Nel mucchio delle pietre “scartate dai costruttori” giacciono una enorme quantità di progetti artistici di grande qualità che non sono stati realizzati. Tasselli di una storia dell’arte che non è ancora stata scritta nella sua complessità, questi progetti sono conservati negli archivi privati degli artisti. MoRE (Museum of refused and unrealised art projects) è un museo digitale nato da un’idea di Elisabetta Modena e Marco Scotti che raccoglie, conserva ed espone on-line progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo (www.moremuseum.org). MoRE è prodotto dall’associazione culturale Others che ha aderito a CAPAS - Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo, Università degli Studi di Parma. Tra i numerosi progetti conservati spiccano una serie di (non) opere che hanno trovato sviluppo in altre e diverse realizzazioni per motivi di varia natura. Questo articolo propone l’analisi di alcuni casi studio conservati nel “museo” digitale, esemplificativi di come il ruolo della committenza di un’opera e il suo contesto di produzione siano ancora spesso, a torto, sottovalutati. Partendo dalla documentazione di progetto conservata online e, ove possibile, dalla verifica diretta con gli artisti, i casi esaminati evidenzieranno come in numerose occasioni gli artisti siano passati a un “piano b”, proponendo e realizzando opere spesso altrettanto significative, ma in alcuni casi sostanzialmente diverse da quelle immaginate come prima proposta, o ancora come gli ostacoli iniziali siano stati stimoli per ulteriori e diverse riflessioni. I progetti (piano a) indagati e poi realizzati in altro modo (piano b) sono opere di: Jeremy Deller, Regina Josè Galindo; Eva Marisaldi, Liliana Moro, Giovanni Ozzola e Cesare Pietroiusti.

Il “Piano B” degli artisti : Casi studio da MoRE, Museum of refused and unrealised art projects / E. Modena. - In: PIANO B. - ISSN 2531-9876. - 1:1(2016), pp. 188-212. [10.6092/issn.2531-9876/6513]

Il “Piano B” degli artisti : Casi studio da MoRE, Museum of refused and unrealised art projects

E. Modena
2016

Abstract

Nel mucchio delle pietre “scartate dai costruttori” giacciono una enorme quantità di progetti artistici di grande qualità che non sono stati realizzati. Tasselli di una storia dell’arte che non è ancora stata scritta nella sua complessità, questi progetti sono conservati negli archivi privati degli artisti. MoRE (Museum of refused and unrealised art projects) è un museo digitale nato da un’idea di Elisabetta Modena e Marco Scotti che raccoglie, conserva ed espone on-line progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo (www.moremuseum.org). MoRE è prodotto dall’associazione culturale Others che ha aderito a CAPAS - Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo, Università degli Studi di Parma. Tra i numerosi progetti conservati spiccano una serie di (non) opere che hanno trovato sviluppo in altre e diverse realizzazioni per motivi di varia natura. Questo articolo propone l’analisi di alcuni casi studio conservati nel “museo” digitale, esemplificativi di come il ruolo della committenza di un’opera e il suo contesto di produzione siano ancora spesso, a torto, sottovalutati. Partendo dalla documentazione di progetto conservata online e, ove possibile, dalla verifica diretta con gli artisti, i casi esaminati evidenzieranno come in numerose occasioni gli artisti siano passati a un “piano b”, proponendo e realizzando opere spesso altrettanto significative, ma in alcuni casi sostanzialmente diverse da quelle immaginate come prima proposta, o ancora come gli ostacoli iniziali siano stati stimoli per ulteriori e diverse riflessioni. I progetti (piano a) indagati e poi realizzati in altro modo (piano b) sono opere di: Jeremy Deller, Regina Josè Galindo; Eva Marisaldi, Liliana Moro, Giovanni Ozzola e Cesare Pietroiusti.
progetto non realizzato; sistema dell’arte contemporanea; museo digitale; archivio
Settore L-ART/03 - Storia dell'Arte Contemporanea
2016
https://pianob.unibo.it/article/view/6513
Article (author)
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