanto, per poi, a distanza di tempo, tornare indietro e ripensare. La memoria (anche magari supportata da note varie) dell’antropologo allora si caratterizza come analisi retrospettiva di lungo termine, e svolge un ruolo non marginale nella complessa epistemologia della disciplina. Nel testo presento una riflessione su questi punti, a partire dal mio lavoro con Ugo Fabietti.
Rappresentazione; Scrittura; Memoria; Immaginazione; Retrospezione
Settore M-DEA/01 - Discipline Demoetnoantropologiche
2019
Article (author)
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