La ricerca qui presentata ha perseguito un obiettivo anzitutto culturale, interno ed esterno al mondo del volontariato organizzato: quello di proporre una visione diversa della popolazione di origine immigrata e della sua integrazione nella società italiana. Mentre gli immigrati, e a maggior ragione i rifugiati, sono visti generalmente come il terminale passivo delle azioni di aiuto condotte dal volontariato italiano, questa indagine ha rovesciato la prospettiva. Il primo risultato della ricerca consiste dunque nella proposta di uno sguardo nuovo nei confronti dell’immigrazione insediata in Italia. Non solo contribuisce con il suo lavoro all’economia del paese, con le ricadute fiscali e contributive conseguenti (2.450.000 occupati regolari, pari al 10,6% del totale: Ministero del lavoro 2019), ma esprime anche un dinamismo sociale che si manifesta nell’assumere un ruolo attivo nella società ricevente, impegnandosi gratuitamente in servizi di pubblica utilità. Un secondo risultato può essere desunto dalle pur variegate motivazioni che i soggetti intervistati hanno fornito per spiegare il loro impegno. Che si tratti di persone che vogliono allargare la loro rete di conoscenze e amicizie, di lavoratori che vedono nel volontariato un luogo in cui esprimere competenze che non trovano sbocco nell’attività lavorativa, di giovani che sperano di rafforzare il loro curriculum e di candidarsi per un posto di lavoro, di ex assistiti che intendono restituire qualcosa di ciò che hanno ricevuto, di disoccupati che reagiscono al senso di inutilità e al vuoto delle giornate, queste aspettative si coagulano intorno all’idea del volontariato come fucina dell’integrazione sociale.
Un'innovazione da accogliere e coltivare / M. Ambrosini - In: Volontari inattesi : l'impegno sociale delle persone di origine immigrata / [a cura di] M. Ambrosini, D. Erminio. - Prima edizione. - Trento : Erickson, 2020 Mar. - ISBN 9788859021254. - pp. 335-341
Un'innovazione da accogliere e coltivare
M. Ambrosini
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2020
Abstract
La ricerca qui presentata ha perseguito un obiettivo anzitutto culturale, interno ed esterno al mondo del volontariato organizzato: quello di proporre una visione diversa della popolazione di origine immigrata e della sua integrazione nella società italiana. Mentre gli immigrati, e a maggior ragione i rifugiati, sono visti generalmente come il terminale passivo delle azioni di aiuto condotte dal volontariato italiano, questa indagine ha rovesciato la prospettiva. Il primo risultato della ricerca consiste dunque nella proposta di uno sguardo nuovo nei confronti dell’immigrazione insediata in Italia. Non solo contribuisce con il suo lavoro all’economia del paese, con le ricadute fiscali e contributive conseguenti (2.450.000 occupati regolari, pari al 10,6% del totale: Ministero del lavoro 2019), ma esprime anche un dinamismo sociale che si manifesta nell’assumere un ruolo attivo nella società ricevente, impegnandosi gratuitamente in servizi di pubblica utilità. Un secondo risultato può essere desunto dalle pur variegate motivazioni che i soggetti intervistati hanno fornito per spiegare il loro impegno. Che si tratti di persone che vogliono allargare la loro rete di conoscenze e amicizie, di lavoratori che vedono nel volontariato un luogo in cui esprimere competenze che non trovano sbocco nell’attività lavorativa, di giovani che sperano di rafforzare il loro curriculum e di candidarsi per un posto di lavoro, di ex assistiti che intendono restituire qualcosa di ciò che hanno ricevuto, di disoccupati che reagiscono al senso di inutilità e al vuoto delle giornate, queste aspettative si coagulano intorno all’idea del volontariato come fucina dell’integrazione sociale.File | Dimensione | Formato | |
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