Nelle indagini sulle istituzioni comunali l’attenzione della storiografia più recente si è rivolta alle sperimentazioni di governo attuate nei comuni dell’Italia centro settentrionale fra la seconda metà del XII e i primi decenni del XIII secolo. In questo contesto storiografico le innovazioni fiscali sono state viste nell’ottica della dinamica interna della società cittadina, considerando l’estimo come espressione dell’emergere del Popolo quale forza politica attiva e trascurando l’esame del settore delle imposte indirette, telonea e ripatica, che costituivano la base effettiva delle finanze urbane. La storiografia sulla fiscalità delle civitates italiane ha inoltre dato per scontato il fatto che l’evoluzione degli strumenti fiscali in epoca comunale fosse un fenomeno pienamente autogeno, piuttosto legato al comune sostrato amministrativo e all’altrettanto comune e vigoroso sviluppo economico. Invece anche nell’Italia settentrionale fra XII e XIII secolo momenti forti di innovazione tributaria possono essere ricondotti, direttamente e indirettamente, ad interventi legati non a scelte interne bensì alla politica italiana di Federico I di Svevia (Bruhl, Haverkamp) come pure, anche se in modo più mediato, ai suggerimenti fiscali proposti durante il regno di Federico II. All’epoca del conflitto federiciano le città erano ben lontane dal possedere il controllo delle leve fiscali : lo stimolo eteronomo e le nuove esigenze finanziarie dovute alla guerra contro l’imperatore imposero il chiarimento della natura e della situazione delle entrate su cui la città poteva contare ed agirono come propulsore di nuove iniziative in campo finanziario e fiscale che proseguirono modificate e adattate nell’epoca successiva. Attraverso l’analisi di una serie di testimonianze documentarie di carattere finanziario e fiscale risalenti alla seconda metà del XII secolo si è ricostruito quindi il quadro della finanza comunale nel rapporto con la fiscalità vescovile e signorile e si è messa in evidenza l’evoluzione dell’estimo, che subì un preciso impulso ad opera della riflessione romanistica di parte imperiale .

A proposito della "rivoluzione fiscale" nell'Italia settentrionale del 12. secolo / M.P. Mainoni. - In: STUDI STORICI. - ISSN 0039-3037. - 44:1(2003), pp. 5-42.

A proposito della "rivoluzione fiscale" nell'Italia settentrionale del 12. secolo

M.P. Mainoni
Primo
2003

Abstract

Nelle indagini sulle istituzioni comunali l’attenzione della storiografia più recente si è rivolta alle sperimentazioni di governo attuate nei comuni dell’Italia centro settentrionale fra la seconda metà del XII e i primi decenni del XIII secolo. In questo contesto storiografico le innovazioni fiscali sono state viste nell’ottica della dinamica interna della società cittadina, considerando l’estimo come espressione dell’emergere del Popolo quale forza politica attiva e trascurando l’esame del settore delle imposte indirette, telonea e ripatica, che costituivano la base effettiva delle finanze urbane. La storiografia sulla fiscalità delle civitates italiane ha inoltre dato per scontato il fatto che l’evoluzione degli strumenti fiscali in epoca comunale fosse un fenomeno pienamente autogeno, piuttosto legato al comune sostrato amministrativo e all’altrettanto comune e vigoroso sviluppo economico. Invece anche nell’Italia settentrionale fra XII e XIII secolo momenti forti di innovazione tributaria possono essere ricondotti, direttamente e indirettamente, ad interventi legati non a scelte interne bensì alla politica italiana di Federico I di Svevia (Bruhl, Haverkamp) come pure, anche se in modo più mediato, ai suggerimenti fiscali proposti durante il regno di Federico II. All’epoca del conflitto federiciano le città erano ben lontane dal possedere il controllo delle leve fiscali : lo stimolo eteronomo e le nuove esigenze finanziarie dovute alla guerra contro l’imperatore imposero il chiarimento della natura e della situazione delle entrate su cui la città poteva contare ed agirono come propulsore di nuove iniziative in campo finanziario e fiscale che proseguirono modificate e adattate nell’epoca successiva. Attraverso l’analisi di una serie di testimonianze documentarie di carattere finanziario e fiscale risalenti alla seconda metà del XII secolo si è ricostruito quindi il quadro della finanza comunale nel rapporto con la fiscalità vescovile e signorile e si è messa in evidenza l’evoluzione dell’estimo, che subì un preciso impulso ad opera della riflessione romanistica di parte imperiale .
fiscalità ; 12. secolo ; Italia
Settore M-STO/01 - Storia Medievale
2003
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