Carteggio

Lo scultore ticinese Vincenzo Vela (1820-1891), iniziatore della scuola realista in scultura, è stato uno dei protagonisti del rinnovamento dell’arte europea alla metà dell’Ottocento. Dopo gli studi all’Accademia di Brera, avviò la propria carriera a Milano, creando i suoi primi capolavori, dal Monumento al vescovo Luvini (1845) allo Spartaco (1847-51). Espulso dal Lombardo-Veneto nel 1852 a causa della sua militanza in favore dell’indipendenza italiana, si stabilì a Torino, come scultore ufficiale di Vittorio Emanuele II di Savoia, e resse la cattedra di Scultura dell’Accademia Albertina. Ottenne successo internazionale, negli anni Sessanta, alla corte di Napoleone III e dell’imperatrice Eugenia e, lasciato l’insegnamento, si ritirò nel paese nativo di Ligornetto, dove realizzò i capolavori della maturità (Ecce Homo, 1868; Le vittime del lavoro, 1882-83) e dove ancora si conserva nella sua casa-museo l’imponente raccolta dei suoi gessi e delle sue collezioni. Questa prima edizione completa e commentata del corpus epistolare di Vincenzo Vela – che conta 1047 documenti – comprende oltre alla corrispondenza presente nel Fondo Vela dell’Archivio federale di Berna tutte le lettere note grazie alla ricca bibliografia sullo scultore e quelle identificate attraverso un apposito censimento presso i fondi archivistici aperti alla consultazione che raccolgono i carteggi dei principali corrispondenti. La distribuzione cronologica copre complessivamente ben quarantacinque anni, dal 1846 al 1891, offrendo agli studiosi la possibilità di ricostruire puntualmente l’iter di molte delle principali realizzazioni dell’artista, nonché il suo coinvolgimento nella vita politica e culturale del suo tempo tra l’Italia e il canton Ticino.