Nutrirsi è essenziale alla vita. La costanza dell’attività cerebrale, scandita da picchi che dipendono da quello che la mente è impegnata a fare, è garantita dal rifornimento di glucosio, ma anche da altre sostanze di origine non carboidratica. I meccanismi attraverso i quali il nutrimento influenza l’attività cerebrale però sono numerosi e molteplici, e comprendono la modulazione del metabolismo energetico neuronale e la regolazione epigenetica della plasticità sinaptica. Alcuni componenti alimentari hanno un ruolo nello sviluppo cerebrale dalle prime orchestrazioni dei segnali morfogenici sino alla tarda vita fetale e prima vita postnatale, e poi anche nella modulazione della neurogenesi dell’adulto (Briguglio M.a. et al., 2020). Sostanziali avanzamenti sono stati raggiunti nel campo dei nutraceutici, a cui sono attribuiti effetti antiossidanti, immunomodulanti, e neurotrofici. Tuttavia, mentre i nutrienti sono facilmente utilizzati dal nostro corpo, molti nutraceutici sono misconosciuti e si ignora sia la loro capacità di attraversamento delle barriere fisiologiche sia i loro effetti centrali. Molto spesso, il loro consumo è associato ad un dispendio inutile di denaro e persino a sfavorevoli interazioni farmacocinetiche (Briguglio M.b. et al., 2018, Zanaboni Dina C. and Porta M., 2019). Recentemente, si è scoperto che alimenti di origine animale, frutta, piatte commestibili e radici contengono neurotrasmettitori. Nonostante piante e animali appartengano a regni diversi, tali strutture chimiche si ritrovano in entrambi: acetilcolina, glutammato, GABA, dopamina, serotonina, istamina. Anche la microflora batterica intestinale dell’uomo produce neurotrasmettitori (Briguglio M.c. et al. 2018). Qual è il loro significato? Che conseguenze potrebbero avere nel modulare il nostro sistema nervoso? Nell'attuale panorama clinico, la neuropsichiatria ha adottato in maniera crescente l’uso di cibi o diete in diverse condizioni quali, ad esempio, il mal di testa, l’epilessia farmacoresistente, o la malattia di Parkinson (Briguglio M.d. et al., 2019). L’inclusione di un nutrizionista nella pratica neuropsichiatrica è ormai di fondamentale importanza per il successo terapeutico (Briguglio M.e. et al., 2016, Briguglio M.f. et al., 2018). La conoscenza di queste sostanze è estremamente importante per avanzare la conoscenza nel campo della nutrizione, il cui ambito, purtroppo, è sempre più orientato verso ready- to-eat, highcalorie, e tasty foods, come se fossimo ritornati alla fame di quando eravamo “semplici” cacciatori e raccoglitori.
Neurotrasmettitori alimentari / M. Briguglio. ((Intervento presentato al 4. convegno Congresso Nazionale SIPNEI tenutosi a Firenze nel 2020.
Neurotrasmettitori alimentari
M. Briguglio
2021
Abstract
Nutrirsi è essenziale alla vita. La costanza dell’attività cerebrale, scandita da picchi che dipendono da quello che la mente è impegnata a fare, è garantita dal rifornimento di glucosio, ma anche da altre sostanze di origine non carboidratica. I meccanismi attraverso i quali il nutrimento influenza l’attività cerebrale però sono numerosi e molteplici, e comprendono la modulazione del metabolismo energetico neuronale e la regolazione epigenetica della plasticità sinaptica. Alcuni componenti alimentari hanno un ruolo nello sviluppo cerebrale dalle prime orchestrazioni dei segnali morfogenici sino alla tarda vita fetale e prima vita postnatale, e poi anche nella modulazione della neurogenesi dell’adulto (Briguglio M.a. et al., 2020). Sostanziali avanzamenti sono stati raggiunti nel campo dei nutraceutici, a cui sono attribuiti effetti antiossidanti, immunomodulanti, e neurotrofici. Tuttavia, mentre i nutrienti sono facilmente utilizzati dal nostro corpo, molti nutraceutici sono misconosciuti e si ignora sia la loro capacità di attraversamento delle barriere fisiologiche sia i loro effetti centrali. Molto spesso, il loro consumo è associato ad un dispendio inutile di denaro e persino a sfavorevoli interazioni farmacocinetiche (Briguglio M.b. et al., 2018, Zanaboni Dina C. and Porta M., 2019). Recentemente, si è scoperto che alimenti di origine animale, frutta, piatte commestibili e radici contengono neurotrasmettitori. Nonostante piante e animali appartengano a regni diversi, tali strutture chimiche si ritrovano in entrambi: acetilcolina, glutammato, GABA, dopamina, serotonina, istamina. Anche la microflora batterica intestinale dell’uomo produce neurotrasmettitori (Briguglio M.c. et al. 2018). Qual è il loro significato? Che conseguenze potrebbero avere nel modulare il nostro sistema nervoso? Nell'attuale panorama clinico, la neuropsichiatria ha adottato in maniera crescente l’uso di cibi o diete in diverse condizioni quali, ad esempio, il mal di testa, l’epilessia farmacoresistente, o la malattia di Parkinson (Briguglio M.d. et al., 2019). L’inclusione di un nutrizionista nella pratica neuropsichiatrica è ormai di fondamentale importanza per il successo terapeutico (Briguglio M.e. et al., 2016, Briguglio M.f. et al., 2018). La conoscenza di queste sostanze è estremamente importante per avanzare la conoscenza nel campo della nutrizione, il cui ambito, purtroppo, è sempre più orientato verso ready- to-eat, highcalorie, e tasty foods, come se fossimo ritornati alla fame di quando eravamo “semplici” cacciatori e raccoglitori.File | Dimensione | Formato | |
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