Il Trattato di Lisbona (2009) ha assegnato all’Unione obiettivi chiari e ambiziosi in campo sociale: la promozione dell’occupazione e di alti livelli di protezione, inclusione e non discriminazione, giustizia sociale, uguaglianza tra donne e uomini, solidarietà tra generazioni e diritti dei bambini (Art. 3 TUE). Coesione economica, sociale e territoriale e solidarietà tra gli Stati membri sono stati ugualmente indicati in modo esplicito. Molti osservatori hanno salutato il Trattato di Lisbona come il punto più alto del lungo processo di avvicinamento e apertura reciproca tra Stati membri, nonché la conferma del loro impegno normativo a creare una “unione sempre più stretta” e al suo interno solidale. L’avvento della crisi finanziaria e la conseguente grande recessione hanno bruscamente interrotto questa traiettoria. Le dinamiche di convergenza e gli obiettivi di condivisione hanno lasciato il posto a nuove divergenze e antagonismi, aprendo così una linea di frattura tra i paesi creditori del Nord e i paesi debitori del Sud. Sulla scia degli allargamenti a est, sono poi emerse crescenti tensioni attorno alla questione della libera circolazione: in particolare, l’accesso ai mercati del lavoro nazionali e alle prestazioni sociali da parte di altri cittadini dell’Ue (per non parlare dei cittadini di paesi terzi). È stato soprattutto su questo secondo fronte che il processo di integrazione ha registrato la sua prima drammatica inversione, cioè la Brexit. Come contrastare queste tendenze disgregative? Occorre a nostro avviso una strategia ambiziosa e di alta visibilità politica e sociale. In questo capitolo illustreremo la nostra proposta: quella di istituire una “Unione Sociale Europea”. Nella prima sezione forniamo alcuni dati sulla attuale situazione in termini di spesa sociale, mettiamo in evidenza il “deficit sociale” che caratterizza oggi la UE e le ragioni che invitano il suo superamento. Nella seconda sezione illustriamo la proposta dell’Unione Sociale Europea, poggiando su alcune idee emerse nell’ultimo quinquennio. Nelle sezioni successive entriamo nel merito con alcuni approfondimenti specifici che riguardano il Pilastro Europeo del Diritti Sociali, la cittadinanza UE, il rilancio degli investimenti sociali e la possibile istituzione di uno schema.

Diritti : perché serve un’Unione sociale europea / M. Ferrera, M. Leonardi - In: Rivoluzione Europea : istituzioni, economia, diritti: quali proposte per un big bang europeo / [a cura di] Europa 21 Secolo. - [s.l] : Egea, 2019. - ISBN 9788823817265. - pp. 45-63

Diritti : perché serve un’Unione sociale europea

M. Ferrera
;
M. Leonardi
2019

Abstract

Il Trattato di Lisbona (2009) ha assegnato all’Unione obiettivi chiari e ambiziosi in campo sociale: la promozione dell’occupazione e di alti livelli di protezione, inclusione e non discriminazione, giustizia sociale, uguaglianza tra donne e uomini, solidarietà tra generazioni e diritti dei bambini (Art. 3 TUE). Coesione economica, sociale e territoriale e solidarietà tra gli Stati membri sono stati ugualmente indicati in modo esplicito. Molti osservatori hanno salutato il Trattato di Lisbona come il punto più alto del lungo processo di avvicinamento e apertura reciproca tra Stati membri, nonché la conferma del loro impegno normativo a creare una “unione sempre più stretta” e al suo interno solidale. L’avvento della crisi finanziaria e la conseguente grande recessione hanno bruscamente interrotto questa traiettoria. Le dinamiche di convergenza e gli obiettivi di condivisione hanno lasciato il posto a nuove divergenze e antagonismi, aprendo così una linea di frattura tra i paesi creditori del Nord e i paesi debitori del Sud. Sulla scia degli allargamenti a est, sono poi emerse crescenti tensioni attorno alla questione della libera circolazione: in particolare, l’accesso ai mercati del lavoro nazionali e alle prestazioni sociali da parte di altri cittadini dell’Ue (per non parlare dei cittadini di paesi terzi). È stato soprattutto su questo secondo fronte che il processo di integrazione ha registrato la sua prima drammatica inversione, cioè la Brexit. Come contrastare queste tendenze disgregative? Occorre a nostro avviso una strategia ambiziosa e di alta visibilità politica e sociale. In questo capitolo illustreremo la nostra proposta: quella di istituire una “Unione Sociale Europea”. Nella prima sezione forniamo alcuni dati sulla attuale situazione in termini di spesa sociale, mettiamo in evidenza il “deficit sociale” che caratterizza oggi la UE e le ragioni che invitano il suo superamento. Nella seconda sezione illustriamo la proposta dell’Unione Sociale Europea, poggiando su alcune idee emerse nell’ultimo quinquennio. Nelle sezioni successive entriamo nel merito con alcuni approfondimenti specifici che riguardano il Pilastro Europeo del Diritti Sociali, la cittadinanza UE, il rilancio degli investimenti sociali e la possibile istituzione di uno schema.
Settore SPS/04 - Scienza Politica
2019
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