Il Polittico di Attone di Vercelli è una delle opere più importanti del X secolo: difesa dell’istituto regio e feroce critica dei potenti del secolo si uniscono in un’interpretazione episcopale e profetica della storia del regno italico, che offre una cruda e attenta analisi dei meccanismi della lotta politica coeva. Il vescovo pone al centro della sua ultima opera il problema principale dell’Europa post-carolingia, la legittimità regia, e scaglia la sua denuncia contro chi si ribella ai re imposti da Dio e chi osa impadronirsi di un trono che ha già un legittimo detentore. Il Polittico, composto tra 952 e 958, è una delle rare voci anti-ottoniane che siano giunte fino a noi: per Attone, infatti, il re di Germania è solo l’ultimo di una lunga serie di usurpatori che hanno cercato di conquistare con la forza il trono italico. In quanto critica dell’operato dei re e dei potenti, il Polittico è anche uno dei primi esperimenti di reinterpretazione del genere satirico in chiave cristiana, ponendosi in dialogo con l’interesse degli autori e degli scholastici coevi per i poeti satirici antichi. Ma la fama dell’opera, fin dalla sua riscoperta nel Seicento, è legata soprattutto alle sue caratteristiche compositive: è infatti elaborata secondo uno stile “glossematico”, che mira alla complessità e alla densità concettuale a ogni suo livello. Lessico ricercato, ordo verborum artificioso e impiego sistematico di tropi retorici compongono un testo talmente arduo da necessitare una seconda redazione esplicativa, progettata da Attone secondo il modello dell’opus geminum e corredata da un fittissimo apparato di glosse di commento. Fonte imprescindibile per la storia politica e letteraria dell’Italia post-carolingia, l’opera è rimasta a lungo ai margini degli studi a causa dei dubbi, ormai superati, sulla sua paternità e per la conseguente mancanza di un’edizione critica completa del corpus testuale che la compone. Il volume offre l’edizione di entrambe le redazioni e dell’intero apparato di glosse (che si può avvalere anche della scoperta di un nuovo testimone), la traduzione italiana completa, un commento storico e filologico e uno studio delle fonti di Attone, condotto sui manoscritti conservati nella Biblioteca Capitolare di Vercelli. Il lavoro è corredato dal saggio di L. G. G. Ricci sulla tecnica compositiva delle due redazioni anche relativamente al cursus.
Polipticum quod appellatur PerpendiculumEdizione critica a cura di] G. Vignodelli. - [s.l] : SISMEL - Edizione del Galluzzo, 2019. - ISBN 9788884509017. (EDIZIONE NAZIONALE DEI TESTI MEDIOLATINI. SERIE II)
Polipticum quod appellatur Perpendiculum
G. Vignodelli
2019
Abstract
Il Polittico di Attone di Vercelli è una delle opere più importanti del X secolo: difesa dell’istituto regio e feroce critica dei potenti del secolo si uniscono in un’interpretazione episcopale e profetica della storia del regno italico, che offre una cruda e attenta analisi dei meccanismi della lotta politica coeva. Il vescovo pone al centro della sua ultima opera il problema principale dell’Europa post-carolingia, la legittimità regia, e scaglia la sua denuncia contro chi si ribella ai re imposti da Dio e chi osa impadronirsi di un trono che ha già un legittimo detentore. Il Polittico, composto tra 952 e 958, è una delle rare voci anti-ottoniane che siano giunte fino a noi: per Attone, infatti, il re di Germania è solo l’ultimo di una lunga serie di usurpatori che hanno cercato di conquistare con la forza il trono italico. In quanto critica dell’operato dei re e dei potenti, il Polittico è anche uno dei primi esperimenti di reinterpretazione del genere satirico in chiave cristiana, ponendosi in dialogo con l’interesse degli autori e degli scholastici coevi per i poeti satirici antichi. Ma la fama dell’opera, fin dalla sua riscoperta nel Seicento, è legata soprattutto alle sue caratteristiche compositive: è infatti elaborata secondo uno stile “glossematico”, che mira alla complessità e alla densità concettuale a ogni suo livello. Lessico ricercato, ordo verborum artificioso e impiego sistematico di tropi retorici compongono un testo talmente arduo da necessitare una seconda redazione esplicativa, progettata da Attone secondo il modello dell’opus geminum e corredata da un fittissimo apparato di glosse di commento. Fonte imprescindibile per la storia politica e letteraria dell’Italia post-carolingia, l’opera è rimasta a lungo ai margini degli studi a causa dei dubbi, ormai superati, sulla sua paternità e per la conseguente mancanza di un’edizione critica completa del corpus testuale che la compone. Il volume offre l’edizione di entrambe le redazioni e dell’intero apparato di glosse (che si può avvalere anche della scoperta di un nuovo testimone), la traduzione italiana completa, un commento storico e filologico e uno studio delle fonti di Attone, condotto sui manoscritti conservati nella Biblioteca Capitolare di Vercelli. Il lavoro è corredato dal saggio di L. G. G. Ricci sulla tecnica compositiva delle due redazioni anche relativamente al cursus.File | Dimensione | Formato | |
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