A partire dal 1868, quando venne alla luce la prima tomba a S. Ilario d’Enza, iniziò un percorso che avrebbe portato alla scoperta e alla definizione dell’aspetto funerario di VI secolo a.C. in Emilia occidentale. Il presente contributo vuole enfatizzare la lucidità metodologica con cui Gaetano Chierici affrontò i problemi di ordine cronologico e culturale posti dai sepolcreti dell’età del ferro, da lui scavati e preservati con tecniche all’avanguardia. Un recente riesame dell’intero aspetto culturale ha potuto infatti confermare, in ultima analisi, molte delle ‘felici intuizioni’ del primo – e per molti decenni ultimo – scienziato/umanista italiano. Oltre alla definizione di una cronologia relativa, sostanzialmente corretta, Chierici abbozzò un’analisi culturale del popolo che seppelliva i propri morti nella pianura emiliana durante il periodo arcaico. Nonostante i vincoli della tradizione storico-letteraria e i metodi allora imperanti dell’antiquaria di stampo tardo-romantico, propongo in questo lavoro che Chierici abbia avvertito alcuni dei limiti dell’attribuzionismo etnico, pur senza rinunciarvi. Nel pensiero di questo padre della disciplina, come trapela dalle sue scritture pubbliche e private, emergono molte delle contraddizioni e delle tensioni della società italiana della seconda metà dell’Ottocento, in cerca di una difficile sintesi tra fede e scienza, tra tradizioni letterarie e nuovi metodi di indagine, e tra patriottismo e localismi.
La “felice intuizione” di Gaetano Chierici. La scoperta e la definizione dell’aspetto funerario di VI secolo a.C. nella pianura emiliana / L. Zamboni. - In: BULLETTINO DI PALETNOLOGIA ITALIANA. - ISSN 0392-5250. - (2020). [Epub ahead of print] ((Intervento presentato al convegno Gaetano Chierici a 200 anni dalla nascita tenutosi a Reggio Emilia nel 2019.
La “felice intuizione” di Gaetano Chierici. La scoperta e la definizione dell’aspetto funerario di VI secolo a.C. nella pianura emiliana
L. Zamboni
2020
Abstract
A partire dal 1868, quando venne alla luce la prima tomba a S. Ilario d’Enza, iniziò un percorso che avrebbe portato alla scoperta e alla definizione dell’aspetto funerario di VI secolo a.C. in Emilia occidentale. Il presente contributo vuole enfatizzare la lucidità metodologica con cui Gaetano Chierici affrontò i problemi di ordine cronologico e culturale posti dai sepolcreti dell’età del ferro, da lui scavati e preservati con tecniche all’avanguardia. Un recente riesame dell’intero aspetto culturale ha potuto infatti confermare, in ultima analisi, molte delle ‘felici intuizioni’ del primo – e per molti decenni ultimo – scienziato/umanista italiano. Oltre alla definizione di una cronologia relativa, sostanzialmente corretta, Chierici abbozzò un’analisi culturale del popolo che seppelliva i propri morti nella pianura emiliana durante il periodo arcaico. Nonostante i vincoli della tradizione storico-letteraria e i metodi allora imperanti dell’antiquaria di stampo tardo-romantico, propongo in questo lavoro che Chierici abbia avvertito alcuni dei limiti dell’attribuzionismo etnico, pur senza rinunciarvi. Nel pensiero di questo padre della disciplina, come trapela dalle sue scritture pubbliche e private, emergono molte delle contraddizioni e delle tensioni della società italiana della seconda metà dell’Ottocento, in cerca di una difficile sintesi tra fede e scienza, tra tradizioni letterarie e nuovi metodi di indagine, e tra patriottismo e localismi.Pubblicazioni consigliate
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