La scrittrice Niviaq Korneliussen ha suscitato l’attenzione della critica sin dal suo romanzo di debutto, HOMO sapienne (2014), redatto in lingua groenlandese e tradotto in danese dall’autrice stessa. A questo è seguito Blomsterdalen (2020), edito a sua volta in due lingue e incentrato sula questione del suicidio, oltre che su tematiche già toccate in HOMO sapienne, come la ricerca della propria identità – tanto nazionale quanto di genere. Punto di forza di HOMO sapienne, suggerisce Agata Lubowicka, è l’inserimento delle vicende in un contesto marcatamente globalizzato, all’interno del quale è concesso ben poco spazio al confronto con la realtà danese; dunque, sostiene la studiosa, un discorso postcoloniale può essere applicato a questo romanzo solo in minima parte, poiché l’incontro-scontro fra ‘groenlandesità’ e ‘danesità’, apparentemente, non viene tematizzato, se non in una delle cinque sezioni che costituiscono il libro. Tuttavia, è lecito pensare che Korneliussen, in quanto autrice bilingue, si rivolga anche a un pubblico danese, e questa ipotesi sembra rinfrancata da riferimenti e rovesciamenti di ben precisi tópoi appartenenti alla letteratura danese di ambientazione groenlandese, influenzata dal cosiddetto “Arctic Orientalism” (cfr. Thisted). Questi elementi compaiono con maggiore insistenza in Blomsterdalen, nel quale, invece, la tematica postcoloniale si fa esplicita nel momento in cui la protagonista, originaria di Nuuk, si reca in Danimarca per motivi di studio. Tramite il riferimento a specifici passaggi dei due testi citati, si vuole inoltre ipotizzare che questo tipo di narrazione costituisca talvolta un pretesto per riferirsi ad altre problematiche vissute in prima persona dai protagonisti di HOMO sapienne e Blomsterdalen, come, ad esempio, l’urgenza di affermarsi come donna o come persona appartenente alla minoranza LGBTQ+. Linea comune di entrambi i discorsi è il rifiuto del ruolo di vittima – termine connotato che fa riferimento alla ‘parte’ assegnata ai groenlandesi dall’opinione pubblica danese, in un tentativo di espiazione.
"Enough of that post-colonial piece of shit" : i romanzi di Niviaq Korneliussen fra rovesciamento della tradizione letteraria danese sulla Groenlandia ed emancipazione / F. Turri. ((Intervento presentato al convegno Vulnerabilità e resilienza : Voci e pratiche dai margini tenutosi a online nel 2021.
"Enough of that post-colonial piece of shit" : i romanzi di Niviaq Korneliussen fra rovesciamento della tradizione letteraria danese sulla Groenlandia ed emancipazione
F. Turri
2021
Abstract
La scrittrice Niviaq Korneliussen ha suscitato l’attenzione della critica sin dal suo romanzo di debutto, HOMO sapienne (2014), redatto in lingua groenlandese e tradotto in danese dall’autrice stessa. A questo è seguito Blomsterdalen (2020), edito a sua volta in due lingue e incentrato sula questione del suicidio, oltre che su tematiche già toccate in HOMO sapienne, come la ricerca della propria identità – tanto nazionale quanto di genere. Punto di forza di HOMO sapienne, suggerisce Agata Lubowicka, è l’inserimento delle vicende in un contesto marcatamente globalizzato, all’interno del quale è concesso ben poco spazio al confronto con la realtà danese; dunque, sostiene la studiosa, un discorso postcoloniale può essere applicato a questo romanzo solo in minima parte, poiché l’incontro-scontro fra ‘groenlandesità’ e ‘danesità’, apparentemente, non viene tematizzato, se non in una delle cinque sezioni che costituiscono il libro. Tuttavia, è lecito pensare che Korneliussen, in quanto autrice bilingue, si rivolga anche a un pubblico danese, e questa ipotesi sembra rinfrancata da riferimenti e rovesciamenti di ben precisi tópoi appartenenti alla letteratura danese di ambientazione groenlandese, influenzata dal cosiddetto “Arctic Orientalism” (cfr. Thisted). Questi elementi compaiono con maggiore insistenza in Blomsterdalen, nel quale, invece, la tematica postcoloniale si fa esplicita nel momento in cui la protagonista, originaria di Nuuk, si reca in Danimarca per motivi di studio. Tramite il riferimento a specifici passaggi dei due testi citati, si vuole inoltre ipotizzare che questo tipo di narrazione costituisca talvolta un pretesto per riferirsi ad altre problematiche vissute in prima persona dai protagonisti di HOMO sapienne e Blomsterdalen, come, ad esempio, l’urgenza di affermarsi come donna o come persona appartenente alla minoranza LGBTQ+. Linea comune di entrambi i discorsi è il rifiuto del ruolo di vittima – termine connotato che fa riferimento alla ‘parte’ assegnata ai groenlandesi dall’opinione pubblica danese, in un tentativo di espiazione.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.