Approvare una legge in parlamento richiede tempo e risorse. Una volta proposto dai firmatari, un progetto di legge deve riuscire a infilarsi nel calendario dei lavori – talvolta molto fitto – per poi affrontare una complessa sequenza di passaggi nelle commissioni e in aula. Ciò richiede grande impegno da parte dei promotori, i quali cercano di assicurarsi l’appoggio di una maggioranza dei legislatori affinché il provvedimento superi tutte queste fasi e venga infine votato dall’assemblea. Quando il parlamento è articolato in due camere gli ostacoli raddoppiano: il testo licenziato da una parte deve essere approvato anche dall’altra – superando di nuovo gli stessi scogli – prima di entrare in vigore. Dunque, se un ramo del parlamento si dedica ad approvare un testo che poi non sarà adottato dai colleghi dell’altra camera e che quindi non diventerà mai legge, si ha un notevole spreco di risorse. Eppure queste approvazioni “inutili” non sono rare nelle assemblee contemporanee, parlamento italiano compreso. Anzi. Il fenomeno desta stupore e merita un’analisi approfondita. D’altra parte, il fatto che una camera approvi (inutilmente) un progetto che poi non sarà adottato come legge può essere interpretato come un segno di inefficienza decisionale del parlamento nel suo complesso. Come è possibile che si verifichino approvazioni inutili? Uno studio della Statale di Milano ha esaminato l’iter parlamentare di tutti i progetti di legge approvati almeno in prima lettura, cioè almeno in una camera, nel parlamento italiano tra il 1979 e il 2018. In dieci legislature – quarant’anni di vita parlamentare italiana – si tratta di oltre 5600 progetti di legge. È emerso che la struttura bicamerale del parlamento e le differenze tra le camere in termini di composizione partitica sono tra i principali responsabili di questo fenomeno. Vediamo perché.
Bicameralismo imperfetto: un progetto su cinque approvato in una camera intasa i lavori dell’altra ma non diventa mai legge / A. Pedrazzani. - (2021 Apr 02).
Bicameralismo imperfetto: un progetto su cinque approvato in una camera intasa i lavori dell’altra ma non diventa mai legge
A. Pedrazzani
2021
Abstract
Approvare una legge in parlamento richiede tempo e risorse. Una volta proposto dai firmatari, un progetto di legge deve riuscire a infilarsi nel calendario dei lavori – talvolta molto fitto – per poi affrontare una complessa sequenza di passaggi nelle commissioni e in aula. Ciò richiede grande impegno da parte dei promotori, i quali cercano di assicurarsi l’appoggio di una maggioranza dei legislatori affinché il provvedimento superi tutte queste fasi e venga infine votato dall’assemblea. Quando il parlamento è articolato in due camere gli ostacoli raddoppiano: il testo licenziato da una parte deve essere approvato anche dall’altra – superando di nuovo gli stessi scogli – prima di entrare in vigore. Dunque, se un ramo del parlamento si dedica ad approvare un testo che poi non sarà adottato dai colleghi dell’altra camera e che quindi non diventerà mai legge, si ha un notevole spreco di risorse. Eppure queste approvazioni “inutili” non sono rare nelle assemblee contemporanee, parlamento italiano compreso. Anzi. Il fenomeno desta stupore e merita un’analisi approfondita. D’altra parte, il fatto che una camera approvi (inutilmente) un progetto che poi non sarà adottato come legge può essere interpretato come un segno di inefficienza decisionale del parlamento nel suo complesso. Come è possibile che si verifichino approvazioni inutili? Uno studio della Statale di Milano ha esaminato l’iter parlamentare di tutti i progetti di legge approvati almeno in prima lettura, cioè almeno in una camera, nel parlamento italiano tra il 1979 e il 2018. In dieci legislature – quarant’anni di vita parlamentare italiana – si tratta di oltre 5600 progetti di legge. È emerso che la struttura bicamerale del parlamento e le differenze tra le camere in termini di composizione partitica sono tra i principali responsabili di questo fenomeno. Vediamo perché.File | Dimensione | Formato | |
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