Il percorso di Zanelli, che muove da umili origini e, guidato da proverbiale caparbietà, assurge ai massimi onori della professione in virtù della meritata affermazione nel concorso per il Vittoriano, costituisce «un punto di vista privilegiato per leggere formule e contraddizioni, spinte verso la modernità e nostalgici ritorni al passato, che innervano la cultura artistica italiana nel difficile percorso dell’elaborazione di un’arte nazionale tra la fine dell’Ottocento e gli anni del regime» (Terraroli, 2011, p. 127). La stessa impresa del fregio per l’Altare della Patria, fonte di tanta fama internazionale per lo scultore negli anni a venire, «rappresenta […] il culmine, e la conseguente crisi creativa, della scultura monumentale italiana che cerca di affrancarsi dagli stilemi veristi ed accademici […] e approda a forme e tematiche elegantemente simboliste, nelle quali una nuova lingua sembra cercare una perfetta fusione tra esigenze narrative e ritmicità grafica e musicale, tra densità materica e valori luministici» (ibidem). Ciò spiega il percorso declinante dello scultore nell’ultima fase della sua carriera, contrassegnata quasi esclusivamente da imprese monumentali fuori dai confini nazionali, mentre la sua presenza in patria si fa più rarefatta.
Zanelli, Angelo Bortolo / M. Cavenago - In: Dizionario biografico degli italiani. 100: Vittorio Emanuele 1.-Zurlo[s.l] : Istituto della Enciclopedia Italiana, 2020. - ISBN 9788812000326. - pp. 503-507
Zanelli, Angelo Bortolo
M. Cavenago
2020
Abstract
Il percorso di Zanelli, che muove da umili origini e, guidato da proverbiale caparbietà, assurge ai massimi onori della professione in virtù della meritata affermazione nel concorso per il Vittoriano, costituisce «un punto di vista privilegiato per leggere formule e contraddizioni, spinte verso la modernità e nostalgici ritorni al passato, che innervano la cultura artistica italiana nel difficile percorso dell’elaborazione di un’arte nazionale tra la fine dell’Ottocento e gli anni del regime» (Terraroli, 2011, p. 127). La stessa impresa del fregio per l’Altare della Patria, fonte di tanta fama internazionale per lo scultore negli anni a venire, «rappresenta […] il culmine, e la conseguente crisi creativa, della scultura monumentale italiana che cerca di affrancarsi dagli stilemi veristi ed accademici […] e approda a forme e tematiche elegantemente simboliste, nelle quali una nuova lingua sembra cercare una perfetta fusione tra esigenze narrative e ritmicità grafica e musicale, tra densità materica e valori luministici» (ibidem). Ciò spiega il percorso declinante dello scultore nell’ultima fase della sua carriera, contrassegnata quasi esclusivamente da imprese monumentali fuori dai confini nazionali, mentre la sua presenza in patria si fa più rarefatta.File | Dimensione | Formato | |
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