A Milano, il mondo del credito informale, non istituzionalizzato, popolato da nobili, borghesi, mercanti, enti assistenziali e corpi ecclesiastici (e caratteristico dell'età moderna) conobbe una grande accelerazione a cominciare dai decenni finali del XVIII secolo; il fiume di denaro proveniente dalla redenzione del debito pubblico mette nelle mani di migliaia di sottoscrittori capitali freschi che sono investiti per vivificare un’economia in trasformazione; i notai emersero come l’ossatura di questo mercato peer-to-peer, ma non solo in quanto certificatori della legalità dei contratti di prestito; grazie al ricco capitale informativo accumulato sui loro clienti e al rendimento crescente costituito dal buon fine delle transazioni, si profilarono sempre più come gli affidabili ed efficienti centri di circolazione e di facilitazione dello scambio di informazioni tra offerta e domanda di credito. Con l’età francese e con la conseguente liquidazione delle poche istituzioni finanziarie attive (Monte di Santa Teresa, Monte di Pietà), il tessuto di questo segmento informale del credito si rafforzò e si radicò ancora di più nel nuovo equilibrio sociale; accanto ai notai, le reti parentali, di vicinanza e professionali costituirono i pilastri su cui poggiava il meccanismo fiduciario e reputazionale alle fondamenta di questo mercato. Su queste basi i notai furono in grado di servire una larga parte dei Milanesi (e non solo); è possibile stimare che, nel 1840, quasi un quinto delle famiglie della città era passata attraverso un prestito notarile; attraverso e grazie a loro, che si affidavano a informazioni consolidate più che a garanzie ipotecarie generiche, furono mobilizzati capitali a medio e lungo termine finanziando le iniziative imprenditoriali più moderne che proprio allora movimentavano l'ambiente economico locale e che non trovavano supporto presso la Cassa di Risparmio. Questa istituzione che non disponeva della stessa ampia rete di scrutinio sociale, si affidava allo scrupoloso accertamento del valore dei beni ipotecati, e quindi finiva per concedere prestiti solo ai proprietari aristocratici o ai comuni. Come per la Francia esaminata da Hoffmann, Postel-Vinay e Rosenthal, anche a Milano in questi anni la banca non sembra sostituire il ruolo dei notai e delle reti interpersonali, «if anything they were complements» . Tra queste due componenti del mercato creditizio non ci fu un rapporto di esclusione, ma di coesistenza, complementarietà e in seguito di contaminazione; anche se altre ricerche in questa direzione meritano di essere avviate, si può già affermare che molte delle competenze informative dei notai e della capacità di monitoraggio delle reti informali costituiranno, dopo l’Unità, un patrimonio fondamentale richiesto anche dalle nuove banche. Con ciò non si vuole negare che rispetto all’evoluzione ottocentesca delle nuove istituzioni bancarie in grado di unire liquidity e risk pooling su grande scala i notai «made the best of an old job» ; intendiamo solo sottolineare che il processo di trasformazione della funzione creditizia soprattutto tra antico regime ed età industriale mal si presta a una lettura di tipo scalare e progressiva, che spesso (come per il caso milanese) ha finito per liquidare come poco efficaci e lacunosi i sistemi locali che non rispondevano a determinate caratteristiche . In molti contesti la nuova banca non riesce e non vuole rimpiazzare in toto i meccanismi più tradizionali e personali di credito, ma si accompagna ad essi e ne trae importanti insegnamenti (e forse avere dimenticato questa lezione è tanta parte dello smarrimento della finanza contemporanea). Similmente anche prima della comparsa delle banche, le attività e le innovazioni finanziarie, spesso conchiuse nel mondo delle transazioni private, informali e non specializzate, hanno giocato un ruolo cruciale per il progresso e la modernizzazione economica di aree e territori (come la Lombardia) caratterizzati da percorsi di sviluppo di lunga e lenta accumulazione.
Capitali dei privati, notai e modernizzazione economica a Milano tra Sette e Ottocento / G. De Luca (TEMI DI STORIA). - In: Borghesie nazionali, borghesie cosmopolite : Banca privata, finanza, reti (Italia, secoli XVIII-XX) / [a cura di] G. Gregorini, M. Romani. - Prima edizione. - Milano : Franco Angeli, 2021. - ISBN 978-88-351-1989-0. - pp. 23-38
Capitali dei privati, notai e modernizzazione economica a Milano tra Sette e Ottocento
G. De Luca
2021
Abstract
A Milano, il mondo del credito informale, non istituzionalizzato, popolato da nobili, borghesi, mercanti, enti assistenziali e corpi ecclesiastici (e caratteristico dell'età moderna) conobbe una grande accelerazione a cominciare dai decenni finali del XVIII secolo; il fiume di denaro proveniente dalla redenzione del debito pubblico mette nelle mani di migliaia di sottoscrittori capitali freschi che sono investiti per vivificare un’economia in trasformazione; i notai emersero come l’ossatura di questo mercato peer-to-peer, ma non solo in quanto certificatori della legalità dei contratti di prestito; grazie al ricco capitale informativo accumulato sui loro clienti e al rendimento crescente costituito dal buon fine delle transazioni, si profilarono sempre più come gli affidabili ed efficienti centri di circolazione e di facilitazione dello scambio di informazioni tra offerta e domanda di credito. Con l’età francese e con la conseguente liquidazione delle poche istituzioni finanziarie attive (Monte di Santa Teresa, Monte di Pietà), il tessuto di questo segmento informale del credito si rafforzò e si radicò ancora di più nel nuovo equilibrio sociale; accanto ai notai, le reti parentali, di vicinanza e professionali costituirono i pilastri su cui poggiava il meccanismo fiduciario e reputazionale alle fondamenta di questo mercato. Su queste basi i notai furono in grado di servire una larga parte dei Milanesi (e non solo); è possibile stimare che, nel 1840, quasi un quinto delle famiglie della città era passata attraverso un prestito notarile; attraverso e grazie a loro, che si affidavano a informazioni consolidate più che a garanzie ipotecarie generiche, furono mobilizzati capitali a medio e lungo termine finanziando le iniziative imprenditoriali più moderne che proprio allora movimentavano l'ambiente economico locale e che non trovavano supporto presso la Cassa di Risparmio. Questa istituzione che non disponeva della stessa ampia rete di scrutinio sociale, si affidava allo scrupoloso accertamento del valore dei beni ipotecati, e quindi finiva per concedere prestiti solo ai proprietari aristocratici o ai comuni. Come per la Francia esaminata da Hoffmann, Postel-Vinay e Rosenthal, anche a Milano in questi anni la banca non sembra sostituire il ruolo dei notai e delle reti interpersonali, «if anything they were complements» . Tra queste due componenti del mercato creditizio non ci fu un rapporto di esclusione, ma di coesistenza, complementarietà e in seguito di contaminazione; anche se altre ricerche in questa direzione meritano di essere avviate, si può già affermare che molte delle competenze informative dei notai e della capacità di monitoraggio delle reti informali costituiranno, dopo l’Unità, un patrimonio fondamentale richiesto anche dalle nuove banche. Con ciò non si vuole negare che rispetto all’evoluzione ottocentesca delle nuove istituzioni bancarie in grado di unire liquidity e risk pooling su grande scala i notai «made the best of an old job» ; intendiamo solo sottolineare che il processo di trasformazione della funzione creditizia soprattutto tra antico regime ed età industriale mal si presta a una lettura di tipo scalare e progressiva, che spesso (come per il caso milanese) ha finito per liquidare come poco efficaci e lacunosi i sistemi locali che non rispondevano a determinate caratteristiche . In molti contesti la nuova banca non riesce e non vuole rimpiazzare in toto i meccanismi più tradizionali e personali di credito, ma si accompagna ad essi e ne trae importanti insegnamenti (e forse avere dimenticato questa lezione è tanta parte dello smarrimento della finanza contemporanea). Similmente anche prima della comparsa delle banche, le attività e le innovazioni finanziarie, spesso conchiuse nel mondo delle transazioni private, informali e non specializzate, hanno giocato un ruolo cruciale per il progresso e la modernizzazione economica di aree e territori (come la Lombardia) caratterizzati da percorsi di sviluppo di lunga e lenta accumulazione.File | Dimensione | Formato | |
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