Redattore dell’«Antologia» dal marzo 1824, Giuseppe Montani fu una delle voci più autorevoli della rivista fiorentina fondata nel 1820 da Gian Pietro Vieusseux. Già vicino al gruppo del “Conciliatore”, chiuso prima che egli potesse assumerne la direzione sostituendo il Pellico, il Montani ritrovò nell’«Antologia» gli stessi ideali di impronta europea, la stessa intenzione di porsi come organo di influenza politica e culturale, lontano dalla vecchia concezione delle riviste come espressione di provinciale accademismo. Al centro di una rete di relazioni, tessute tra Milano e Firenze, il Montani ha lasciato un epistolario che oggi conta soltanto 300 lettere, ma che probabilmente ne annoverava molte di più, circa 1200, scritte per il desiderio di scambiare e condividere opinioni, giudizi, sentimenti e punti di vista sulla società, e sui dibattiti culturali in corso. I risultati del censimento e dei primi studi lasciano intravedere la possibilità di ricostruire attraverso i carteggi con gli amici più stretti, tra cui Francesco Longhena e Fulvia Verri, almeno una parte dei rapporti che il Montani intrattenne, nonché la sua personalità di critico, brillante e perspicace, lucido e imparziale, capace di leggere il proprio tempo e di restituirne un affresco a più sfumature.

Ricerche sull’epistolario di Giuseppe Montani / B. Tanzi Imbri. - In: ARCHIVIO STORICO LOMBARDO. - ISSN 0392-0232. - 144:(2018), pp. 109-121.

Ricerche sull’epistolario di Giuseppe Montani

B. Tanzi Imbri
2018

Abstract

Redattore dell’«Antologia» dal marzo 1824, Giuseppe Montani fu una delle voci più autorevoli della rivista fiorentina fondata nel 1820 da Gian Pietro Vieusseux. Già vicino al gruppo del “Conciliatore”, chiuso prima che egli potesse assumerne la direzione sostituendo il Pellico, il Montani ritrovò nell’«Antologia» gli stessi ideali di impronta europea, la stessa intenzione di porsi come organo di influenza politica e culturale, lontano dalla vecchia concezione delle riviste come espressione di provinciale accademismo. Al centro di una rete di relazioni, tessute tra Milano e Firenze, il Montani ha lasciato un epistolario che oggi conta soltanto 300 lettere, ma che probabilmente ne annoverava molte di più, circa 1200, scritte per il desiderio di scambiare e condividere opinioni, giudizi, sentimenti e punti di vista sulla società, e sui dibattiti culturali in corso. I risultati del censimento e dei primi studi lasciano intravedere la possibilità di ricostruire attraverso i carteggi con gli amici più stretti, tra cui Francesco Longhena e Fulvia Verri, almeno una parte dei rapporti che il Montani intrattenne, nonché la sua personalità di critico, brillante e perspicace, lucido e imparziale, capace di leggere il proprio tempo e di restituirne un affresco a più sfumature.
Settore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italiana
Settore L-FIL-LET/13 - Filologia della Letteratura Italiana
2018
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