This paper aims at giving a contribution to the study of Self-Regulation, as a typical phenomenon of contemporary legal pluralism, which does not spare Criminal Law, which is traditionally more resistant to cross-country regulatory contaminations. Starting from the definitions offered by the Anglo-Saxon legal theory and after identifying its distinctive features, the Author reframes Self-Regulation as a form of social control, performed in collective and organized contexts (separated from the central State), where creators and recipients of the norms tend to coincide, characterized by its specialization, and its segregated application. After reviewing its etiology through an interdisciplinary approach and illustrating the costs and benefits of Reflexive Law, the Author outlines its relevance in the Theory of Criminal Law. In conclusion, a new scenario unfolds: if Self-Regulation were to be considered as an alternative strategy of crime prevention, the rational assimilation of Reflexive Law in the criminal law system would substantiate both the principle of the so-called horizontal subsidiarity and the extrema ratio clause.

Lo scritto si propone di fornire un contributo allo studio dell’autonormazione, quale fenomeno tipico del pluralismo giuridico contemporaneo che ormai non risparmia neppure il diritto penale, tradizionalmente più resistente alle contaminazioni normative extra-statuali. Muovendo dalle molteplici definizioni formulate nell’ambito della dottrina anglosassone e dopo aver identificato i macro-caratteri distintivi dell’autonormazione, se ne propone l’inquadramento come l’attività di controllo sociale, performata in contesti collettivi e organizzati, decentrati rispetto a quello statale, in cui si riscontra la tendenziale coincidenza tra creatori e destinatari della norma, la specializzazione del contenuto e l’applicazione segregata. Dopo averne tracciato l’eziologia seguendo un percorso interdisciplinare, illustrati i costi e i benefici esibiti dal diritto riflessivo, l’articolo delinea la rilevanza dell’autonormazione per la scienza penale, che viene investita dal fenomeno nelle sue diverse componenti. Infine, cogliendo l’autonormazione come strategia criminal-preventiva alternativa rispetto al diritto penale statuale, si staglia un orizzonte in cui la razionale assimilazione del diritto riflessivo nell’ordinamento penale consentirebbe di dare corpo non solo al principio di sussidiarietà c.d. orizzontale, ma anche alla clausola di extrema ratio penalistica.

Autonormazione e prospettive autopoietiche della gestione della penalità / S.B. Taverriti. - In: RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO E PROCEDURA PENALE. - ISSN 0557-1391. - 63:4(2020), pp. 1931-1961.

Autonormazione e prospettive autopoietiche della gestione della penalità

S.B. Taverriti
2020

Abstract

This paper aims at giving a contribution to the study of Self-Regulation, as a typical phenomenon of contemporary legal pluralism, which does not spare Criminal Law, which is traditionally more resistant to cross-country regulatory contaminations. Starting from the definitions offered by the Anglo-Saxon legal theory and after identifying its distinctive features, the Author reframes Self-Regulation as a form of social control, performed in collective and organized contexts (separated from the central State), where creators and recipients of the norms tend to coincide, characterized by its specialization, and its segregated application. After reviewing its etiology through an interdisciplinary approach and illustrating the costs and benefits of Reflexive Law, the Author outlines its relevance in the Theory of Criminal Law. In conclusion, a new scenario unfolds: if Self-Regulation were to be considered as an alternative strategy of crime prevention, the rational assimilation of Reflexive Law in the criminal law system would substantiate both the principle of the so-called horizontal subsidiarity and the extrema ratio clause.
Lo scritto si propone di fornire un contributo allo studio dell’autonormazione, quale fenomeno tipico del pluralismo giuridico contemporaneo che ormai non risparmia neppure il diritto penale, tradizionalmente più resistente alle contaminazioni normative extra-statuali. Muovendo dalle molteplici definizioni formulate nell’ambito della dottrina anglosassone e dopo aver identificato i macro-caratteri distintivi dell’autonormazione, se ne propone l’inquadramento come l’attività di controllo sociale, performata in contesti collettivi e organizzati, decentrati rispetto a quello statale, in cui si riscontra la tendenziale coincidenza tra creatori e destinatari della norma, la specializzazione del contenuto e l’applicazione segregata. Dopo averne tracciato l’eziologia seguendo un percorso interdisciplinare, illustrati i costi e i benefici esibiti dal diritto riflessivo, l’articolo delinea la rilevanza dell’autonormazione per la scienza penale, che viene investita dal fenomeno nelle sue diverse componenti. Infine, cogliendo l’autonormazione come strategia criminal-preventiva alternativa rispetto al diritto penale statuale, si staglia un orizzonte in cui la razionale assimilazione del diritto riflessivo nell’ordinamento penale consentirebbe di dare corpo non solo al principio di sussidiarietà c.d. orizzontale, ma anche alla clausola di extrema ratio penalistica.
Self-Regulation, Autonormazione, extrema ratio, diritto riflessivo, reflexive law
Settore IUS/17 - Diritto Penale
2020
apr-2021
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