La L. n. 101/1989, che ha approvato l’intesa tra lo Stato italiano e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane stipulata ai sensi dell’art. 8, comma 3, Cost., all’art. 14 consente agli sposi che lo vogliano, e nel rispetto delle condizioni previste, di attribuire effetti civili al matrimonio da loro celebrato in Italia secondo il rito ebraico. Qualora gli stessi, nell’ambito della libertà religiosa e matrimoniale di cui godono, non intendano esercitare tale facoltà, avvalendosi tuttavia successivamente del riconoscimento civile che della celebrazione religiosa abbia fatto un altro Stato, si dovrà considerare se lo stato coniugale così conseguito - in particolare attraverso una pronuncia da parte di un Tribunale rabbinico in Israele - possa essere trascritto nei registri dello stato civile italiano. Ciò comporta anzitutto la necessità di accertare il carattere di estraneità della sentenza religiosa rispetto all’ordinamento italiano, carattere che si apprezza solo considerando il peculiare sistema matrimoniale israeliano, sia da punto di vista sostanziale che giudiziario; mentre la valutazione della compatibilità degli effetti della sentenza con l’ordine pubblico investe - alla luce dei più recenti orientamenti giurisprudenziali sul significato di tale clausola - la questione della valenza costituzionale o meno della L. n. 101/1989, laddove si ritenga che essa sia stata violata dagli sposi nel momento in cui non hanno chiesto tempestivamente in Italia gli effetti civili del matrimonio religioso. In questo quadro assumono un ruolo determinante anche i principi che nel sistema europeo, nell’interpretazione estensiva data dalla Corte EDU e dalla Corte di Giustizia, sono posti a tutela della circolazione interordinamentale degli status familiari, anche quando questi siano stati acquisiti in paesi terzi.

Matrimonio ebraico tra esercizio della libertà religiosa e circolazione degli status familiari / A. Ceserani. - In: FAMIGLIA E DIRITTO. - ISSN 1591-7703. - 2020:8-9(2020), pp. 832-839.

Matrimonio ebraico tra esercizio della libertà religiosa e circolazione degli status familiari

A. Ceserani
2020

Abstract

La L. n. 101/1989, che ha approvato l’intesa tra lo Stato italiano e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane stipulata ai sensi dell’art. 8, comma 3, Cost., all’art. 14 consente agli sposi che lo vogliano, e nel rispetto delle condizioni previste, di attribuire effetti civili al matrimonio da loro celebrato in Italia secondo il rito ebraico. Qualora gli stessi, nell’ambito della libertà religiosa e matrimoniale di cui godono, non intendano esercitare tale facoltà, avvalendosi tuttavia successivamente del riconoscimento civile che della celebrazione religiosa abbia fatto un altro Stato, si dovrà considerare se lo stato coniugale così conseguito - in particolare attraverso una pronuncia da parte di un Tribunale rabbinico in Israele - possa essere trascritto nei registri dello stato civile italiano. Ciò comporta anzitutto la necessità di accertare il carattere di estraneità della sentenza religiosa rispetto all’ordinamento italiano, carattere che si apprezza solo considerando il peculiare sistema matrimoniale israeliano, sia da punto di vista sostanziale che giudiziario; mentre la valutazione della compatibilità degli effetti della sentenza con l’ordine pubblico investe - alla luce dei più recenti orientamenti giurisprudenziali sul significato di tale clausola - la questione della valenza costituzionale o meno della L. n. 101/1989, laddove si ritenga che essa sia stata violata dagli sposi nel momento in cui non hanno chiesto tempestivamente in Italia gli effetti civili del matrimonio religioso. In questo quadro assumono un ruolo determinante anche i principi che nel sistema europeo, nell’interpretazione estensiva data dalla Corte EDU e dalla Corte di Giustizia, sono posti a tutela della circolazione interordinamentale degli status familiari, anche quando questi siano stati acquisiti in paesi terzi.
Settore IUS/11 - Diritto Canonico e Diritto Ecclesiastico
2020
set-2020
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