La conciliazione tra lavoro, famiglia e altre sfere dell’esistenza è una sfida sempre più avvertita, ma anche un terreno contrastato. Nel caso italiano, diversi indicatori statistici come i bassi livelli di occupazione femminile, il declino della natalità, l’ampio ricorso a lavoro salariato per l’accudimento di persone fragili, indicano che le famiglie, e soprattutto le donne adulte, devono affrontare un severo sovraccarico funzionale. La composizione desiderata dalle famiglie incontra tuttora ostacoli seri, malgrado una crescente sensibilità nei confronti del tema. Tra le acquisizioni più importanti del dibattito, ne vanno qui ricordate alcune. Anzitutto il problema della conciliazione sembra superare un’ottica di genere, ossia di problema tipicamente femminile, per essere visto come una questione di società, che riguarda l’organizzazione del lavoro, dei servizi, dei rapporti tra i generi e le generazioni. S’intreccia quindi con una maggiore sensibilità da parte maschile per la cura dei figli e la condivisione delle incombenze familiari. Una seconda acquisizione riguarda il fatto che la sfida della ricomposizione tra gli ambiti dell’esistenza non riguarda soltanto i genitori con figli piccoli (e tantomeno le sole madri), ma assume sfaccettature diverse nell’arco del ciclo di vita familiare, con un peso crescente in modo particolare delle cure nei confronti degli anziani fragili. Diventa così un fattore di ridefinizione del significato e del peso del lavoro nei confronti di altre sfere di significato e d’impegno personale. Per un verso il sovraccarico del lavoro, per altri la diffusione di orari atipici e contrastanti con la vita familiare (turni serali, notturni, festivi), la precarietà e la casualità di molte forme di lavoro, la stessa stagnazione dei salari, complicano la costruzione di rapporti equilibrati tra il lavoro e la vita extra-lavorativa. Un terzo tema riguarda il superamento di quella forma di nazionalismo metodologico che pensa la famiglia, implicitamente, come formata da soli cittadini nazionali, senza cogliere la complessità crescente dell’origine delle famiglie. Da questo punto di vista gli immigrati, sia come fornitori di servizi alle famiglie nazionali in situazioni che li obbligano a tenere a distanza le proprie famiglie, sia come componenti di famiglie ricongiunte in Italia, sono a loro volta impegnati in compiti di conciliazione ancora più ardui. Le famiglie sono infine, come è noto, compagini sociali sempre più complesse e differenziate. Per citare un solo caso, le madri sole con figli affrontano spesso difficoltà aggiuntive nel ricomporre un lavoro quanto mai necessario con compiti educativi che non possono condividere in modo equo con il padre dei loro figli. La nuova presidente della Commissione europea, Ursula van der Leyen, ha indicato il tema della conciliazione come una delle priorità del suo mandato, e le forze che la sostengono sembrano propense a maggiori investimenti in campo sociale. C’è da sperare che gli impegni programmatici siano seguiti da politiche coerenti e incisive.

La conciliazione tra lavoro, famiglia e altre sfere della vita : una sfida di società / M. Ambrosini (STUDI INTERDISCIPLINARI SULLA FAMIGLIA). - In: Famiglia e lavoro : intrecci possibili / [a cura di] C. Manzi, S. Mazzucchelli. - Milano : Vita e Pensiero, 2020 May. - ISBN 9788834341643. - pp. 3-17

La conciliazione tra lavoro, famiglia e altre sfere della vita : una sfida di società

M. Ambrosini
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2020

Abstract

La conciliazione tra lavoro, famiglia e altre sfere dell’esistenza è una sfida sempre più avvertita, ma anche un terreno contrastato. Nel caso italiano, diversi indicatori statistici come i bassi livelli di occupazione femminile, il declino della natalità, l’ampio ricorso a lavoro salariato per l’accudimento di persone fragili, indicano che le famiglie, e soprattutto le donne adulte, devono affrontare un severo sovraccarico funzionale. La composizione desiderata dalle famiglie incontra tuttora ostacoli seri, malgrado una crescente sensibilità nei confronti del tema. Tra le acquisizioni più importanti del dibattito, ne vanno qui ricordate alcune. Anzitutto il problema della conciliazione sembra superare un’ottica di genere, ossia di problema tipicamente femminile, per essere visto come una questione di società, che riguarda l’organizzazione del lavoro, dei servizi, dei rapporti tra i generi e le generazioni. S’intreccia quindi con una maggiore sensibilità da parte maschile per la cura dei figli e la condivisione delle incombenze familiari. Una seconda acquisizione riguarda il fatto che la sfida della ricomposizione tra gli ambiti dell’esistenza non riguarda soltanto i genitori con figli piccoli (e tantomeno le sole madri), ma assume sfaccettature diverse nell’arco del ciclo di vita familiare, con un peso crescente in modo particolare delle cure nei confronti degli anziani fragili. Diventa così un fattore di ridefinizione del significato e del peso del lavoro nei confronti di altre sfere di significato e d’impegno personale. Per un verso il sovraccarico del lavoro, per altri la diffusione di orari atipici e contrastanti con la vita familiare (turni serali, notturni, festivi), la precarietà e la casualità di molte forme di lavoro, la stessa stagnazione dei salari, complicano la costruzione di rapporti equilibrati tra il lavoro e la vita extra-lavorativa. Un terzo tema riguarda il superamento di quella forma di nazionalismo metodologico che pensa la famiglia, implicitamente, come formata da soli cittadini nazionali, senza cogliere la complessità crescente dell’origine delle famiglie. Da questo punto di vista gli immigrati, sia come fornitori di servizi alle famiglie nazionali in situazioni che li obbligano a tenere a distanza le proprie famiglie, sia come componenti di famiglie ricongiunte in Italia, sono a loro volta impegnati in compiti di conciliazione ancora più ardui. Le famiglie sono infine, come è noto, compagini sociali sempre più complesse e differenziate. Per citare un solo caso, le madri sole con figli affrontano spesso difficoltà aggiuntive nel ricomporre un lavoro quanto mai necessario con compiti educativi che non possono condividere in modo equo con il padre dei loro figli. La nuova presidente della Commissione europea, Ursula van der Leyen, ha indicato il tema della conciliazione come una delle priorità del suo mandato, e le forze che la sostengono sembrano propense a maggiori investimenti in campo sociale. C’è da sperare che gli impegni programmatici siano seguiti da politiche coerenti e incisive.
famiglia; lavoro; conciliazione; politiche sociali; immigrazione
Settore SPS/07 - Sociologia Generale
mag-2020
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